Uccellagione fuori legge
La Corte di Giustizia delle Comunità Europee di Lussemburgo, con sentenza del 17 maggio 2001, ha condannato il Governo italiano per aver consentito la cattura con le reti e la detenzione di tre specie di piccoli uccelli (passero, passera mattugia e storno) protetti dalla direttiva n.79/409/CEE. Nel 1999, infatti, la Commissione europea aveva presentato un ricorso contro la legge italiana sulla caccia n.157 del 1992 che consente l’uccellagione di ben dieci specie di uccelli, tra cui le tre protette dall’UE.
A causa della politica filovenatoria delle regioni, che a seguito delle nefaste scelte federaliste hanno pieni poteri sulla caccia, il nostro Paese aveva già accumulato ben tre condanne della Corte di Giustizia europea: una volta nel 1987 e due volte nel 1991. La liberalizzazione selvaggia della caccia operata in varie regioni ha trasformato l’Italia nella terra dei massacri degli uccelli migratori europei. Nel 1998, solo in Toscana, sono stati sterminati "per sport" almeno 130.000 passerotti. Nel solo 1999, inoltre, secondo i dati forniti da cinque regioni (Marche, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto) sono finiti nella gabbiette dei cacciatori ben 51.722 uccelli appartenenti a sette specie (allodole, merli, colombacci, tordi bottacci e sasselli, cesene, pavoncelle); la "maglia nera" spetta al Veneto, che ha autorizzato l’uccellagione di più di 20.000 uccelli!
Con la sentenza della Corte di Lussemburgo, quindi, in Italia dovrà definitivamente sparire la medievale e barbara pratica dell’uccellagione (cattura di uccelli con le reti) e l’ignobile uso degli stessi come richiami, esche vive imprigionate in minuscole gabbiette per attirare gli esemplari selvatici. Stop anche alle "deroghe" per passeri, fringuelli e storni: le regioni non potranno più inserirli nei calendari venatori.
Con questa sentenza viene sconfitta l’arroganza "calibro 12" di tante regioni troppo servili nei confronti di cacciatori ed armieri, che in questi anni hanno adottato calendari venatori, leggine e decreti di forsennata estensione della caccia, dei periodi venatori, delle zone, delle modalità e delle specie cacciabili, autorizzando la fucilazione di milioni di animali in palese violazione delle direttive comunitarie e della stessa legge statale sulla caccia n.157 del 1992.
Secondo la LAV, quindi, fanno più danni le Regioni italiane, con la loro politica estremista filocaccia, piuttosto che i fucili automatici degli 800.000 cacciatori. Dietro il federalismo si maschera la volontà di demolire le normative statali e comunitarie sulla tutela della fauna per legalizzare un massacro di 100 milioni di animali.