L’ uomo giusto al posto sbagliato
Pietro Monti a presidente del Mart. Può un (bravissimo) commercialista rilanciare un Museo in grave crisi di produzione culturale?
E'stato L’Adige a riscoprire Supermontiman, un delizioso fumetto dovuto all’inventiva del grafico Zaffoni nei primi anni ’80. E infatti già nell’82 si ironizzava sulla politica che regolarmente cercava di uscire dalle difficoltà affidandosi a Pietro Monti, il Superman che pioveva dal cielo. E così Monti era stato chiamato alla Tecnofin, a sindaco di Rovereto ecc, l’uomo della provvidenza, abile, deciso, affidabile.
Vent’anni dopo siamo ancora a doverci affidare a Supermontiman.
E così, se il progetto della previdenza regionale incontra difficoltà e incomprensioni, chi si elegge a capo di Laborfonds, il fondo che dovrà gestire i miliardi dei pensionati? Supermontiman. E se il Mart è in piena crisi, l’ultimo presidente è durato 45 giorni, chi si chiama? Ancora Supermontiman.
E qua ci vengono i dubbi. Perchè Monti, oltre che un politico affidabile, è soprattutto noto e stimato commercialista, una stella nel mondo degli affari provinciale. E quindi è pienamente congruente la sua presidenza a Laborfonds. Ma con un Museo d’Arte, che c’entra un commercialista?
In un’istituzione che, prima ancora che di mettere i conti a posto, ha bisogno come l’aria di rilegittimare il proprio ruolo culturale?
Abbiamo sentito lo stesso Monti. Il quale, da sindaco di Rovereto, era lo sponsor politico più convinto e deciso del grosso investimento nel Polo culturale, la nuova sede multimiliardaria del Mart. "Il Museo sarà un polo di attrazione internazionale; attrazione culturale ma non solo, anche turistica ed economica" questo il leit-motiv della decisione. QT prese sul serio quelle parole, e a suo tempo sostenne il progetto. Oggi, che si sono spesi miliardi a palate, a un anno e mezzo dall’inaugurazione della megasede, è giusto chiedersi come va avanti il progetto, se quei discorsi sono diventati realtà.
Il Mart è ufficialmente costituito dall’89 (e operava ancora da prima) e quindi è giusto non accontentarsi più dei bei programmi, dei preventivi, ma vedere i consuntivi. E dopo i primi anni di grande slancio, di mostre di rilevanza internazionale, il Museo si è come afflosciato. Il suo problema è la produzione culturale, oggi decisamente modesta. L’ultima prova è l’attuale mostra su Segantini, per un grande museo solo una piccola mostra collaterale, infinitamente più povera dell’esposizione che lo stesso Mart seppe produrre, sempre su Segantini, nell’87. Un solo dato quantitativo: 8 quadri esposti, contro i 60 di allora...
"Su questa mostra ci sono pareri discordi - ci risponde Monti - io ho sentito vari, convinti apprezzamenti. Si tratta, più che di un evento spettacolare, di un approccio nuovo a Segantini, di uno sforzo di studio e ricerca..."
E che dice della progettata mostra d’apertura della nuova sede? Chiedere agli altri Musei il prestito di un quadro, che a loro scelta esemplifichi la "contemporaneità", cioè il tutto e il nulla; un insieme di opere senza filo logico...
"E’ un’iniziativa ancora tutta da abbozzare. Abbiamo tempo due anni, si metterà in cantiere qualcosa all’altezza. Ma mi scusi, lei mi sembra troppo concentrato sulle mostre. E’ forse vero che negli ultimi anni il Museo ha prodotto di meno su questo fronte; ma perchè si è incentrato sul lavoro di studio, di ricerca, che attira studiosi..."
Ma le esposizioni non sono separate dalla ricerca: per esempio, la mostra sul Romanticismo del ‘92, promosse gli studi di una trentina di studiosi di tutta Europa. Oggi questo non si fa più. Quali ricercatori, quali studiosi? Il Mart è vuoto, la sua biblioteca, i suoi archivi sono deserti.
"Si tratterà di lavorare per aprire il Museo, collegarlo con l’Università, far nascere istituti sperimentali di indirizzo artistico. Vedo grandi possibilità di collegamento con la realtà provinciale, soprattutto con la nuova sede."
Ancora sul lavoro di ricerca. Un museo di Arte moderna costituisce un punto di riferimento per il mondo e il mercato dell’arte. Una funzione culturale e anche economica, che crea ricchezza. Ora il Mart, aveva come primo suo compito la pubblicazione del catalogo generale di Depero, che renderebbe giustizia a un artista la cui produzione è devastata dai falsi. Il risultato sarebbe una rivalutazione dei quadri autentici, compreso lo stesso patrimonio del Museo. Ma da anni del catalogo solo si parla, si promette.
"Probabilmente ci sono delle difficoltà, si andrebbero a ledere interessi, e questo ha indotto il Museo a muoversi con cautela..."
Questo è il ruolo del Museo, deve avere le capacità culturali e l’autorevolezza necessarie.
"Ho parlato di cautela. Il lavoro del catalogo è avviato, e senz’altro vedrà la luce. Dia tempo al tempo, il Museo ha grandissime potenzialità, si sta lavorando, si sono creati collegamenti con il resto del mondo. Abbiamo realizzato mostre a Miami, a Tokio..."
Tutto va bene quindi?
"Non ho detto questo; dico che in dieci anni abbiamo fatto molte cose, pensi che le altre istituzioni museali hanno 100 anni e più."
Il fatto è che dopo lo slancio iniziale il Museo sembra aver perso quota. Non c’è bisogno di una correzione di rotta ora, non fra cento anni? Si pone il problema del rinnovo della direttrice?
"No assolutamente. La dottoressa Belli ha lavorato bene. E forse da noi non viene apprezzata come dovrebbe, per una nostra mentalità provinciale. Ma a livello nazionale, all’estero, gode di grande considerazione."