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Un altro pezzo di Trentino perso per sempre

Frenez Marco

Il parere favorevole che il Comitato provinciale per l’ambiente ha dato al progetto per il collegamento stradale tra Trento Nord e la Rocchetta (a larga maggioranza essendo il solo voto contrario quello del sottoscritto, rappresentante delle associazioni ambientaliste), decreta la scomparsa di una parte di territorio trentino importantissima sotto il profilo ambientale e quindi di interesse per tutta la comunità.

Può sembrare strano che un lembo della valle dell’Adige, compreso tra alcuni dei suoi centri maggiori e quindi gravato da un’alta pressione antropica, susciti l’interesse di chi si occupa di salvaguardia dell’ambiente. In realtà tutta la fascia ovest della vallata compresa tra il Ponte dei Vodi a sud e la Rupe di Mezzolombardo a nord è praticamente priva di centri abitati (con la sola eccezione di Zambana Vecchia, limitata nella sua espansione dalla ben nota frana), per una lunghezza di circa sette km. e una larghezza variabile fino ad uno. In essa si trovano elementi di grande valore ambientale, come il tratto finale del Noce e un tratto dell’Adige fino alla confluenza in esso dell’Avisio, che danno luogo a una sequenza di ambienti che per la loro valenza sono stati individuati come biotopi e possibile parco fluviale anche dagli strumenti di pianificazione urbanistica.

Oltre a questo riconoscimento ufficiale c’è la realtà dei luoghi che parla da sola a chi la frequenti o se ne interessi: avifauna che trova qui una delle poche aree adatte lungo l’intera asta dell’Adige, selvaggina come il camoscio che scende dalla Paganella fino al fondovalle o gli orsi di recente reintroduzione che frequentano indisturbati le pendici a ridosso dell’area. Ma soprattutto è il potenziale collegamento tra l’ambiente del Trentino orientale e quello occidentale che trova qui uno dei rarissimi passaggi disponibili: il corso dell’Avisio, riconosciuto come corridoio faunistico importante per l’intero arco alpino centro-orientale, sfocia in prossimità dell’unico punto percorribile e senza infrastrutture tra le pareti rocciose ad ovest di questo tratto di valle, con una potenziale prosecuzione verso il Gruppo del Brenta attraverso la Val Manara e Fai oppure verso la Valle dei Laghi dal Soprassasso e Lamar.

Tra poco questo scenario sarà irrimediabilmente cancellato dalla realizzazione del collegamento Trento-Mezzolombardo. Esso, com’è noto, sarà costituito da un tronco stradale che unirà le due nuove circonvallazioni di Lavis e Mezzolombardo. Non sono queste ultime che destano particolare preoccupazione, ché anzi risolveranno in parte i problemi di traffico che affliggono da troppo tempo questi due centri abitati; il loro impatto sull’ambiente sarà certo pesante, ma opportuni perfezionamenti progettuali, tecnicamente possibili, permetteranno di contenerlo al minimo, considerando anche che andranno ad inserirsi in aree già compromesse da pesanti interventi, come alcune caotiche zone industriali. E’ il nuovo tronco stradale di collegamento quello che annienterà le qualità ambientali dell’area sopra descritta!

Partendo a ridosso dell’area di servizio autostradale Paganella punterà decisamente verso l’Adige, l’attraverserà in corrispondenza di un’ampia fascia golenale per raggiungere subito il Noce alla sua foce e costeggiarlo esattamente in sommità dell’argine sinistro fino alla Rupe. Il corridoio faunistico citato verrà interrotto, aree delicate dal punto di vista idraulico come la foce del Noce verranno occupate da manufatti, fasce arginali verranno trasformate in scarpate stradali e un importante biotopo verrà sovrapassato da un ponte.

Non c’erano alternative? Sì, ma non si è voluto esaminarle in sede di studio di impatto ambientale, eliminando così l’indispensabile confronto tra ipotesi diverse su cui si dovrebbe basare la valutazione. Tra le possibili mi preme sottolineare quella che sfrutta al massimo la viabilità esistente o ad essa si accosta: utilizzando il ponte della Rupe e la S.P. 90 fino a raggiungere l’autostrada in prossimità di Nave S.Rocco, segue il tracciato di quest’ultima fino all’area Paganella, dove incontra la circonvallazione di Lavis. In tal modo le fasce di disturbo e inquinamento si sovrappongono o accostano a quelle già esistenti e non viene alterata l’asta finale del Noce. E questa è solo una delle possibili alternative.

Esistevano quindi concrete soluzioni diverse, considerato anche che la stessa istruttoria di valutazione di impatto ambientale arrivava, con autonomo percorso di analisi, ad ipotesi analoghe a quella sopra descritta. Ma i membri del Comitato provinciale per l’ambiente rappresentano in gran parte i vari Servizi provinciali e quindi non è realisticamente pensabile che un progetto, elaborato da un "Progetto Speciale Viabilità" della Provincia venga smentito da altri Servizi, i quali hanno collaborato con le proprie competenze alla sua stesura.

Non si deve quindi, a mio parere, addossare come al solito tutta la responsabilità a chi compie l’ultimo passo: esso è quasi inevitabile quando il percorso è stato condizionato fin dall’inizio. E in questo caso, come spesso avviene, l’impostazione errata è nella pianificazione: con quale logica si sovrappongono nella Variante PUP 2000 un collegamento viario fondamentale e un parco fluviale, al cui interno gli interventi "dovranno conformarsi a criteri di conservazione, recupero naturalistico e valorizzazione ambientale"?

Per finire vorrei fare una considerazione che può essere estesa a moltissime altre opere stradali di importanza anche nazionale: ci si fa un vanto di essere finalmente ai passaggi finali per la realizzazione dell’opera e per questo essa viene definita "cantierabile".

Cosa significa questo termine? In pratica che mancano le ultime approvazioni, quella ambientale compresa, se non addirittura le previsioni urbanistiche, ma il progetto è definito fin nei minimi dettagli e c’è il finanziamento, tanto che l’opera potrebbe essere subito appaltata. Questa impostazione non tiene in considerazione né la pianificazione né gli studi ambientali che potrebbero portare ad altre soluzioni. Anche esaminando questo progetto, preliminare, si è avuta la sensazione di essere di fronte alla fase definitiva e che ogni dibattito fosse fine a se stesso. Evidentemente le procedure di valutazione di impatto ambientale necessitano di un aggiornamento, ad oltre vent’anni dalla loro nascita, ma soprattutto le scelte politiche dovrebbero essere più rispettose dell’ambiente, considerato che la sua salvaguardia fa parte di tutti i programmi elettorali, puntualmente disattesi nella pratica quotidiana dalla quasi totalità degli schieramenti.

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