E anche a Trento arrivò il giorno della Jumela
Nuovo Prg di Trento: il sindaco Pacher deve fare i conti con il partito della speculazione, molto ben rappresentato nella Margherita. Finora a Dellai, Pacher ha sempre detto di sì; ma ora, se continua...
L’Italcementi, dismesso il complesso di Piedicastello, si appresta a porre in vendita il terreno. Situato a ridosso dell’antico sobborgo, oltre il fiume ma a due passi dal centro di Trento, in una posizione di massima visibilità (da tangenziale, ferrovia, autostrada) e quindi di grande prestigio. Il primo interlocutore è l’ente pubblico; ma il sindaco Pacher, inopinatamente si defila: "A noi l’area non interessa". Come mai?
La storia recente della configurazione urbana di Trento è costellata di analoghi episodi. Con l’ente pubblico che, quando potrebbe ottenerla per una certa cifra, non ritiene di suo interesse un’area; ma che poi, quando sulla stessa hanno costruito impresari/speculatori, acquista gli immobili – diventati "imprescindibili" "in posizione strategica" a prezzi dieci volte superiori.
L’elenco è impressionante. Nei primi anni ’80 l’allora assessore all’urbanistica di Trento avv. Savorana ritenne inidonea per l’ente pubblico l’area di via Romagnosi; alcuni anni dopo lo stesso Savorana, nelle vesti di procuratore dello speculatore Pietro Tosolini offrì alla Pat l’immobile in costruzione su tale area (il Centro Europa) che difatti oggi, pagato a caro prezzo, ospita gli uffici provinciali.
Ancora alla fine anni ’70 una semplice leggina provinciale avrebbe permesso l’acquisizione – gratis – dell’area ex-Sordomuti in quanto di proprietà di una Ipab liquidata dallo Stato; ci si "dimenticò" di legiferare, il terreno passò al solito Tosolini, e da allora ad oggi tutta una serie di politici contigui agli affarismi (il presidente Malossini, i sindaci Goio e Dellai) sudarono le sette camice per far digerire alla pubblica opinione l’acquisto da Tosolini del costruendo palazzone (a tutt’oggi invano, ma Tosolini sa essere molto paziente).
Poi i terreni di Trento-Nord, ex-Sloi e Carbochimica, destinati a pubbliche finalità, e "soffiati" invece al pubblico da un gruppo di svelti imprenditori.
E poi l’area ex-Michelin, graziosamente lasciata dall’allora sindaco Dellai a un pool di imprenditori; e che ora si scopre che sarebbe bene fosse di pubblica proprietà. E così via.
"In tutte queste vicende le realtà pubbliche trentine fanno storia a sé rispetto al resto d’Italia – commenta l’arch. Sergio Dellanna, urbanista – Normalmente i Comuni non hanno i soldi per comperare le fabbriche dismesse; qui da noi invece si fa finta di essere come gli altri, di non avere i soldi quando si tratta di acquistare i terreni; e poi invece si è diversi, e i soldi ci sono, quando si tratta, a ben altri prezzi, di acquistare i palazzi."
La controprova? L’allora sindaco Dellai, che non riusciva proprio a trovare i 49 miliardi per acquistare gli undici centralissimi ettari dell’ex-Michelin, contemporaneamente, all’approssimarsi della campagna elettorale, spendeva più di dieci miliardi per acquistare posti macchina negli scantinati di Palazzo Onda a Trento-Nord e della Finestra sull’Adige, posti macchina a tutt’oggi (dopo due anni) inutilizzati (anche dopo il recentissimo nuovo piano dei parcheggi).
Insomma, Pacher, rinunciando a priori a un’area come l’Italcementi, non si pone su questi stessi binari? Per cui gli investimenti pubblici non li si programma, ma li si attua – molto maggiori – per soddisfare privati interessi?
"Effettivamente l’Italcementi è un’area pregiata e strategica. Prima di rinunciarvi l’ente pubblico dovrebbe pensarci sopra almeno due volte" conferma l’arch. Bocchi, consulente per il Prg.
Abbiamo cercato di avere maggiori lumi presso lo stesso Pacher. "Il sindaco preferisce non rilasciare più dichiarazioni in materia urbanistica" ci è stato risposto con grande gentilezza. "A volte ha parlato anche troppo e frettolosamente" hanno commentato altri.
Cerchiamo di capire. Il quadro generale innanzitutto, e poi la questione Piedicastello.
Sul tema urbanistico, lo scontro sempre latente all’interno dell’amministrazione Pacher, sta arrivando ad un punto critico. Sotto la facciata del "va tutto bene, siamo tutti d’accordo" si è sempre svolto un duro confronto fra la sinistra da una parte e la componente affaristica della Margherita (cioè Dellai, Grisenti, e i loro proconsoli, ossia tutti quelli che contano all’interno del tenero fiorellino) dall’altra. Il confronto è sempre stato smorzato dallo stesso sindaco, che anzi ha continuato a rilasciare dichiarazioni di completa sudditanza al leader Dellai (basti ricordare bestialità come l’accettazione "per il bene della città" del passaggio a Trento della PiRuBi, o la delegittimazione del referendum dell’aeroporto).
Ma l’oggettività delle cose ha impedito che si potesse andare avanti all’infinito facendo finta di niente: il grosso scoglio è stato l’impostazione del nuovo Piano Regolatore, dove la Margherita ha registrato la prima vera battuta d’arresto, avendo dovuto accettare la nomina dei "tre saggi", tre consulenti invisi agli affaristi in quanto – ohibò – al di sopra di ogni sospetto.
Ora si è però giunti a un ulteriore momento critico: i tre consulenti hanno finito la prima parte del loro lavoro (regolarmente accolto a denti stretti dagli affaristi), e si dovrebbe andare a breve a una definizione più stringente dei contenuti del prossimo Prg, e in particolare a due primi stralci su due punti caldi: la fascia lungo l’Adige con l’area Michelin, e Trento-Nord con il Magnete e i terreni inquinati.
Gli affaristi cercano ora di riorganizzarsi, prendendo tempo. Si sarà notato come Iniziative Urbane, ossia il pool di imprese cui Dellai ha concesso l’area Michelin, non strepiti più, non chieda più tempi stretti: si punta a rimandare la definizione urbanistica delle aree critiche all’interno del Piano Regolatore.
Come mai? Perché nel frattempo si cercano due defenestrazioni eccellenti: quella dell’attuale assessore all’urbanistica, il prof. Alessandro Andreatta, anch’egli della Margherita, ma – tapino! – autonomo da Dellai e allergico agli affarismi, e per questo isolatissimo nel suo gruppo, all’interno del quale è anzi oggetto di aperta delegittimazione; e poi la defenestrazione dei tre consulenti, dei quali non è stato a tutt’oggi rinnovato l’incarico per passare dalla stesura delle linee generali a quella effettiva del Piano.
In questo quadro Pacher non vuole altri motivi di frizione, per di più su un progetto del futuro come l’area Italcementi.
Perché sugli scogli urbanistici Pacher teme di infrangere la barchetta della sua Giunta, finora tenuta ai ripari dei pericoli con una navigazione di piccolo cabotaggio, evitando con cura gli scontri con l’invadente personaggio che siede a Piazza Dante. Cioè dandogli sempre ragione. Ma ora, pur con tutta l’arrendevolezza di questo mondo, anche per Pacher è giunto il giorno della Jumela: se dice ancora di sì, diventa un quaquaraqua.
Come i suoi compagni in Provincia, solo che lui è stato eletto con il 70%.