La rete di Victoria
Da Bolzano, la voce del popolo filippino degli Igorot lancia il suo messaggio per il rispetto delle diversità.
La Marcia per la pace Perugia-Assisi non è solo una bella camminata attraverso pianura e colline toscane. Con il tempo è divenuta occasione e luogo di incontri e scoperte, che si diffondono sul territorio italiano ed europeo, di aspetti poco conosciuti del pianeta, di problemi la cui soluzione contribuisce ad una pace sicura, perché fondata sulla giustizia. Uno degli strumenti per un più giusto distribuirsi del potere è individuato dall’ONU nella "Convenzione per la tutela dei popoli indigeni", unico documento giuridicamente vincolante in questa materia. L’Italia e l’Unione europea devono ancora ratificare questa convenzione, e di questo a Bolzano, di passaggio proprio in occasione della Marcia per la pace, ha parlato Victoria Tauli-Corpuz, esponente del popolo degli Igorot. Da molti anni questa popolazione indigena, 600.000 persone che vivono sulla Cordigliera delle Filippine, nella parte nord del paese, lotta contro la modernizzazione voluta dal governo filippino, cominciata con il presidente Marcos, ma portata avanti senza molte differenze neppure nei metodi violenti, anche dai suoi successori. L’introduzione di grandi opere, piantagioni e miniere, sta distruggendo l’economia di montagna che sta alla base dell’esistenza degli Igorot. Per far posto a questi grandi interventi, gli abitanti della montagna sono stati cacciati da molta parte delle loro terre, dall’esercito o direttamente dai nuovi proprietari. Uno di essi, che per far posto alla sua miniera ha "liberato" una grande area dai suoi abitanti, è ministro nel governo di Corazon Aquino. Intere comunità locali sono state cancellate. Gli interessi economici sono enormi. L’ultimo pericolo che minaccia gli Igorot deriva dalla libertà di raccolta di materiale biologico, effettuata dalle grandi multinazionali farmaceutiche, protette dal diritto internazionale e dalla mancanza di regole sulla libertà di condivisione della conoscenza, oltre che dalle connivenze nazionali, nella loro opera di rapina di beni collettivi dell’umanità.
Gli Igorot, come molti popoli indigeni, ricchi della biodiversità conservata proprio dalla distanza dai modelli economici di sviluppo più moderni, sono le prime vittime della situazione attuale per cui una serie di forze confluenti sta creando una nuova economia globale basata sul possesso privato della conoscenza. Le potentissime multinazionali attraverso le loro lobbies riescono ad imporre al mondo intero l’assurdo diritto a brevettare esseri viventi ed è già scatenata la corsa ad appropriarsi di geni e processi naturali, depredando anzitutto le aree del pianeta economicamente più deboli, che sono però spesso le più ricche per la molteplicità di specie di piante ed animali. Da diversi anni Victoria Tauli-Corpuz lotta in vari organismi internazionali, dalla "Tebtebba Foundation", un centro internazionale per la politica di ricerca e formazione alla "Rete internazionale asiatica delle donne indigene" (Asian Indigenous Women’s Network), di cui è stata co-fondatrice nel 1993. Sostiene un diritto di autodeterminazione del suo popolo rispetto alle scelte del modello di sviluppo. Nel corso di una delle sue conferenze ha affermato, a proposito dei sistemi economici senza confini: "Noi sosteniamo il diritto all’autodeterminazione, e ciò significa che vogliamo mantenere il diritto di essere diversi e di rimanere diversi. Significa che vogliamo realizzare un mondo in cui sia possibile che noi regoliamo la nostra convivenza in modo diverso e possiamo decidere da noi chi siamo e come vogliamo comportarci, nel nostro paese con le nostre piante e i nostri animali, con il nostro corpo e il nostro spirito. Non dovremmo permettere il concentrarsi del potere e della capacità di decidere nelle mani dell’Organizzazione mondiale del Commercio, della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale". La voce del popolo degli Igorot pone quesiti fondamentali per tutti gli abitanti del pianeta e invita ad un’alleanza che sappia dare forza all’umanità nell’affrontare problemi in cui finora i governi locali condotti da politici impreparati o corrotti generalmente si orientano a sostenere le lobbies economiche anche contro il bene dei propri cittadini. "I conflitti sui temi del possesso sulla terra, della disattenzione dello Stato per l’agricoltura e, più di recente, dell’impatto devastante delle scelte economiche e della globalizzazione commerciale sul tessuto sociale dei nuclei contadini - è stato scritto di recente a proposito della crisi economica brasiliana - sono amari denominatori comuni per paesi che hanno storie molto diverse". La piccola, alta, voce di Victoria ci dice che gli esseri umani non sono costretti a subire un destino deciso in nome di interessi economici spietati verso l’umanità, ma che possono usare intelligenza e coraggio per rivendicare il diritto di decidere in base al loro bene, e che per questo devono conoscere e sostenere nel loro agire locale coloro che in tutti i continenti condividono la loro esperienza.