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Bondi: “Discutiamo troppo di noi stessi”

L'avv. Mauro Bondi, già assessore provinciale, uno dei due candidati alla segreteria dei Ds.

Anche con Mauro Bondi esprimiamo la nostra delusione per il dibattito congressuale, tutto incentrato su problematiche interne. Per di più in una forza, i Ds, che arrivati al governo non sembrano avere le idee molto chiare...

"E’ una preocupazione che condivido. Proprio per questo, invece di dibattere tanto su ‘come stare assieme’ (è da anni che stiamo discutendo di formule), si dovrebbe parlare dei contenuti che uniscono la sinistra. Più parliamo di formule aggregative, più troviamo motivi di divisione, per le storie passate e anche per gli interessi di bottega tuttora presenti; mentre invece se discutiamo di contenuti sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono. A me interessa discutere del progetto scuola di Passerini, piuttosto che perdere serate per vedere se la Rete vuole unirsi, federarsi o che altro".

Ma l’andazzo è questo...

"In parte è vero. Per quanto mi riguarda, in tutti i congressi di sezione, negli articoli, interviste, insisto per puntare su quello che i Ds propongono. Quello per cui candido, è riprendere il filo del discorso che, assieme a Passerini, Leveghi, Alessandrini, Chiodi avevamo portato avanti nell’esperienza di giunta riformatrice che avevamo avviato. Io mi propongo perché il partito torni ad essere un punto di riferimento in giunta e in Trentino sulle riforme istituzionali, sul progetto scuola, su uno sviluppo compatibile, sulla lotta al clientelismo e alla spesa pubblica fuori controllo..."

Parlare in astratto di riforme, non basta: ogni vero processo riformatore lede interessi consolidati, ha nemici. Di questo sembra si abbia paura di parlare. Quali sono nella società e nella politica, gli amici e i nemici?

"Il nemico è il conservatore, chi non si preoccupa del futuro ma di garantire l’attuale stato di benessere. Il riformista è colui che si occupa del futuro, di far stare bene anche chi viene dopo".

E’ solo un discorso epocale, o anche di possibile degrado a breve della nostra situazione?

"E’ una questione culturale: l’ambiente si può consumarlo nell’oggi (vedi Val Giumela) oppure conservarlo, perché è un valore in sé e una ricchezza per il futuro. Se non ci poniamo in quest’ottica, verrà il momento in cui la situazione precipita. E questo vale per le riforme istituzionali (non potremo alla lunga far sopravvivere 223 strutture comunali), per la sanità (con le conseguenti scelte razionalizzatrici) e così via. Dunque, le riforme non sono un orpello, ma il contenuto vero della politica."

Più in dettaglio: nella società quali sono le forze che vanno in un senso o nell’altro?

"Sulle riforme il nemico è sottile: a parole sono tutti a favore; nella pratica strisciante, i nemici sono tanti e ramificati. Nessun Comune, nessuna associazione è contro il contenimento della spesa; ma poi ognuno presenta le proprie specifiche, e singolarmente legittime, rivendicazioni. Lo snodo è la giunta provinciale, che può assecondare questa polverizzazione delle richieste, o fare invece delle scelte complessive."

Tutto questo ha un nome: doroteismo. Ma questa è una parola espunta dal vocabolario della sinistra...

"La sinistra sconta due debolezze. Siamo deboli in giunta provinciale, dove la Margherita, con l’acquisto della Lista Dini e della Genziana di Pallaoro, ha la maggioranza assoluta (6 voti su 11); e siamo deboli nel profilo culturale e politico perché perennemente impegnati a discutere come dobbiamo stare assieme tra di noi, e non di cosa fare assieme. Per evitare di subire un doroteismo che, per quanto mi riguarda, è un concetto da utilizzare perché purtroppo ancora operante".

Quindi conviene anche lei sulla latitanza della sinistra. Ma questa assenza non si ripercuote anche sulle altre forze politiche? Forse se la Margherita interloquisse con alleati culturalmente attrezzati, potrebbe esprimere novità vere, superare il doroteismo, mentre con una sinistra inconsistente...

"Sì. Io non voglio fare la guerra a Dellai. Se c’è una sinistra forte e consapevole del proprio ruolo, cresce la coalizione, e la Margherita abbandona tentazioni dorotee che altrimenti possono esserci. E la sinistra è forte se, invece di discutere di aggregazioni, discute di dove vogliamo portare il Trentino con la società, in tutte le sue articolazioni,."

Però anche la società civile è attraversata da tensioni contrastanti. Abbiamo i culi di pietra e abbiamo chi ha promosso la privatizzazione della Caritro, o chi porta alcuni settori della cooperazione all’eccellenza. Tutto ciò però avviene nell’assoluta separatezza dalla politica in genere (e della sinistra in particolare). E’ un bene o un male?

"E’ un male: la politica, se non lottizza ma propone, riesce a riequilibrare i poteri forti, che altrimenti continueranno a spadroneggiare. La politica deve fornire le condizioni in cui la società e l’economia possano svilupparsi secondo condizioni di pari opportunità di partenza, riconoscendo i meriti e aiutando i bisogni."

Oggi la politica, quando non latita, lottizza; se interviene, è per piazzare qualcuno dei suoi.

"Penso a una politica diversa. Non mi interessa che all’Itc si sostituisca Nadio Delai con un uomo del centro-sinistra; mi interessa che la giunta proponga una prospettiva per quest’istituto, e che la nomina del presidente sia conseguente con tale scelta".