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QT n. 2, 23 gennaio 1999 Servizi

Mediazione: un progetto per prevenire i conflitti

Guido Vittorio Traviani

Che cosa è la mediazione? E’ un processo che tende a far evolvere dinamicamente una situazione di conflitto aprendo canali di comunicazione che si erano bloccati. Condotta da un soggetto terzo ed estraneo, la mediazione permette alle parti in conflitto di confrontare i propri punti di vista e di cercare con l’aiuto del mediatore una soluzione al problema.

La mediazione riesce a far sentire i cittadini parti attive della prevenzione dei conflitti in quanto si trovano in prima persona a gestire la situazione che ha creato il disagio in un’ottica propositiva di risoluzione: un risultato che non è possibile attraverso i canali istituzionali tradizionali. Le varie esperienze in questo ambito hanno in effetti portato a risultati apprezzabili.

Mediazione penale: è quella che si propone di far giungere le parti ad un accordo da sottoporre quindi al vaglio del giudice. Si applica in particolare nel settore della criminalità minorile. La sanzione riparativa è al tempo stesso obbligazione per l’autore del reato, ma anche e soprattutto risarcimento per la vittima e la società.

Mediazione sociale: sono le azioni rivolte ad affrontare questioni che coinvolgono i cittadini: spazi non istituzionali nei quali si sviluppino processi di regolazione sociale, riscoprendo il ruolo dei cittadini nella gestione del controllo sociale. Un esempio: il conflitto tra negozianti regolari e venditori abusivi in una medesima zona commerciale.

Mediazione scolastica: serve a risolvere situazioni problematiche che si verificano in ambiente scolastico: dai piccoli atti di vandalismo alle incapacità comunicative tra alunni e docenti. Lo scopo è quello di prevenire situazioni di disagio che possono poi trasformarsi in fatti più gravi o addirittura in reati.

Mediazione ambientale: qui la risoluzione dei conflitti riguarda il rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Un esempio: la creazione di una nuova discarica in un quartiere della città crea spesso disagio tra gli abitanti, che a volte sfocia in atti violenti quali danneggiamenti o blocchi stradali. Tali situazioni nascono perché tra le parti si è interrotto il canale di comunicazione; ognuno degli antagonisti rimane fermo sulle proprie posizioni senza riuscire a capire le esigenze dell’altro.

Mediazione linguistico-culturale: è l’intervento attuato laddove nascano conflitti tra etnie diverse, spesso dovuti alla mancata conoscenza di usi e costumi differenti.

Mediazione familiare: da mettere in pratica prima di iniziare il penoso iter legale delle separazioni coniugali, per tentare di ricomporre il conflitto tra i coniugi. Spesso il mediatore, quale figura terza, riesce a far superare anche in questo caso le difficoltà di comunicazione. Tale attività può essere particolarmente utile quando oggetto della contesa sono i figli, che spesso diventano strumenti di ricatti e dispetti tra i coniugi.

L'esperienza di osservatòri locali sulla criminalità, quale quello attivato dalla Provincia in Trentino e gestito da Transcrime, è un primo passo verso la costruzione di politiche preventive locali, in quanto permette di conoscere ed analizzare la realtà, su cui è necessario poi intervenire con iniziative concrete. Il Trentino, che presenta una criminalità ancora entro limiti fisiologici ed è una realtà economico-sociale sufficientemente forte, può divenire un territorio di sperimentazione di nuove strategie preventive.

Ci riferiamo, ad esempio, a un’attività di mediazione linguistico-culturale che abbracci il variegato settore dell’immigrazione composto da persone con culture differenti e da soggetti che spesso tengono condotte antisociali, o peggio. Il rapporto tra minoranze e criminalità, è appunto uno di quei fenomeni in cui le capacità di prevenzione di una collettività vengono messe alla prova.

Gli immigrati posseggono la maggior parte dei fattori di rischio per la criminalità: spesso sono poveri, hanno un’istruzione limitata, scarse capacità professionali e vengono quindi più facilmente in contatto col mondo della malavita. Alla criminalità degli immigrati si aggiungono poi fenomeni di reazione xenofoba, paura ed insicurezza collettiva. Anche in questo campo la ricerca dimostra come un’efficace politica di welfare, di assimilazione ed integrazione razziale, porti ad un calo dei tassi di criminalità degli stranieri e di reazione sociale da parte degli autoctoni.

Tornando alla nostra realtà, sappiamo che in Trentino vi è stato negli ultimi anni una crescente presenza di cittadini extracomunitari e un parallelo aumento del numero di stranieri denunciati all’autorità giudiziaria. Tra i reati commessi, accanto a quelli più "tradizionali" quali i furti e lo spaccio di stupefacenti, ne troviamo alcuni collegati alla litigiosità verbale che spesso degenera nell’uso di vie di fatto. Non è azzardato ipotizzare che spesso questi comportamenti dipendono da mancanza di comunicazione e di comprensione delle norme, giuridiche ma anche socio-comportamentali che, attraverso un’attività di mediazione, potrebbero essere conosciute ed interiorizzate, e quindi maggiormente rispettate.

La mediazione integrata, a differenza delle attività mediatorie di settore sopra citate, consiste in un’attività che copra tutti i diversi settori di rischio che possono interessare il cittadino extracomunitario: dai rapporti con gli italiani e con le istituzioni a quelli tra le diverse etnie di immigrati. Questa attività di mediazione consiste non solo in un mero interpretariato di linguaggi differenti, ma soprattutto nella comprensione delle strutture di pensiero, di comportamento e di religione di persone provenienti dai paesi più diversi.

Tale attività non è semplice: bisogna conoscere i sistemi culturali stranieri, le differenti legislazioni nei vari settori di intervento, i diversi stili di vita. La mediazione integrata dovrebbe diventare un ampio contenitore di altre attività mediatorie: quella scolastica, famigliare, civile e penale.

Gli enti locali appaiono il luogo adatto per una simile attività, proprio per la loro poliedricità funzionale e di interventi. Esperienze svolte in alcuni paesi scandinavi hanno dimostrato che questo lavoro ha prodotto non solo una riduzione delle condotte illecite da parte dei cittadini stranieri, ma soprattutto si è rivelato efficace nel prevenire tali comportamenti nei soggetti di seconda generazione. Queste politiche di assimilazione ed integrazione sociale immediata hanno invertito la tendenza in base alla quale sono proprio i figli dei primi immigrati i più coinvolti in problemi con la giustizia.

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