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Da Alto Adige a il Trentino?

Prospettato il cambio del nome del giornale Alto Adige. Come mai? Il fatto è che...

Sembra proprio che l’Alto Adige si appresti a cambiare testata, e a chiamarsi, nell’edizione di Trento, il Trentino. Nome più logico: è in effetti bizzarra l’intitolazione a un’altra provincia (e difatti il concorrente L’Adige, nella diuturna competizione tra le due testate, malignamente chiama l’antagonista "il quotidiano di Bolzano").

Ma Alto Adige-Corriere delle Alpi era un nome storico, il giornale laico della provincia supercattolica, critico verso l’onnipotente Democrazia Cristiana, ambientalista fin dagli anni Sessanta… Che senso ha cambiare un nome consolidato, che ha tanta storia alle spalle e che è riconosciuto ovunque in provincia?

Gianpaolo Visetti.

Abbiamo provato a parlarne con il direttore, Gianpaolo Visetti.

"Non è cambiato nulla. Non c’è niente di questo" - ci ha risposto.

Veramente a noi risulta che questa ipotesi sia stata presentata a una recentissima assemblea dei redattori…

"Non c’è un nuovo nome. Io ho presentato ai redattori un programma di lavoro. E all’interno di questo programma c’è anche un ragionamento su come ci chiamiamo, un ragionamento che va avanti dagli anni ’60, dai tempi della direzione di Luigi Mattei…"

Può dirci qualcosa su questo programma?

"Sono questioni interne."

Questa la versione pubblica del direttore.

In realtà l’Alto Adige ha un grosso problema: le vendite nella provincia di Trento, dove è stato per di più scavalcato, superato e distanziato da L’Adige (vediGiornali in guerra: chi sta vincendo?). Il sorpasso è avvenuto nel ’95 (e direttore de L’Adige allora era proprio Visetti) e da allora il trend non si è invertito: oggi L’Adige vende sulle 26.000 copie, l’Alto Adige arranca a quota 18.000.

Alcuni giorni or sono, nell’assemblea dei redattori, Visetti presenta una visione ottimistica della situazione ("Abbiamo superato le difficoltà, abbiamo stabilizzato le vendite"); questo quindi sarebbe il momento giusto per operare degli adeguamenti e puntare a un rilancio. Rilancio complessivo, di cui però nell’assemblea, nonostante alcune specifiche domande, Visetti ha illustrato il solo cambio del nome.

I problemi del giornale sono ovviamente altri. Il primo è la grafica, decisamente obsoleta: le pagine dell’Alto Adige si presentano come vecchie, incapaci di sfruttare le potenzialità della grafica computerizzata. Questo è un problema in loco irresolubile: l’Alto Adige fa infatti parte del gruppo di giornali locali che a livello nazionale fa capo a Repubblica. Ma mentre Repubblica ha un sistema grafico-editoriale di prim’ordine, quello dei giornali locali è superatissimo, implica tempi maggiori e dà un risultato scadente. L’Alto Adige, integrato in questo sistema (all’interno del quale pagine e articoli sono intercambiabili), non può innovarlo da solo; e gli altri quotidiani locali quest’esigenza la avvertono molto meno, in quanto non hanno sulla piazza, come invece succede a Trento, un giornale concorrente. Quindi l’Alto Adige è condannato al look attuale. Cui va aggiunto il ritardo tecnologico: una sola postazione Internet ed e-mail in tutta la redazione, quando invece tutti i redattori de L’Adige hanno la propria posta elettronica e connessione alla rete.

Il secondo problema, che in piazza Pasi si dibatte da anni, è il radicamento (soprattutto nella città), l’attenzione alla cronaca dei quartieri, ai fatti minuti, da molti giudicata penalizzata rispetto all’ informazione sulle istituzioni. Il cambio di nome dovrebbe significare proprio questo: una ricerca di un maggior radicamento.

Il terzo problema è la linea politica, che con il precedente direttore Barbieri era urlata e pazzoide; con Visetti è evanescente. Tranne che nei casi più clamorosi e anche più ovvi, come gli scandali in Regione, non si sa bene cosa il giornale pensi; insomma, non sembra riuscire ad essere un "intellettuale collettivo" (e forse non si pone nemmeno il problema).

Non sappiamo se sul cambio del nome sia già stata presa una decisione definitiva. Auspichiamo comunque, al di là di polemiche che possono esserci tra le nostre due testate (vedi Lo scandalo dell'Alto Adige), che il rinnovamento di Visetti abbia successo, e l’Alto Adige ritrovi vivacità e ampli la propria influenza.

L’ultima cosa di cui ha bisogno il Trentino sarebbe avere un solo quotidiano importante.