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QT n. 22, 9 dicembre 2000 Monitor

I ciliegi sul ring: che giardino meraviglioso

Il Teatro Stabile di Bolzano festeggia in grande stile i suoi primi 50 anni, portando in scena "Il giardino dei ciliegi" di Cechov. Questo capolavoro è del 1904, ed ha aperto la drammaturgia russa del Novecento: racconta della vendita all’asta di un giardino di ciliegi da parte di una prestigiosa famiglia sull’orlo del fallimento. Il giardino passerà nelle mani di un nuovo ricco, che lo abbatterà per lasciare posto alle sue speculazioni edilizie. Metafora di passato splendore, vitalità e felicità, il giardino di Cechov rappresenta la perdità di questi valori ed il clima di decadenza e di disorientamento insiti nel passaggio da un epoca all’altra. In tal senso, ma non solo, "Il giardino dei ciliegi" è un testo ancora attuale, soprattutto se restituito in forma quasi astratta come nella versione proposta dallo Stabile di Bolzano.

Il regista Marco Bernardi ha optato per una messinscena davvero insolita per Cechov: su una piattaforma quadrata di colore bianco, che richiama immediatamente un ring, egli ha fatto "combattere" i vari personaggi del dramma. Questo quadrato è la sintesi, o meglio, un pallido ritaglio di ciò che rimane del glorioso giardino, su cui, di volta in volta, si avvicendano i protagonisti. In questo modo le scene risaltano e vengono messe per bene a fuoco, mentre il dramma acquista un ritmo incalzante. L’idea inoltre dell’allestimento "combattuto" amplifica la conflittualità e le tensioni proprie della varia umanità di Cechov, costantemente alla ricerca di se stessa.

In definitiva, tutti questi aspetti rendono la rappresentazione ancora più avvincente ed accattivante. Molto forte il finale, scandito da inquietanti colpi d’ascia che evocano l’abbattimento del giardino, proprio quando gli aristocratici russi, decaduti, si accomiatano per recarsi a Parigi. E questo alludeva, a nostro avviso, al macabro richiamo al patibolo, che 110 anni prima, sulla Place de la Révolution, funzionava a pieno regime.

A fronte di un allestimento astratto, la compagnia dello Stabile ha mantenuto una recitazione tradizionale, molto pulita, ed ogni attore ha dato prova di un giusto equilibrio interpretativo. Fra tutti Patrizia Milani ha impersonato in modo assolutamente convincente le varie facce di Ljubov Andreevna, donna ammaliatrice, frivola ma anche intimamente tormentata da scrupoli e sensi di colpa.

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