Congresso DS: il “vogliamo suicidarci” illustrato
Una volta, nel maggiore partito della sinistra italiana, i panni sporchi si lavavano in casa. Poi, per fortuna, si è diventati un po’ più laici e la critica fatta alla luce del sole non è più stata considerata un’eresia, ma un fatto positivo per un partito democratico. Dopo aver letto l’ultimo numero di QT, ho invece avuto l’impressione che i panni sporchi non li si voglia lavare affatto, perché si nega semplicemente che siano sporchi. In una mia lettera pubblicata su QT a inizio ottobre cercavo, facendo leva sull’ironia, di spiegare per quale motivo fosse inutile e controproducente, per i Ds, mettersi a discutere di quali tornaconti personali avessero fatto schierare gli uni o gli altri per questa o quella mozione congressuale. E concludevo invitando tutti a confrontarsi soltanto sui contenuti delle mozioni, lasciando a casa i veleni. Perché i veleni, nel congresso dei Ds, ci sono eccome. E questo è un fatto, piaccia o non piaccia. Lo dimostrano la lettera di Mirko Nones all’Adige, quella di due giovani iscritti, così acida contro Bondi, pubblicata su QT e, per finire, le pubbliche accuse sul tesseramento "birichino". E se i veleni sono arrivati addirittura ad emergere sui giornali, chissà quanti ce ne sono sotto. Personalmente, mi sarà capitato di sentire ormai decine di iscritti fare ragionamenti di questo tipo: condivido pienamente la linea politica di Bondi, la federazione delle sinistre proposta da Bressanini è una sciocchezza, ma ciononostante voterò Bressanini perché con Bondi ci sono i disonesti del partito. Dall’impressione che ho avuto, stimo che almeno la metà dei sostenitori di Bressanini la pensi in questo modo.Ma che razza di congresso è questo?
Ebbene, per smontare le tesi degli untori e cercare di bonificare il dibattito congressuale, ho provato a vestire, nella mia lettera, i panni del Savonarola, convinto di suscitare in questo modo un po’ di ilarità. Il gioco non ha funzionato, segno che la situazione è ancor più grave di quanto pensassi. Mi spiegherò con un esempio. Se in una famiglia c’è un figlio che si droga (leggi: se nel congresso dei Ds girano voci che i sostenitori di una tesi sono spinti solo da interessi personali), è assolutamente controproducente prenderlo a legnate (leggi: rispondere ai veleni coi veleni), ma nulla è più irresponsabile che negare che si droghi (leggi: sostenere che nel congresso i veleni non ci sono, come ha fatto Ballardini). Dei genitori responsabili dovrebbero invece chiedersi per quale motivo il figlio si droghi, per tentare di rimuoverne le cause. A mio giudizio, il problema sta nel fatto che, da molto tempo a questa parte - diciamo, per avere un riferimento, dai tempi delle primarie in poi - dentro i Ds non si discute più di politica, ma solo di formule. Ci si incontra per parlare di alleanze, di candidature, di assetti di giunta, di federazioni delle sinistre, ma da quasi due anni non si parla più di riforma elettorale, di ambiente, di sanità, di scuola, di enti locali. Sia chiaro, non sono una di quelle "anime belle" che pensano che la politica possa fare a meno di discutere di alleanze e di assetti di governo, ma se si discute solo di questo si finisce inevitabilmente, prima o poi, per dimenticare a cosa quelle alleanze e quegli assetti di governo servano. E se i contenuti spariscono all’orizzonte, in base a cosa, allora, si decide che Andreolli è meglio di Tonini per fare il capolista dei Ds, o che Pinter è meglio di Passerini per fare l’assessore? Insomma, sarebbe il caso di capire che se si prescinde dai contenuti, se il partito non è in grado di indicare delle priorità programmatiche in base alle quali orientare anche le scelte sulle persone, poi non rimane che la guerra di tutti contro tutti, che appare come uno scontro dettato solo da interessi personali. Ed in uno scontro di questo tipo alla fine non è risparmiato nessuno, soccombono tutti. Ecco perché ritengo che la logica dei veleni ci porti al suicidio. Si torni dunque, nel congresso dei Ds, a parlare di politica, alla luce del sole. E speriamo che presto si possa evitare di dover dire ovvietà, tipo che entrambi i candidati sono spinti dall’altruismo e che sono entrambi bravissimi. Sembra di essere all’asilo. Siamo sicuri che i due candidati hanno linee politiche identiche? E allora perché si è andati al congresso con due tesi distinte? E se invece qualche differenza c’è (e non può che esserci, non solo sulla federazione delle sinistre), ci si confronti su quelle e si decida sulla linea politica, non in base ad altre logiche. Ad esempio, di tutte le belle cose che ci sono nel programma dei Ds, cosa i due candidati ritengono prioritario? Su quali questioni sarebbero disposti a rompere con gli alleati di giunta?