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Il Presidente e l’autonomia

Come Ciampi ha saputo interloquire positivamente con la crisi del Trentino (con le contraddizioni del centro-sinistra) e del Sudtirolo (adagiato in una beata siesta).

La visita di Carlo Azeglio Ciampi in Regione ha confermato che il popolo trentino-sudtirolese ama la Repubblica ed il suo presidente. Si è trattato di una conferma, poiché ben ricordiamo che il 2 giugno del 1946 nel referendum istituzionale la più alta percentuale di voti per la Repubblica fu espressa per l’appunto nella nostra Regione. In Ciampi poi, come già in Pertini che assiduamente frequentava le nostre valli, si riassumono magnificamente quei valori- l’antifascismo e la laicità, la passione civile e l’adamantino disinteresse personale - che costituiscono le preclare virtù dell’uomo di stato. In lui l’elevato profilo tecnico-culturale si accompagna alla attitudine rara di stabilire semplici e immediati rapporti con chiunque l’avvicini, offrendo a tutti senza ostentazione la suggestiva percezione di una spontanea affinità. Per una volta credo si possa dire che la solennità della liturgia ufficiale ha trovato un autentico riscontro nel sentimento popolare.

Ma questo stesso popolo ama anche la sua autonomia. Il Presidente lo sapeva e non solo ha rispettato questo sentimento, ma lo ha incoraggiato.

Addirittura ne ha prospettato gli sviluppi, auspicandone la crescita creativa nel più ampio orizzonte della nuova Europa.

Quest’ultimo appello a me sembra particolarmente appropriato. Infatti l’autonomia sta rischiando di diventare un feticcio privo di contenuti reali. Parliamoci chiaro, l’autonomia è un po’ come il coraggio di don Abbondio: a chi non ce l’ha nessuno gliela può dare! Ci possono essere leggi, Statuti, norme di attuazione, insomma poteri, uffici, personale, risorse in abbondanza, ma se i ceti dirigenti, le forze politiche, le persone chiamate a gestire tutto ciò non dispongono della fantasia, del coraggio, in una parola della autonoma creatività necessaria per fecondare questa imponente massa di potenzialità, l’autonomia resta sterile. E’ ormai da tempo, sia in Trentino che in Sudtirolo, che l’autonomia ristagna. E non per colpa dello Stato.

A Trento il centro-sinistra è impacciato per sue interne contraddizioni e per l’ostruzionismo della destra. A Bolzano il partito dominante, la SVP, è indugiato in una sorta di beata siesta dopo l’abbuffata di competenze, e sembra inerte innanzi agli stimoli che pure salgono dalle parti più vitali della società a superare alcuni assetti che hanno fatto il loro tempo. Per entrambe le realtà provinciali l’incitamento del Presidente mi è parso perfettamente pertinente: l’autonomia l’avete, usatela in modo creativo!

Giacché i nostri problemi li dobbiamo risolvere anzitutto noi stessi.

Equi balza in tutta evidenza la volgarità dello sgarbo compiuto, poco prima della visita presidenziale, dai ministri e sottosegretari della destra nei confronti della nostra autonomia. Non sono rimasto sorpreso per il ministro La Loggia, del quale so poco, ma quel poco che so mi basta per valutarne lo spessore politico-culturale. Uno che a Bolzano si ostina a chiamare la Südtiroler Volkspartei Partito Popolare Altoatesino, ancora ai nostri tempi, si qualifica da solo. Mi ha sorpreso invece il ministro Frattini, non solo perché in passato ha frequentato la zona, ma perché è persona che non viene dall’azienda del capo, né ha succhiato il latte di Bossi, né ha trascorsi fascisti, insomma ha una biografia personale rispettabile e, fra tutti, sembra essere il più perbenino della compagnia.

Ciononostante anch’egli ha ceduto alla tentazione di voler venire da Roma ad insegnarci ciò che dobbiamo fare. Frequentando certe compagnie….

Censimento, toponimi, il passaggio dalla coesistenza pacifica alla convivenza, sono problemi veri e che sono ben noti. Ma il modo in cui si pongono è decisivo per la loro soluzione. Non sarà mai la tutela dello Stato a favorirne il superamento. Non avere capito questa semplice elementare verità, fino al punto di avere sdegnato la legittima rappresentanza dell’Autonomia, dimostra quanto la destra sia indegna di governare questa Repubblica.

Sicuramente questa Regione e le Provincie che la formano.