Una Margherita con le spine
Riflessioni di un uomo di sinistra in platea alla presentazione della Lista Civica.
Quando la Dc, corrosa, si è frantumata, dalle macerie sono spuntati alcuni tronconi in polemica fra loro. Ma quel torrente di voti, travolta dalla storia la diga, è andato a ingrossare la Lega e Forza Italia, cioè due gruppi accomunati dall'antipolitica, seppure diversi. E' questa favorevole disgiunzione degli astri che ha consentito 'al centro-sinistra, fra contorsioni e tormenti, di tenere insieme in qualche modo il paese, e salvarlo dal baratro.
Dobbiamo dunque sperare che abbia successo, in Trentino, la Margherita di Lorenzo Dellai, mi dicevo, assistendo in un angolo, alla convention, all'esibirsi dei petali in tondo. Ma per loro sarà difficile vincere: il mondo a cui si rivolge quel fiore è una congerie di corporazioni, intrise di rabbia, localismi, affarismi, con qualche punta persino di razzismo. Naturalmente votate a segnare altri simboli.
Quando sento il riferimento al cattolicesimo politico, che questo è il nerbo della Civica, io provo una certa emozione, fanno groppo i ricordi. E' la storia delle campagne trentine, della fatica e della povertà, della cultura contadina, per la quale nulla e 'è fra il paese e l'universo, fra il campo e le stelle. Non e 'è la politica, e non è una colpa, è la sua fragilità naturale.
Mio padre fu attivo nella cooperazione, fu anche presidente di una cantina sociale, e non voleva saperne di diventare consigliere in Comune, fino a quando qualcuno lo persuase, non so come, almeno da indipendente (ne Ila De, non e 'è bisogno di dirlo). Quando dissi a mia madre che io stavo invece per entrare fra i comunisti, reagì disperata: le sue lacrime mi fecero sentire che le cose erano serie, il mondo a cui ero diretto, e quello in cui lei rimaneva. Oggi quei mondi sono scomparsi, e lo sviluppo economico non unisce, piuttosto divide, frammenta la società.
Per questo la parola politica è tanto sgradita, perché parla della città, dei problemi di tutti, di altri che esistono e premono. Oggi cambiare scheda nell'urna non provoca le lacrime, ed è meglio così.
Provo simpatia per chi, in questa sala, ripete che esistono problemi che ci trascendono come individui. Mi colpiscono due donne, che escludo possano essere elette: Piera Ianeselli, anziana ormai, che nel suo saluto parla della politica come servizio ai bisogni dei cittadini più deboli, e Gabriella Zanini, una giovane, che esprime, di questi tempi, un 'ostinata fiducia nell'Ulivo, e impegno sui problemi ambientali.
Mi auguro che abbia successo la Margherita, ma provo anche dei brividi: ci sono qui marpioni rotti ad ogni manovra, capaci di svolte e raggiri, che promettono elargizioni in tempi di risorse ridotte. A "voltare pagina", come recita lo slogan, da soli non ce la faranno. Quanta società indisponibile al cambiamento sceglierà uno scudo nella Margherita, che la accoglierà così, avversa alle riforme, e abituata a vedere la sinistra come il fumo negli occhi? E se la dis-giunzione degli astri sarà per una volta ancora favorevole, come sarà poi possibile governare insieme, e trasformare il Trentino? E Ugo Corrà, felpato cerimoniere, quale differenza vedrà fra la convention di oggi, e i comizi democristiani?
Ma l'accusa più bruciante che Dellai e i suoi devono sopportare dagli avversari, la leggiamo ogni giorno, è quella di consegnare il Trentino nelle grinfie dei comunisti. Paolo Renna insegna nella mia scuola, ai miei stessi studenti. Quest'anno sarà vicepreside, segno che un bei pacchetto di insegnanti gli hanno dato fiducia. Politicamente è cresciuto all'ombra di De Hai, di cui era amicissimo. Oggi, dopo aver aperto la strada a campioni come Valduga e Morandini, ne è uno dei più accaniti avversari. Quando, sbirciando fra le mie carte, ha intravisto QT con l'articolo aspro del direttore contro Dellai rifacitore della Dc, l'ha voluto, fotocopiato, perché comprarlo sarebbe stato eccessivo, per sbandierarlo in chissà quali occasioni. Renna conosce "i comunisti e i sinistri" da anni, ci lavora vicino, eppure non riesce ancora a pensare che si possa governare il Trentino con le sinistre. "Questo offre il mercato!" -commenta realisticamente Renato Ballardini, in polemica con Ettore Paris.
Eppure sbaglierebbe la sinistra se semplicemente si acconciasse all'alleato. Dettai, americanamente osannato dai suoi alla convention, ha riconosciuto che la sua parte, più moderata, ha bisogno della radicalità e dell'utopia della sinistra. Sul Trentino ha lanciato l'allarme.
I giovani -l'ho verificato fra i miei studenti- sentono l'appartenenza trentina fortissima, più di quella italiana, europea, di cittadini del mondo: le identità locali continuano ad essere sentite come naturali e profonde, mentre già quella nazionale-statale è vissuta come un manufatto artificiale, culturale e politico. Tuttavia avvertono, confusamente, che il Trentino rinchiuso ed arroccato, non basta. C'è bisogno di confronto fra culture diverse, per rispondere ai problemi dell'oggi.
Uscendo dalla convention della Margherita, più preoccupato che fiducioso, pensavo che nemmeno a sinistra sono tutte rose e viole. Le storie, le energie, anche le debolezze vanno intrecciate: forse così la parola politica saprà ancora farsi ascoltare.
Proporrò a Paolo Renna di votare la Margherita, facendo uno sforzo, nel segreto dell'urna. Da giovane, ingenuo, tornando a casa una sera, dopo una lunga assemblea per riformare la scuola mi azzardai a proporgli invece (invano, intendiamoci) di iscriversi al PC i. Vuoi dire che tante cose sono cambiate da allora, ed altre possono ancora cambiare.