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La verginità ritrovata

L'indifferenza della classe politica verso la questione morale; le riserve sull'attività della Procura di Trento (procedimenti accusatori a raffica, tutti risoltisi nel nulla); la proposta indecente di un ticket Tretter-Malossini per le prossime elezioni.

L'urlo "Disumani!" con cui Franco Tretter ha accolto la sua sentenza di assoluzione non può lasciare indifferenti. Con tutte le riserve del caso, politiche ma anche umane e morali, sul triste personaggio. Ma la stessa sua fisionomia, testimoniata dalle riprese televisive e dalle foto, ci mostra la devastazione anche fisica subita dall’uomo: prima delle sue disavventure era un cinquantenne grintoso ancorché sedentario; ora, un anno e mezzo dopo, un settantenne travolto dalle prove della vita.

La metamorfosi fisiognomica di un uomo: Franco Tretter poche settimane prima della vicenda dell'orologio.
La metamorfosi fisiognomica di un uomo: Franco Tretter durante il processo di Rovereto.
La metamorfosi fisiognomica di un uomo: Franco Tretter al processo di Trento.

Per questo, anche se l’ultimo dibattimento giudiziario, pur positivo per lui, ha confermato il livello delle attività "economiche" del personaggio - affarismi con enti pubblici in un evidente conflitto d’interesse, oppure, ancor peggio, alle aste fallimentari, con vedove, handycappati, persone allo sbando - si pone il problema della dimensione umana - o, appunto, disumana - dell’attività giudiziaria.

La quale è evidentemente violenta, nel senso che può piegare, spezzare le persone, anche quando non giunge a sentenze di colpevolezza. Ma proprio per questo, allora, deve essere usata con un minimo di cautela: nei confronti di tutti, e tra questi anche nei confronti dei potenti.

A questo punto allora si apre il problema della Procura di Trento, che in questi ultimi anni ha avviato molteplici procedimenti contro vari esponenti pubblici (ricordiamo l’aeroporto Caproni, le tessere Patt, gli immobili di Grandi in Valsugana) tutti regolarmente risoltisi in una bolla di sapone. Insomma, tante inchieste avviate, nessuna condanna.

Probabilmente per due ordini di motivi. Un eccesso di zelo, che ha portato ad aprire inchieste dagli impianti accusatori improbabili (ricordiamo quella sulle tessere false degli autonomisti, in cui non si riusciva a capire quale fosse il reato, o quella sui privati - e mancati - rapporti sessuali tra l’assessore Romano e una signorina) o a portarle avanti in assenza di prove convincenti. E poi delle carenze investigative, soprattutto in una materia ostica come i reati finanziari. C’è qualcuno in Procura specializzato in queste indagini? Il magistrato più capace in questo campo, il sostituto Profiti, è stato di fatto emarginato.

Ora, non saremo certo noi a rispolverare il detto demenziale "meglio cento condannati liberi che un innocente in galera" (che significherebbe che la giustizia umana non ha da esistere, essendo gli errori, e fra essi quelli giudiziari, ineliminabili), magari esteso anche all’ambito delle indagini. Ed è indubbio che in Italia è ora prevalente una corrente d’opinione ipergarantista - sapientemente montata dalle campagne mediatiche di un potentissimo pluri-inquisito, campagne tutt’altro che invise all’insieme dell’establishment partitocratico - tendente ad azzerare le possibilità d’indagine della magistratura nei confronti dei potenti. Ma allora a maggior ragione la stessa magistratura dovrebbe dimostrare di saper tenere la barra ferma, di fronte all’alternarsi, nella società, di propensioni ora forcaiole ora lassiste. E di sicuro non è di esempio, non funziona correttamente una giustizia che promuove millanta procedimenti accusatori, tutti destinati a rivelarsi infondati.

La vicenda Tretter è poi continuata, investendo il mondo politico, il quale ha subito proclamato l’innocenza totale di Franco Tretter.

Ricordiamo: Tretter è stato condannato a Rovereto per la vicenda (furto) degli orologi, e per questo è stato bandito dal mondo politico; successivamente è stato processato a Trento per tutta una serie di altre imputazioni; quando da queste ultime è stato assolto, per il mondo politico l’assoluzione è stata globale. E così per i media. Leggiamo su l’Alto Adige del 6 luglio, in un peraltro interessante editoriale di Franco de Battaglia, in cui pur viene espresso un giudizio molto duro sul Tretter politico: "Questa assoluzione ottiene l’effetto di rilanciare Tretter nella vita politica, pienamente... egli può rivendicare un passato pulito ‘certificato’".

Ma, gli orologi? Dimenticati, non esistono più. L’assoluzione su altri fatti "certifica" l’innocenza su tutto.

Com’è possibile un tale accecamento della logica? Non c’è di mezzo una plateale indifferenza verso la moralità?

"E’ una questione di disinformazione dell’opinione pubblica. Ha sentito di un’assoluzione per tutta una lunga serie di imputazioni, e pensa che riguardi anche la vicenda degli orologi" - ci risponde Claudio Taverna, consigliere provinciale di Alleanza Nazionale.

D’accordo, ma qui stiamo parlando di altri consiglieri, segretari di partito, giornalisti, tutta gente che la situazione di Tretter la conosce alla perfezione...

"In effetti questa dinamica lascia perplessi, soprattutto quando si vedono certi partiti (il Patt, n.d.r.) che prima dichiarano che si deve dimettere chi semplicemente è raggiunto da un avviso di garanzia, e su questo prendono voti, e poi non considerano neanche le condanne, sia pur di primo grado - ci risponde Mauro Bondi segretario dei DS - Noi prendiamo atto di questa assoluzione, che però non cambia assolutamente nulla; per noi Franco Tretter a tutt’oggi deve rimanere fuori dalla politica, a meno che un’altra sentenza non lo prosciolga dalla vicenda degli orologi."

"Sulla vicenda degli orologi c’è la sentenza del tribunale di Rovereto, che almeno per ora resta. Ed è effettivamente grave che la cosa la si dimentichi, tirando la moralità come un elastico, a seconda delle convenienze" - aggiunge Taverna.

Ma non siamo ancora arrivati al fondo. Alcuni giorni dopo l’Alto Adige in prima pagina annuncia "Il Polo punta su Tretter e Malossini", ossia su due personaggi ritenuti rispettivamente responsabili di furto (sia pur solo con sentenza di primo grado) e di corruzione (con sentenza definitiva). Neanche in Sudamerica.

La cosa è grossa, e difatti imbarazza i responsabili del Polo delle Libertà, che avrebbero preferito far maturare l’ipotesi. Ma è stata fatta, coltivata, e probabilmente tutt’altro che abbandonta.

La stampa ne è divertita, non indignata. Nessun commento particolare, nessun intervento dei tanti opinionisti altrimenti così garruli. Anzi, viene svolto un certo lavoro di copertura: su Malossini si accenna, con pudore da educande, ai "passati guai giudiziari", neanche ci fosse di mezzo un incidente stradale, non una corruzione accertata dalla Cassazione (e non sanzionata con il carcere solo perché caduta in prescrizione). E all’ex-presidente si inizia a costruire una nuova immagine, magari di antagonista di Dellai: "Bort e Malossini: Dellai, sveglia!" è il titolo in prima pagina dell’Alto Adige del 19 luglio; quando poi invece nell’intervista all’interno l’ex super Mario non dice proprio nulla: quattro banalità e il tentativo continuo di eludere le domande.

Di fronte a questo pressing chi sta peggio è Alleanza Nazionale, che è sempre stata per la moralità più severa, per il giustizialismo duro fino alla pena di morte. E ora rischia di dover votare per ladri e corrotti, presunti o certificati.

"AN ha espresso molto chiaramente la sua posizione - ci risponde Taverna - noi pretendiamo dai candidati della Casa delle Libertà la fedina penale immacolata. Io poi ne faccio una questione, oltre che politica, anche personale: queste candidature sono incompatibili, non solo con AN ma anche, per quel che conto, con Claudio Taverna. Di più: se per un caso che peraltro ritengo assolutamente improbabile, queste candidature venissero imposte dall’alto, da Roma, io non mi tirerei fuori, farei apertamente campagna contro. Per ora sono solo ipotesi, ma già il fatto che siano ventilate è deplorevole."