Dieci anni di Rus’
I dieci anni di vita di una benemerita associazione che tiene viva la cultura russa. Per i russi emigrati a Merano fin dai tempi della Rivoluzione. Ma anche per i sudtirolesi.
Una piccola folla era riunita in gran silenzio (salvo qualche pianto di bambino) nella sala sottostante alla chiesa russo-ortodossa di Merano. Nel pomeriggio di sabato 17 febbraio un concerto di chitarra classica di un giovanissimo russo, Aleksandr Mironov, che oggi vive a Firenze, con musiche di Bach, Sor, Legnani, Vysotskij, Orechov e altri, celebrava il decennale di una piccola associazione di amici della cultura russa. Rus’ è il nome dell’associazione, formata da pochi componenti, ma attiva come poche anche in una provincia che ha come sua caratteristica la quasi impossibilità di vivere da individuo, e di prevedere la partecipazione alla vita collettiva, dallo sport alla cultura, al sociale, quasi esclusivamente attraverso l’iscrizione ad una delle numerosissime associazioni esistenti.
Alla fine del concerto, nel rinfresco a base di the dal samovar, vodka, e dolci russi, si sentiva parlare poco italiano, poco tedesco e molto russo.
Rus’ esiste dal 1991, e la sua anima è la sua presidente, Bianca Marabini Zoeggeler, che può dirsi oggi a ragione orgogliosa dei frutti del suo instancabile impegno e della apertura mentale che ha saputo imprimere a questa originale iniziativa.
Perché tante lodi?
Sono dovute al ruolo che Rus’ svolge oggi, un esempio di come la valorizzazione della cultura originaria possa diventare da un lato uno strumento di integrazione sociale e dall’altro di arricchimento culturale per tutti, mentre in genere si è disposti a valorizzare culture specifiche, purché rimangano rigidamente nel loro ambito di conservazione e tutela.
Rus’ era nata dall’incontro degli ultimi vecchi russi di Merano, in maggioranza nobili o artisti scampati alla rivoluzione comunista, e alcune persone di origine russa o a conoscenza della lingua, cui si aggiunsero persone che anche sull’onda della politica della "glasnost" del presidente Gorbacev avevano cominciato a studiare russo. L’associazione raccolse l’eredità spirituale della Fondazione Borodine, istituita negli ultimi decenni dell’Ottocento da un gruppo di nobili russi, per permettere a coloro che non avevano sufficiente denaro di curarsi a Merano, destinazione di malati di petto in cerca di un clima mite.
Negli anni dopo la rivoluzione e dopo la prima guerra mondiale, la Fondazione dovette occuparsi dei molti profughi, e sia pure fra equivoci e difficoltà rimase viva per tutto il secolo. Il disinteresse e la burocrazia ottusa delle istituzioni fece sì che le proprietà della Fondazione venissero degradate e depredate, dall’ospizio alla chiesa tutto andò in rovina. Negli ultimi anni, l’instancabile impegno di Bianca Marabini Zoeggeler nel far conoscere e nel chiedere alle istituzioni di fare il loro dovere nella tutela di questo pezzo significativo di patrimonio culturale locale, ha portato i suoi frutti.
Il primo successo fu la riapertura, cui seguì il restauro, della chiesa ortodossa, chiusa da più di vent’anni.
Chi scrive ci era entrata con una telecamera per realizzare un documentario nel 1987, proprio con la collaborazione di Bianca, e ancora è fresco il ricordo dell’emozione provata da tutta la troupe in un lavoro che si temeva essere solo la raccolta di una testimonianza di qualcosa di destinato a sparire. E una grande emozione c’era anche nella chiesa, dieci anni fa, quando la prima messa fu celebrata dal patriarca di Nizza, invitato apposta a Bolzano, per le complicate gerarchie della chiesa ortodossa, anche se la stragrande maggioranza dei convenuti non erano religiosi e o comunque non di quel rito. La chiesa era stata ripulita dai soci, o meglio dalle socie dell’associazione e riempita di fiori per nascondere il disastro. Dal tetto pioveva e le preziose decorazioni erano state in parte irrimediabilmente rovinate. Ma i canti del rito ortodosso furono un segnale di riscossa.
Le esperte di Rus’, Marina Masche e Roberta Smolei, insieme alla stessa presidente, rimisero in ordine i libri trovati abbandonati nella chiesa, e oggi è possibile consultare una piccola preziosa biblioteca, sulla quale continua il lavoro, affidato ora ufficialmente a Rus’, insieme alle visite guidate alla chiesa, da un comune di Merano divenuto più sensibile alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale della città del Passirio.
Su iniziativa di Rus’ sono state fatte in dieci anni ben cento iniziative nei più diversi campi: musica, letteratura, teatro, danza, cucina, religione. Alcune sono di grande respiro, come la mostra sulla figlia dello scrittore Dostojevskij, vissuta e morta a Bolzano, che ha dato luogo ad un rapporto vivo con università e centri culturali russi. Molti concerti hanno costituito eventi e sono stati pubblicati due libri, e realizzato un CD. Cori anche di grandi dimensioni, concerti nel capoluogo e in provincia di musicisti russi o di provenienza russa hanno fatto conoscere componenti significative della nostra società e dell’immigrazione russa e della cultura e dell’arte di un paese sconvolto e cambiato dagli avvenimenti degli ultimi dieci anni.
Le conferenze e i corsi hanno toccato soprattutto la letteratura e la poesia, ma in collaborazione con un ristorante bolzanino si è fatta anche una "settimana gastronomica russa". Straordinaria è stata la partecipazione ai festeggiamenti dei cent’anni del teatro Puccini di Merano della famosa attrice Ludmilla Lissiukova, che darà luogo in futuro a nuovi rapporti con il teatro di Smolensk.
La conoscenza della lingua russa ha permesso anche un ruolo di mediazione culturale nel rapporto fra ospitanti e bambini di Chernobyl che ogni anno trascorrono alcune settimane presso famiglie bolzanine.
Quindi il ruolo dell’associazione non si ferma a quello di una testimonianza culturale. E lo dimostra il fatto che alle iniziative dell’associazione partecipano molti russi immigrati di recente, che nelle loro diversità attentamente difese, trovano in queste occasioni un punto di riferimento per l’incontro, e per costruire una presenza consapevole del proprio valore culturale e umano.
Questo spiega le molte lodi. Con una totale indipendenza dalla politica, in lotta contro le burocrazie istituzionali, Rus’ e la sua appassionata presidente possono davvero essere certi di avere dato alla società sudtirolese un contributo buono, un esempio di come prendendo sul serio i contenuti di una presenza culturale si possa lavorare insieme per arricchire la casa comune di un sapore nuovo.