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Se Atene piange…

...Sparta si dispera. La Casa delle Libertà trentina fra goffaggini, litigate, harakiri e amenità varie.

Dalla Regione alla Provincia, fino al Comune di Rovereto, il locale centro-sinistra non scoppia di salute. Ma l’opposto schieramento, fra goffaggini, beghe interne, autolesionismi e amenità varie, sembra stare ancor peggio, nonostante l’aura sacrale effusa dal Cavaliere a velare come una foschia le magagne delle più lontane province.

Limitandoci agli ultimi 20 giorni (è la terza volta di fila che trattiamo il tema) cominciamo con un Boso che, candidatosi alla Presidenza della Lega, appare particolarmente frizzante, e nei modi che conosciamo: "Sono amato in tutta la Padania, dal Veneto al Piemonte alla Valle d’Aosta" - proclama, e prosegue con parole gentili per tutti, compresi gli alleati ("Forza Italia ormai è sullo stesso piano dei DS: sono tutti inaffidabili per l’autonomia") e il suo stesso partito (nella Lega "ci sono tanti opportunisti"), e già che c’è invita a mettere "a ferro e fuoco l’Europa-Forcolandia".

In Forza Italia, Nicola Giuliano "bacchetta" il compagno di partito Innocenzi per le critiche di filocomunismo alla Curia trentina, e sulla stessa linea si esprimono vari esponenti del partito intervistati dall’Alto Adige;ma intanto il coordinatore provinciale Rolando Bonazza insiste negli attacchi suicidi. Poi, per farsi perdonare questa concessione al buon senso, Giuliano "lancia Malossini" quale futuro leader della coalizione, incassando a sua volta il dissenso di AN e Lega. Per non restare indietro, Maurizio Perego (e con lui Giorgio Manuali) aggiunge alla già lunga lista di proscrizione il presidente del Tribunale di Trento Battista Palestra, reo di aver partecipato alla manifestazione del Palavobis, e annuncia "di aver inviato al Governo… la documentazione che attesta la presenza di Palestra fra i 40.000".

Nel frattempo, in "Azzurro Donna" (non è una marca di assorbenti, è la dépendance femminile di Forza Italia), succede il quarantotto: la coordinatrice Mara Sperlari, insofferente di quei lacciuoli burocratici così cari alla sinistra, ha spedito ai giornali fin dal mattino un comunicato (in tema di immigrazione) da votarsi durante una riunione del direttivo prevista per il pomeriggio successivo. Due componenti dell’organismo non apprezzano tale modo di intendere la deregulation e si dimettono.

I più inguaiati sono però quelli di Alleanza Nazionale. Da tempo il partito, già guidato da Claudio Taverna, è retto da un commissario, il bolzanino Giorgio Holzmann, ed alla vigilia del congresso che dovrebbe nominare il nuovo segretario si affilano i coltelli, ma di tutto si parla tranne che di programmi. Due i candidati: l’ex democristiano Marco Zenatti (appoggiato da Holzmann) e il duro, poco post e molto fascista, Cristano De Eccher.

Taverna, fuori dai giochi, organizza comunque un incontro dei suoi fedeli alla Sala della Regione: un giorno "dell’orgoglio e del riscatto" che vede riunirsi 250 persone e che lascia presagire ai commentatori un suo distacco dal partito in vista di una lista civica alle prossime regionali..

Quanto ai due candidati, Zenatti, sostenuto dai roveretani in quanto roveretano, non dice nulla, mentre De Eccher "punta tutto sui valori (trascendenza, stato etico, onore, famiglia)"; e propone: "Torniamo a organizzare manifestazioni di massa, come quelle che dovevamo fare l’anno scorso contro la giornata dell’orgoglio gay".

Ma poi il vero tema di dibattito è meno sublime: e qui si va dalle tessere intestate a defunti denunciate da De Eccher (ma non si vota per delega! - gli ribatte Holzmann) fino al quesito fondamentale: dove mettiamo i seggi per l’elezione del nuovo segretario? A Trento, certo, dove si terrà il congresso, ma gli altri tre seggi? A Rovereto e a Riva, tutti d’accordo. Ma il quarto? A Cles o a Storo? De Eccher vuole Storo (dove il partito è sulle sue posizioni), mentre a Cles "le tessere sono controllate da Mario Stablum, confluito nel correntone Zenatti-Holzmann" - spiega il giornale.

Queste le ragioni vere del contrasto, ma le motivazioni addotte dai contendenti sono evidentemente meno personali: A Cles - dice De Eccher - ci sono appena 30 iscritti, mentre a Storo sono 100: il seggio vada a Storo. Holzmann, compagno di corrente di Zenatti, obietta: sì, a Cles sono 30, ma nella vicina Coredo ne abbiamo più del doppio. De Eccher allora fa i conti precisi: gli iscritti ad AN sono 28 a Cles e 48 a Coredo, per un totale di 76. A Storo invece sono 94, più i 33 di Castel Condino, i 40 di Tione e i 45 di Pinzolo. Totale, 212. E minaccia di ritirare la propria candidatura se il seggio sarà messo a Cles. E così è, e De Eccher si ritira. Insomma, a quanto se ne sa mentre scriviamo, Alleanza Nazionale, dilaniata da polemiche dove le ragioni politiche - se ci sono - sono ben nascoste dai protagonisti, si presenterà al congresso a suo modo unita sotto un’unica candidatura.

A riconciliarci con la politica c’è per fortuna la fin qui ondivaga Caterina Dominici, che finalmente ha deciso: "Cambia nome e lascia Domenico Fedel: il suo gruppo consigliare (di cui fa parte solo lei) da ieri non si chiama più Autonomia Integrale, bensì Autonomia Popolare". "Nessuna rottura sul piano personale - ci rassicura comunque l’assessora regionale alla cooperazione - è solo che sono cresciuta e penso di aver acquisito una mia dimensione".