Uomini, soldi e potere
Il vertice della cooperazione, in attesa di affrontare i problemi di fondo, si trastulla con emolumenti e poltrone.
Sui giornali si legge del progetto di riorganizzazione della Federazione trentina delle cooperative, secondo il piano predisposto dai ricercatori dell’Università Cattolica di Milano. Che sia stato un parto delicato lo dicono i tempi di gestazione: più di un anno. Finalmente lunedì 18 settembre il Consiglio di amministrazione lo ha approvato.
Quali caratteristiche principali? La creazione di un segretario generale, ovvero di un dirigente che si occuperà delle politiche della Federazione, un po’ sul modello del segretario generale di Confcooperative, a Roma, oppure (se vogliamo pescare un volto noto) sul modello di Innocenzo Cipolletta, già direttore di Confindustria. Al segretario generale spetterà il compito di fare lobbing in politica, di seguire l’iter legislativo della normativa riguardante la cooperazione, i parlamentari, le istituzioni e quant’altro. Dovrà spogliarsi, invece, dei compiti gestionali, della direzione del personale e dell’operatività interna. Possiamo dire quindi che il vertice operativo di via Segantini, si sdoppia: da una parte una punta che si occupa di politica, dall’altra una che cura gli aspetti tecnico-operativi. Una terza figura sarà rappresentata dal responsabile dell’ufficio legale e fiscale. Scompariranno le figure dei vicedirettori.
Chi sarà il segretario generale? C’è chi azzarda il nome di Umberto Dallazuanna, chiamato alla direzione della Federazione da Pierluigi Angeli quando Romano Gabbi andò in prensione 6 anni fa.
Sulla direzione tecnica le opzioni sono due: o un esterno o un interno. Sull’esterno è buio fitto. Sull’interno.... Considerato che gli attuali due vicedirettori sono Romeo Dallachiesa (responsabile del comparto Casse rurali) ed Ivo Lenzi (guru delle agricolture), il piatto della bilancia propende più verso quest’ultimo, considerati almeno un paio di fattori: primo, Lenzi è uomo che unisce all’esperienza una grande decisione, mentre Dallachiesa è più tenero; secondo, Lenzi ha una più vasta visione d’insieme, mentre Dallachiesa è fortemente bilanciato sul credito, che pure è strategico per la Federazione. Vedremo.
Nel frattempo, dopo le elezioni di giugno è stato rifatto l’organigramma dirigenziale. Alla presidenza (lo ha detto l’assemblea e non c’erano né dubbi, né concorrenti alternativi) è rimasto Pierluigi Angeli, il quale, per quello che dovrebbe essere il suo ultimo triennio, ha cambiato le carte in tavola. Con l’obiettivo di seguire meglio le mille vicende grandi e piccole che un movimento complesso come quello cooperativo deve affrontare ogni giorno, ha allargato il vertice: da un vicepresidente a quattro; Comitato Esecutivo da quattro a otto, più il presidente.
Verrebbe da dire che se l’impegno viene spalmato su più persone, dovrebbe portare ad una diminuzione del peso sulle spalle di ognuno. Ma Angeli non pare pensarla così, se ha proposto un aumento per tutti. Quando vicepresdente era Giovanni Trettel, l’onorario annuo era di trenta milioni lordi, mentre ora nel portafoglio di chi l’ha sostituito, Flavio Mosconi (un passato nella Democrazia Cristiana, un presente in Forza Italia, un futuro in Consiglio provinciale, se Santini andrà in Parlamento), di milioni ne arrivano quaranta.
Agli altri tre vicepresidenti vanno 20 milioni l’anno, mentre ognuno dei quattro restanti membri del Comitato esecutivo percepirà 10 milioni. Il precedente Esecutivo era composto da soli quattro membri, che prendevano (escluso il vicepresidente, di cui abbiamo parlato prima) 12 milioni a testa, sempre lordi - s’intende.
Il salto per le casse della Federazione è sotto gli occhi di tutti: fra vicepresidente ed Esecutivo si è passati da 66 a 140 milioni annui lordi. Senza contare i gettoni di presenza e l’indennità del presidente.
Perché non è finita qui. Il Consiglio di amministrazione ha pensato di gratificare pure Angeli di un aumento, visto il suo impegno costante. E così il presidente passa da 110 a 120 milioni l’anno: dieci milioni lordi al mese.
Il fatto è che l’impegno aumenterà, se andrà in porto (e pare che questa sia proprio la volta buona) la fusione per incorporazione della Lega Trentina delle Cooperative. In funzione di ciò si racconta dell’aggiunta di una ulteriore vicepresidenza a qualcuno della Lega: Roberto Pellegrini?