L’emozione della musica
Per due giorni Bolzano è stata la capitale della musica, e per i bolzanini, a digiuno da mezzo secolo, è stato un avvenimento indimenticabile.
All’inizio lentamente, poi con rapidi lanci di mani esperte, trecento rose arancioni cadono sul palco del Nuovo Teatro Comunale. La sala è tutta in piedi, il battito di mani anche l’espressione di un’emozione troppo a lungo contenuta.
Non c’era eleganza esibizionista giovedì sera. Mancavano i politici e i personaggi della mondanità obbligata. La stragrande maggioranza del pubblico era composta di amanti della musica, venuti anche da Innsbruck e da Vienna, e che hanno fatto dare il "tutto esaurito" da mesi. Un pubblico esperto ed attento, appassionato e infine commosso per quanto aveva vissuto.
Claudio Abbado ha fatto del suo Simon Boccanegra la vera inaugurazione del Teatro Comunale di Bolzano, in sostituzione del teatro di impostazione ottocentesca, distrutto nel 1944 e mai più ricostruito. Tutto, compresa la brutta torre del Museo Civico, e alcune speciali istituzioni di diritto, è stato riportato a prima delle distruzioni della guerra e del fascismo, ma per il teatro non vi era solo disinteresse, bensì aperta ostilità.
Gli amanti dell’opera dovevano viaggiare, o per conto loro, o con la benemerita associazione degli Amanti della Lirica. Oppure, come un professore di mia conoscenza, sostituire l’occhio all’orecchio: ricordo di averlo incontrato, mentre, con lo spartito della "Norma" sotto il braccio, se ne andava a passare due ore sul Prati del Talvera leggendo note e sognando un’esecuzione. Chi scrive ricorda le tante sere nella piccionaia dell’Opera di Vienna, con un würstel nello stomaco a vedere "Boheme", "Le nozze di Figaro", e tutto il resto (i soldi non bastavano per biglietto e cena, ma i würstel dello Standl della Kärtnerstrasse erano sufficientemente indigesti da ingannare la fame della gioventù).
Ora, chi è sufficientemente vecchio, ha potuto ricordare le Sonnambule e i Rigoletti degli anni Trenta. Senza rimpianto.
Simon Boccanegra" è una delle opere meno rappresentate e più belle di Verdi. Le altre sono diventate famose per le loro arie e romanze orecchiabili. Qui la musica è meno orecchiabile, ma bellissima, più contenuta, come il testo che non si adatta alla facile moralità esteriore, come la "Traviata" o alle tragedie di potere e passione come "Otello" o la "Tosca". Impegno per la pace fra le fazioni che dividono il popolo di Genova, l’amore che trionfa e il ripensamento e la riappacificazione fra nemici: si tratta di temi che non si trovano nelle altre opere di Verdi. Anche lo svolgimento è meno incredibile dei libretti usuali, più moderno, sembra, e ciò deriva probabilmente dalla maturità. La ripresa del Simon si può dire in qualche modo merito di Claudio Abbado, che l’ha eseguito per la prima volta nel 1971 con la regia di Giorgio Strehler, e sempre ripreso nel tempo.
Straordinario - ha scritto Mateo Taibon, un giovane, ma molto preparato critico musicale, sulla TAZ di Bolzano. In qualche modo lo spettatore aveva l’impressione di essere incalzato, di non avere respiro. Per questo, alla conclusione, l’applauso, ritardato da un finale pianissimo, scoppia a liberare l’emozione incontenibile e inespressa nel corso delle ore.
Nel dopoteatro, i giovani Amici di Claudio Abbado si stringono al Maestro, ritornato dopo grave malattia, affettuosamente, lui distratto ai saluti delle poche autorità politiche e attento ai suoi giovani. La scelta dell’essenziale. La Mahler Chamber Orchestra è essa stessa il risultato maturo di un impegno per le nuove generazioni di musicisti.
La sera dopo, per un’incredibile coincidenza a Bolzano, ma non solo, Zubin Metha dirige all’Auditorium Haydn il Concerto in mi min. op. 64 di Mendelssohn e la sinfonia "Il Titano" di Mahler. Poco pubblicizzato, perché ad inviti, questo secondo evento passa quasi in secondo piano. Ma per due giorni Bolzano è stata la capitale della musica, e per i bolzanini, a digiuno da mezzo secolo, è stato un avvenimento che non dimenticheranno mai.