Direttore responsabile: King kong
Quando il dialogo coi lettori diventa un incontro di boxe.
Sul finire del '97, il direttore dell'Alto Adige Fabio Barbieri aveva da poco iniziato il suo colloquio coi lettori, che già, da questo nostro piccolo pulpito, mettevamo in guardia: se scrivete a quel giornale, parlate di quel che volete, ma non criticate l'Alto Adige, che il suo direttore non lo tollera. In certi casi, però, è difficile resistere alla tentazione di protestare. Ad esempio, il 25 febbraio, in cronaca di Rovereto, compare un articolo che inizia con queste parole: "Il triste caso della neonata di Milano, trovata morta tra i rifiuti di un cassonetto un paio di giorni fa, mette in luce ancora una volta storie di miseria, incuria, violenza..." e prosegue parlando di una "ondata di abbandoni di neonati (nei cassonetti, in una discarica, altri in un armadio o in una lavatrice) ". Il tutto per introdurre non un infanticidio, come parrebbe, ma un caso di mancato riconoscimento del figlio da parte di una madre, avvenuto in ospedale: vicenda senz'altro dolorosa, deplorevole se si vuole, ma che - vivaddio! - non costituisce reato.
Ciliegina sulla torta: a fianco, la rievocazione di un caso analogo avvenuto 7 anni fa, un episodio nel quale l'Alto Adige fece una pessima figura perché, pur non facendo il nome dei genitori, fornì però ai lettori elementi tali per cui l'indomani, a Rovereto, tutti sapevano di chi si trattava. A tre giorni da quegli articoli, compare una lettera firmata da Mara Roncoletta (presidente della Commissione Pari Opportunità) e Rita Farinelli (componente della stessa commissione e consigliera comunale), che si dicono "sconcertate" dalla confusa costruzione dell'articolo e parlano di toni "moralistico-scandalistici", cercando nel contempo di spiegare in quale contesto possono avvenire casi di quel genere, d'altronde consentiti dalla legge.
La replica di Barbieri, per il quale critica e insulto sono un tutt'uno, è sprezzante: "Devono essere state sconcertate ben prima di leggere l'articolo (e da qualche cosa d'altro) le nostre due amabili lettrici, perché altrimenti non si spiegherebbe la qualità della loro lettura (a meno che l'intelligenza critica non sia stata costretta a cedere il passo al partito preso o, peggio, agli occhiali rosso-rosa dell'ideologia. (...) La confusione (basta leggere l'articolo) è solo nelle loro testoline".
Da qui, il successivo intervento di Dina Bettanini (presidente dell'Alfid): la risposta di Barbieri "non è da buon giornalista e tanto meno da buon direttore di giornale. Ho 76 anni e nutrivo ancora l'illusione che la critica ad un vostro scritto fosse possibile senza poi venir insultati ". Più dura Luisa Zanotelli: "Il suo modo altezzoso e sarcastico nel rispondere... mi ha sconcertata. Certo è che questo atteggiamento di strafottenza maschilista poco si addice a un direttore di giornale ".
Il direttore, però, non si pente, anzi, s'incazza ulteriormente: "Signore gentilissime, se il sostantivo insulto ha ancora un significato, reputo impossibile che si possa trovare alcunché di analogo a quel concetto in quanto ho scritto. Al contrario, leggendo le vostre lettere, mi sembra di aver molto da imparare in quel campo ". Dal che si evince la principale dote stilistica del Nostro: evitare di dare direttamente del cretino a qualcuno, perseguendo però lo stesso scopo in modo più elaborato, così da poter poi smentire di aver offeso chicchessia.
Passano i giorni e altre donne provano a far ragionare l'esagitato Barbieri. La scrittrice Nives Fedrigotti tenta ancora di spiegare la differenza fra infanticidio e abbandono, prima di deplorare a sua volta "la leggerezza ironica del commento del direttore". Altre quattro signore esprimono "perplessità" per quei toni... Ma per piegare il roccioso Barbieri ci vuoi altro: "Credo fermamente - ribatte - che quando si parla di politica... sia indispensabile dirsi le cose in faccia con la massima franchezza. E credo sia altrettanto indispensabile dimenticarsi dei 'buoni' sentimenti che, per quel che mi riguarda, riservo semmai ai rapporti personali. Sarebbe pessimo giornalismo... far prevalere la 'partecipazione umana' sul dato professionale, molcendo con la banalità dei luoghi comuni le durezze che la realtà ci riserva". Concetto che ribadisce rispondendo all'ennesima lettera di contestazione: "Preferisco la durezza della legge mosaica alla vaselina del buonismo". Cosa c'entri tutto ciò con le proteste per un articolo pasticciato, non è chiaro.
Ma non è finita: altre due lettere arrivano; nell'impossibile impresa di fare chiarezza, fra cui quella di Delia Valenti, presidente del Coordinamento Donne, che però commette il fatale errore di buttarla sul femminismo ("Non si è mai visto in questa rubrica utilizzare lo stesso tono e linguaggio quando ad avanzare critiche sono stati lettori uomini "); il che fa uscire definitivamente dai gangheri l'irascibile Barbieri, che fa una certa fatica a non rispondere "mi avete rotto i coglioni", anche se il significato della sua risposta è proprio quello: "Del sesso di chi scrive non me ne importa un accidente. (...) Non mi capitava da tempo di imbattermi in tassi di lagnosità e di vittimismo di queste dimensioni".
E il dialogo coi lettori continua...