Austria, dopo le elezioni: che fare?
Il dilemma dei popolari vittoriosi: governo coi socialisti? Con i verdi? O continuare l’alleanza col partito di Haider?
La sorpresa elettorale del 24 novembre, credo, sarà ben nota anche ai lettori e alle lettrici di Questotrentino, e non aggiungerò un altro commento alla valanga di considerazioni dei quotidiani e settimanali internazionali. Vorrei però approfondire alcuni aspetti che forse servono a chiarire almeno una parte della complicata situazione austriaca.
Evidentemente, l’elettorato ha voluto punire l’irresponsabilità dei Freiheitliche. Ma ancor più evidentemente non ha voluto scegliere un governo alternativo, rosso-verde. I popolari sono riusciti sia a raccogliere due terzi degli elettori in libera uscita dopo il suicidio del FPO che a presentarsi come il centro moderato di un governo qualsiasi. Insomma, l’Austria ha votato per la continuazione del governo a guida popolare, senza l’estremismo anti-europeo e la demagogia qualunquista del FPO.
Così, gli elettori hanno anche mandato a dire ai verdi che sì, sono simpaticissimi (con il 15 per cento nei sondaggi), ma non fino al punto di mandarli al governo coi rossi; anzi, nel ruolo di peones di un cancelliere rosso, i verdi non sono tanto graditi.
Non sarebbe lecito però parlare di una sconfitta dei verdi. Con il 9.5%, hanno guadagnato quasi due punti percentuali, cioè un quarto circa del risultato del 1999. Le grandi aspettative sono state frustrate, ma i consensi sono ad un livello che altri partiti verdi non possono nemmeno sognarsi.
Il voto verde è un voto urbano, dei ceti medi (non sono i marginalizzati, i "dannati della terra", che votano per le politiche solidaristiche, di inclusione e coesione sociale, dei quali i verdi sono portatori, ma i benestanti, che in nome della difesa della democrazia sono contrari alla "società dei due terzi"), ed è - piaccia o meno - un voto di centro-sinistra, non di sinistra-sinistra. Dati alla mano, tutte queste affermazioni si possono provare.
In tutti i capoluoghi delle 9 provincie, meno Klagenfurt, i verdi hanno sorpassato i Freiheitliche ed, ampiamente, il tetto del 10 per cento. A Innsbruck, sono arrivati al 19,67% (coi popolari al 39% e i sociademocratici al 29%), guadagnando piú del 50 per cento rispetto al ’99. Allo stesso tempo, nel Tirolo sono cresciuti soltanto dal 9,3% all‘11%. Risultati vicini al 15% anche negli altri centri urbani, e fra il 15% ed il 19% nei comuni suburbani intorno a Innsbruck. Ed un "fisiologico" 5-7% nel resto della provincia.
I verdi sono il secondo partito (quasi sempre, sorpassati per poco dai popolari, ma mai dai socialdemocratici) in seggi elettorali "tipo" del ceto medio degli impiegati, degli unversitari, dei piccoli imprenditori della "new economy". Hanno conservato il primo posto a Vienna-Neubau (7° distretto). In questi distretti urbani, arrivano facilmente al 25%, a volte sfiorando il tetto del 35%.
Sono i seggi elettorali che i politologi già descrivono come "bianco-verdi", cioè seggi dove, in passato, i popolari hanno avuto maggioranze assolute, e dove da più di un decennio perdono consensi in misura crescente, e quasi esclusivamente a favore dei verdi.
I ricercatori hanno anche analizzato la fortissima mobilità elettorale (si calcola che questa volta, più di un quarto dell’elettorato abbia scelto un partito diverso del ’99). I verdi, secondo queste ricerche, hanno scambiato qualche voto coi socialdemocratici (con un effetto netto attorno allo zero), ne hanno conquistato decine di migliaia sia da ex-non-votanti che da ex-liberali (che poi, ad occhio e croce, sarebbero in grande maggioranza ex-elettori popolari), e hanno perso, al netto, 25.000 voti finiti ai popolari (+13.000 nelle città, -38.000, in "campagna"). Questi flussi, certo, sono piccoli torrenti in paragone ai 600.000 passati dalla FPO ai popolari. Ma sono torrenti significativi, che indicano movimenti sotterranei nella società.
Ora, siamo di fronte a trattative probabilmente lunghe ed estenuanti per la formazione del governo. Schüssel ha vinto alla grande, con il suo 42 per cento, ma per ora manca una maggioranza. Una parte dei Freiheitliche sarebbe prontissima a continuare l’esperienza della coalizione, ma non si sa ancora, almeno fino al congresso dell’8 dicembre, se questa parte sarà maggioritaria o meno, e poi nessuno si azzarda a scommettere sul futuro di questo partito. I socialdemocratici avevano giurato che, nel caso in cui fossero usciti secondi, avrebbero optato per l’opposizione.
Già negli ultimi giorni della campagna elettorale, dal campo popolare (dove ovviamente hanno avuto dei sondaggi dell’ultima ora che annunciavano la valanga vittoriosa) sono partiti segnali di fumo verso i verdi; allo stesso tempo, però, il dirty campaigning (tipo "manderanno il prezzo della benzina alle stelle, chiuderanno tutti gli allevamenti di bestiame, vi faranno diventare vegetariani per forza e faranno vendere la marihuana ai tabacchai") ha raggiunto livelli inauditi.
Ora, Schüssel, incaricato dal Presidente della Repubblica ed in cerca di una maggioranza parlamentare, dichiara ufficialmente di avere tre opzioni: grande coalizione coi socialisti, alleanza bianco-verde, o continuazione della vecchia formula di governo. Il che è verissimo, almeno fin quando si parla di aritmetica.
Questo pone un problema grosso come una montagna specialmente per i verdi, un problema che ha a che fare con i movimenti "sotterranei" di cui dicevamo. Una parte dell’elettorato dice alla dirigenza dei verdi: "Chi ci ha detto che bisogna farla finita con la coalizione popolari-Freiheitliche, e che va evitata la riedizione dello stagno bianco-rosso, non si tiri indietro ora. Un no secco a trattative fra verdi e popolari equivale ad un sì ad una delle due formule aborrite. E chissà, magari un governo bianco-verde costringerebbe i popolari a ridiventare un partito cattolico-popolare... E siccome il potere logora chi non l’ha, su, coraggio, fate qualcosa con i nostri voti, andate al governo. Chi, se non voi, può rappresentare le tematiche della solidarietà sociale e dell’ambientalismo e almeno influenzare la linea del governo in questo senso?".
E non sono solo quattro gatti ex-popolari, sono le organizzazioni dell’associazionismo (dalla Caritas agli ecologisti) che più o meno apertamente premono in questa direzione.
Un’altra parte (consistente quanto la prima) invece (e anche qui, ci cono elettori ex-popolari) insiste nel ritenere che con questo partito popolare non si debba governare mai e poi mai. Se siamo di fronte ad una situazione di quasi-ingovernabilitá, tutta la colpa è di Schüssel, e lui si arrangi! E se qualcuno deve suicidarsi in nome della governabilitá, siano i socialdemocratici.
Per ora, la direzione verde ha detto un chiaro ed inequivoco ni: niente negoziati per un governo bianco-verde, almeno per ora, ma una cauta (casta?) apertura a un dialogo democratico. Poi si vedrà. C’è anche chi sussura che magari, quando i popolari si decidessero di rompere ufficialmente con i Freiheitliche, il dialogo potrebbe andare oltre. Tutti (i verdi) sono comunque d‘accordo sul fatto che il primo passo, la prima apertura spetti al cancelliere.
Ma su che cosa si farà nel caso in cui questa apertura si verifichi, davvero è buio totale. La decisione, se e quando arriverà, sarà probabilmente storica, ed in ogni caso deluderà una parte dell’elettorato verde.
No risk, no fun...