Verdi seppellito due volte
Quale enorme sfoggio di mezzi, quale incredibile impegno! L’orchestra Haydn torna al teatro del centro S.Chiara per sfruttarne appieno la capienza.
Ciononostante si è costretti, comunque, a sacrificare le prime file per fare posto a ben tre cori: coro "Castelbarco" di Avio (dir. L. Azzolini), coro "I musici cantori di Trento" (dir. S. Filippi), e coro "Landestheater-Innsbruck"; due orchestre Haydn e Tyroler Symphonieorchester Innsbruck; e gli immancabili quattro solisti: il soprano Francesca Scaini, il mezzosoprano Andrea Edini Ulbrich, il tenore Mario Carrara, il basso Peter Daaliysky. Il direttore Georg Schmöhe è riuscito in ogni momento a dominare un insieme tanto numeroso di esecutori.
Drammatico e bello, al punto da sconvolgere, il Requiem di Giuseppe Verdi ha potuto contare su un numerosissimo pubblico ed è stato degnamente interpretato.
Purtroppo però, più forte della musica, più evidente del solenne ritratto del compositore, appeso alla parete di fondo, più scenografico dell’occhio di bue, che ha illuminato alla fine del Requiem il ritratto, lasciando il resto del palco nel buio totale, quello che ricorderò, nel futuro, della serata, sarà un fastidiosissimo ronzio durato per tutto il concerto. Per due ore, ogni volta che la partitura richiedeva meno potenza da parte dell’orchestra, ogni volta che un solista intonava solitario, il sibilo ostinato fungeva da accompagnamento non richiesto.
Tentando in ogni modo di respingerlo e concentrandomi su ciò che veniva suonato e cantato, non sono riuscita a fare altro che procurarmi un intenso mal di testa.