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Speculazione assistita

Parchi e parcheggi sopra le aree inquinate di Trento-nord: questa la - logica - sentenza dei consulenti del nuovo Prg. Ma Dellai risponde di no: sulle aree ci vanno negozi, residenze ecc. Un caso clamoroso di assistenzialismo alla speculazione edilizia. E il sindaco Pacher? Si accoda...

E'di venerdì scorso la presentazione delle proposte di riorganizzazione urbanistica della città di Trento messe a punto dai tre urbanisti Bocchi, Mioni, Zanon in previsione del nuovo Prg. Di queste indicazioni due concernevano le ben note aree Sloi e Carbochimica sul cui utilizzo i tre esperti hanno espresso un parere ben preciso: verde e parcheggi, il terminal nord della città, il luogo cioè dove si arriva per scambiare l’auto con il mezzo pubblico; sono previsti “eventuali servizi” ma, tassativamente “senza residenza permanente”.

Fra gli stabilimenti diroccati dell'area Sloi (foto Piero Cavagna).

Alla presentazione di venerdì 30 giugno Pacher presenta il lavoro come egregio e rispondente alle indicazioni politiche: consentirà di partire da un livello alto nell’elaborazione del Prg. Ma, precisa Pacher, le proposte dei tre saggi sono soltanto un primo passaggio interno alla giunta ed alla maggioranza: il vero momento delle decisioni sarà la commissione urbanistica. Infatti, ricorda il sindaco, esse benché basate su studi dettagliati, vanno adesso confrontate con gli interessi dei cittadini e delle circoscrizioni.

Molto bene, chiaramente le indicazioni dei tecnici vanno inglobate in una visione politica della città e con le osservazioni puntuali dei cittadini. Però, sulla specifica questione dei terreni di Trento nord si avvia subito un balletto di dichiarazioni che ci sembrano convergere in una direzione preoccupante: le indicazioni dei tre non vanno bene, vediamo di superarle.

Pacher, infatti, qualche giorno prima, al termine di un incontro con i proprietari delle aree, l’assessore all’urbanistica Andreatta e, soprattutto, con Dellai (nelle vesti ufficiali di presidente della Pat e in quelle ufficiose di ex-sindaco, vedremo poi perchè) ha espresso chiaramente il suo orientamento: niente magacentri commerciali, no ad un quartiere residenziale, no ad attività produttive e, soprattutto, no all’esproprio. Su questo Dellai è categorico: “Non vedo perchè l’ente pubblico dovrebbe espropriare un’area inquinata per farci un parco. Il nostro interesse è fare qualcosa di utile per la città, l’idea di un parco è superata.”

E allora, dopo il niet del presidente, che si fa a Trento nord? Il punto di partenza, spiega paziente Pacher, deve essere quello dell’accordo del ’95 (sindaco Dellai): sui 13 ettari volumetria massima 310 mila mc, di cui 80 mila al Comune per servizi suoi ed alloggi da girare all’Itea: case, negozi, uffici, parchi ed un polo espositivo. Cioè, in altra fraseologia, quello a cui cinque minuti prima ha detto tassativamente di no, e proprio quanto i tre saggi hanno suggerito di non fare.

Questa è la prima strisciante sconfessione del lavoro dei tre consulenti (la cui nomina, ricordiamolo, era stata accolta con grande fastidio dall’area affaristica della Margherita, ossia da Giorgio Casagranda, proconsole di Dellai al comune di Trento. Facciamo un inciso: qualcuno può chiedere, ma esiste anche un’area “non” affaristica della Margherita? Intesa non come elettori o come consiglieri peones, ma come amministratori con responsabilità? Si, esiste, ma può operare con margini strettissimi: a Trento è rappresentata proprio dall’assessore all’urbanistica Andreatta, che fa quel che può, ogni tanto cazziato da Pacher su input di Dellai).

Dicevamo della sconfessione dei tre consulenti: che sulle due aree inquinate e sul contiguo scalo ferroviario hanno formualto proposte chiare e motivate: Scalo Filzi, terreno poco inquinato = parco con attrezzature pubbliche; Aree Sloi e Carbochimica, terreno inquinato in profondità = grandi parcheggi. Ciò eviterebbe di dover scavare in una zona inquinatissima sui metodi di disinquinamento della quale non c’è certezza dei risultati ma solo dei costi. Invece il balletto delle dichiarazioni di Pacher/Dellai rimette tutto, pesantemente, in discussione. A favore dei privati, ovviamente non felici di avere le loro proprietà adibite a parcheggi; e a sfavore delle casse pubbliche (vogliamo scommettere su chi pagherà il disinquinamento?) e della salute pubblica (i risultati comunque non daranno garanzie assolute).

Per capire gli interessi che ci sono sotto occorre risalire indietro. La vicenda dei terreni di Trento-Nord è una delle più cupe e tragiche della città. Una storia di veleni, di soldi, di corruzione e di morti. Una storia di industrializzazione selvaggia e senza regole, di fame di lavoro nella sua prima parte; di speculatori e di politici corrotti o conniventi nella sua seconda parte. Una storia che è già passata infinite volte nelle aule giudiziarie, sia in sede civile che penale, e che ha già sentenziato in via definitiva l’esistenza della corruzione ai massimi livelli della politica trentina (Mario Malossini per chi non ricordasse).

Noi ritorniamo agli ultimi atti. Quando i terreni della Sloi e Carbochimica, destinati dal Prg a funzione pubblica (stazione Atesina e Centro espositivo) vengono inopinatamente acquistati da una cordata di privati. Come mai? Si scatena il finimondo: come mai dei privati acquistano delle aree destinate ad esproprio? Sono impazziti?

Naturalmente no. Ci pensa Malossini, allora presidente della Provincia a chiarire. Con tono minaccioso avverte i privati: “Stiano ben attenti quei signori - intima - l’ente pubblico oltre a variazioni nelle destinazioni urbanistiche, ed eventuali contributi, non darà niente altro!” Eravamo già alla farsa: “E cosa altro dovrebbero volere? Il thè coi pasticcini?” replica in consiglio comunale Rino Sbop, capogruppo del partito di Pacher, allora all’opposizione.

Infatti, puntuale la successiva revisione urbanistica stabilisce che del Centro Espositivo non c’è più bisogno, la stazione/deposito dell’Atesina va localizzata altrove, e i privati hanno via libera.

Questi però vogliono fare tombola: evitato l’esproprio, vogliono costruire e rivendere non al mercato, ma all’Ente pubblico, che paga di più. Di qui l’idea di uno strampalato progetto di una cittadella del Terziario avanzato, il Magnete: tante chiacchiere a vanvera, la sostanza è costruire e vendere alla Provincia, dove si hanno gli agganci giusti per spuntare prezzi interessantissimi. La cosa non va in porto, per divergenze tra i privati, e soprattutto perchè, scoppiata Tangentopoli, con Malossini che finisce in carcere per un’altra vicenda sempre legata agli stessi terreni, non è proprio il caso di scherzare con il fuoco.

Si arriva quindi al ‘95, quando, sindaco Dellai, si decide di sbloccare la situazione, secondo l’accordo che abbiamo illustrato prima: i privati procedono al disinquinamento, quantificato in una cifra di 5 miliardi, il Comune prevede una serie di localizzazioni.

L’accordo salta perchè il dato dei 5 miliardi si rivela irrealistico. Occorrerà spendere dai 100 ai 200 miliardi, a seconda del livello del disinquinamento, e quindi della destinazione: se si prevedono destinazioni che presumono limitata presenza dell’uomo in zona (parco, parcheggi) si può disinquinare e quindi spendere meno, se si prevede una presenza costante (residenza) si dovrà disinquinare e spendere di più.

A questo punto si apre il capitolo: chi paga il disinquinamento? Ai privati non conviene disinquinare, non rientrerebbero mai dalle spese; ma d’altronde si trovano con un capitale in terreni immobilizzato. Il pubblico d’altronde non si capisce perchè dovrebbe disinquinare un terreno che non è suo (e di esproprio, ci ricorda Dellai “non si parla neanche”).

Dellai, a dire il vero, prova a buttare lì una proposta indecente (non in prima persona, ma attraverso un suo yes-man, Sergio Nicolini, all’uopo da lui nominato - nella scorsa legislatura - assessore all’urbanistica). La proposta è: sul terreno ex-Carbochimica, quello del bolzanino Tosolini (il più speculatore fra i privati, noto in tutta l’asta dell’Adige per i suoi rapporti strettissimi con le varie partitocrazie al potere) costruiamo il nuovo ospedale. La proposta è così sfacciata (sul terreno inquinato, l’ospedale? Siamo matti? E poi in una zona più congestionata e in un’area più piccola dell’attuale Santa Chiara? “Sono capaci tutti di progettare in una zona favorevole: provate a farlo in una sfavorevole” dichiara il demenziale Nicolini a un dibattito dell’Ordine degli architetti) è così impudente, che viene subito cassata: ma è indicativa di dove vuole arrivare Dellai.

E così arriviamo ai giorni nostri: parco e parcheggi, dicono i consulenti del Prg, così si ridurranno i costi del disinquinamento; e se i privati non ci fanno sopra i soldi - aggiungiamo noi - sono affari loro, oltre al rischio degli imprenditori, dovrebbe esistere anche un rischio per gli specualtori che giocherellano con le aree. Niet, risponde Dellai, sull’area ci vanno negozi, residenze, il Centro Espositivo (ancora!): insomma l’ente pubblico dovrà spendere il massimo per disinquinare; e per garantire che gli speculatori abbiano il loro tornaconto.

E subito Pacher, che non si è ancora accorto di esser lui il sindaco di Trento, si accoda.