Così parlò Ballardini
Alta, impetuosa e implacabile (Così non si aiuta la sinistra) si è levata su di noi la scomunica di Renato Ballardini: ‘berlusconiani e stalinisti’ è l’epiteto, ossimorico ma emblematico, che Ballardini ha deciso di appiopparci. Una volta si sarebbero usate altre definizioni - massimalisti, deviazionisti, parolai e, perché no, criptofascisti - ma di questi tempi (quelli sì berlusconiani) vanno di moda formule diverse, prodotto di un’egemonia culturale che, notiamo con preoccupazione, si dispiega anche sullo slang polemico della sinistra. ‘Berlusconiani e stalinisti’ poiché, ci rivela Ballardini dopo evidente, accurata esegesi dei testi arendtiani, "Gli opposti si toccano". Così parlò Ballardini, fustigatore di tutti noi "nostalgici del lessico dei tempi bui del Comintern" e indomito castigatore di questa nuova categoria politico-antropologica che affligge la società italiana: i ‘berlusconian-stalinisti’. Di quale colpa ci siamo macchiati per meritare una simile, inflessibile reprimenda ? Di aver criticato severamente un pezzo di Mauro Bondi pubblicato su QT (E' politica o solo maschilismo?). E su questo punto urge un chiarimento. Ormai da tempo non siamo più iscritti al Pds e, pur con tutto il rispetto per i travagli e le difficoltà con cui la sinistra trentina sta affrontando questo delicato passaggio, ci sono francamente poche cose al mondo in questo momento che meno concorrono a turbare la nostra serenità dei problemi e delle beghe dei DS del Trentino. Fuori regione ormai da tempo, conserviamo un tenue contatto con gli avvenimenti politici trentini grazie alla lettura di QT, gentilmente omaggiatoci in abbonamento da due cari amici. Proprio per questo, la decisione di criticare l’articolo di Bondi era indirizzata esclusivamente al contenuto (o, meglio, al non-contenuto) dell’articolo medesimo. In esso Bondi riduceva la questione della discriminazione delle donne nella politica trentina a: a) le critiche a Margherita Cogo, accusata da taluni di non essere all’altezza della carica che occupa (notoria accusa di genere, mai usata nei confronti di figure politiche maschili...) b) le difficoltà incontrate da Wanda Chiodi all’interno del suo partito. c) le battute sulle calze autoreggenti di Iva Berasi.
E'un modo serio di affrontare il problema? No, non lo è: il pezzo di Bondi era superficiale e macchiettistico, su questo è difficile credere che vi sia qualcuno che possa sostenere il contrario. Perché é stato scritto? Poiché Bondi ha spesso dato prova di serietà e intelligenza nel corso della sua carriera politica, l’unica risposta plausibile è che quell’articolo avesse finalità strumentali e autopromozionali e che all’autore non importasse in realtà granché del problema. Si tratta della sola spiegazione che siamo riusciti a dare, delusi e irritati per quel che avevamo letto. Una spiegazione, ma non una giustificazione e per questo ci siamo sentiti in dovere di scrivere a QT per esprimere tutto il nostro fastidio. Mai pensavamo che su di noi si sarebbe abbattuta l’ira del buon Ballardini, che ha ben pensato di presentarci come livorosi e rancorosi discepoli di Zdanov e di Feltri, di Bordiga e di Gasparri (tanto..... "gli opposti si toccano"). Nel merito del pezzo di Bondi - probabilmente per pudore - nemmeno un commento. ‘Berlusconiani e stalinisti’, dunque. Intendiamoci, non vi è nulla di ‘cupo’, ‘fosco’ o ‘sprezzante’ nelle accuse di Ballardini. Nulla di ‘cominternista’, se le parole hanno ancora un senso. Vi è, quella si, una involontaria, ma per certi aspetti esilarante, comicità. Ed essa sarà forse l’unica cosa che rimpiangeremo di questa buriana precongressuale di fine millennio.