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QT n. 10, 19 maggio 2001 Servizi

Come bonificare un’area?Industrializzandola?

Pro e contro nella proposta dell’assessore Berasi di una fabbrica per lo smaltimento di rifiuti tossici nell’area dei Lavini.

L’assessore provinciale al l’ambiente Iva Berasi gioca un altro pezzo sostanziale di credibilità del partito dei Verdi con il forte patronaggio con cui sostiene l’isediamento di un centro di trattamento di rifiuti industriali in località Lastiela, a sud di Rovereto.

La zona dei Lavini di Arco.

La Giunta provinciale trentina non sembra avere messo la questione ambientale al primo posto della propria agenda politica, visto il sostegno pubblico agli impianti in Val Jumela e la riduzione ai minimi termini dell’Ufficio di Valutazione Impatto Ambientale. Logico quindi che agli abitanti della frazione di Marco appaia un po’ sospetto il progetto di un nuovo insediamento nell’area dei Lavini, pur motivato con finalità di recupero ambientale.

Sul Piano Regolatore di Rovereto, la ex-cava Lastiela (nella zona dei Lavini) è destinata ad utilizzo pubblico, ma attualmente essa è occupata da un enorme montagna di detriti. Si tratta di silicato bicalcico, un residuo della lavorazione del magnesio, che fino a dieci anni fa da Bolzano veniva scaricato proprio qui, a ridosso di Marco.

Il danno ambientale è stato enorme. Il silicato bicalcico ha provocato infiltrazioni di ammoniaca nel terreno circostante: qualcuno dice che ha raggiunto la falda acquifera, di certo ha imputridito l’acqua del vicino biotopo dei Lavini.

La zona è da bonificare, e questo è stato recepito nei documenti del Piano Comprensoriale. La speranza degli abitanti di Marco è lo sviluppo di verde pubblico e la valorizzazione del vicino biotopo dei Lavini, uno spazio naturale davvero affascinante.

D’accordo bonificare, ma il costo? La prima alternativa è: si paga una ditta che arriva, carica tutto sui camion e si porta il silicato nei propri stabilimenti, dove lo utilizzerà per produrre qualche materiale inerte. Il costo non è banale, qualcuno dice 700 milioni, ma altri dicono che si può arrivare a 300. Molto, ma quasi una goccia nel bilancio della Provincia, dove spesso sembra che il problema sia trovare nuove idee per spenderli, questi benedetti soldi dell’autonomia.

L’alternativa che viene sostenuta dall’assessorato al l’Ambiente è un po’ diversa: ci si accorda con una ditta che arriva, insedia un impianto industriale a ridosso di questa montagna di silicato (su territorio comunale), tratta questo materiale e, quando ha finito, sbaracca tutto e va via.

L’idea ha i suoi lati positivi. Invece di spendere X milioni per pulire l’area, la Provincia - più precisamente il Comune di Rovereto - si trova a riscuotere le tasse dalla nuova impresa. Niente di stratosferico, si prevedono 60 milioni annui per l’uso di strade e servizi municipali, però se fossimo in una regione non a statuto speciale, sono calcoli che vanno fatti.

Per quanti anni? Si prevede un contratto di sei anni rinnovabili per altri sei. Se ci fossero dei meccanismi che garantiscano gli abitanti di Marco che questo insediamento non è il preludio a una nuova industrializzazione, si tratterebbe di un sacrificio che potrebbe meritare la pena.

Il processo produttivo non viene considerato pericoloso: si sviluppa a freddo, quindi non sono previste emissioni di fumi. L’unico danno ambientale è rappresentata dall’emissione di polveri, ma la compagnia, la Agavi srl con sede a Padova, garantisce che prenderà tutti i mezzi per impedirlo. Tuttavia il pre-contratto che gira tra gli addetti ai lavori non prevede nessuna clausula di revoca della concessione nel caso in cui le polveri emesse superino una determinata soglia. Ovvio che gli abitanti di Marco siano preoccupati. Infine: il numero di addetti per la fabbrica non è grande, si parla di 6/8 addetti.

Altra ragione di preoccupazione è il fatto che il contratto preveda che sia la Provincia a decidere la destinazione dell’area alla fine del periodo di convenzione. Cioè: non c’è nessuna certezza oggi che tra 12 anni al più tardi l’area sia una splendida distesa fiorita. Potrebbe benissimo accadere che la futura Giunta preferisca utilizzare l’impianto per diverse lavorazioni, o addirittura favorire ulteriori insediamenti nella zona.

Non è un'ipotesi peregrina: l’area limitrofa della ex-polveriera sembra essere abbastanza interessante al riguardo. Bene: l’assessore Berasi si renderà sicuramente conto di questo e stupisce che non abbia ideato un meccanismo che trasferisca la decisione futura sulla comunità di Marco, visto che questa per diversi anni ne dovrà subire i costi ambientali, e che non abbia pensato un meccanismo "blindato" di sviluppo dell’attuale biotopo, che impedisca la possibilità di nuovi insediamenti.

Ricordiamo che l’assessore Berasi fa parte del partito dei Verdi. Visti i risultati elettorali, sarebbe opportuno che riprendesse a fare bene le cose più semplici: cioè difendere l’ambiente.

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