Feltri di provincia
Un istruttivo botta e risposta fra il direttore dell'Alto Adige e la pidiessina Wanda Chiodi.
Su queste pagine avevamo già denunciato la sorprendente campagna anti-riformista del direttore dell'Alto Adige Fabio Barbieri: con toni tanto perentori quanto agitati il nostro aveva combattuto la riforma elettorale proposta dalla pidiessina Wanda Chiodi, fornendo così copertura e legittimità ai profondi ma inconfessati desideri della grande maggioranza dei partiti e partitini trentini: continuare con il sistema attuale, che permette la sopravvivenza di formazioni politiche pressoché inesistenti, e impedisce la formazione di schieramenti chiari e programmi definiti.
Fallito il tentativo riformista del governo Patt-Ulivo, sepolta la riforma elettorale, Barbieri cambia obiettivo e se la prende con la sinistra, Pds in particolare, perché non è sufficientemente riformista, non ha le idee chiare, ecc.
Il Pds trentino, si sa, è particolarmente buono, anzi buonista. Ma questa volta Wanda Chiodi ha deciso che la misura era colma. E in un lungo intervento sull'Alto Adige del 10 gennaio rinfaccia al suo direttore la campagna stampa contro il progetto riformista: "Il giornale Alto Adige fu tra i soggetti che si adoperarono per farlo fallire, dando una preziosa mano ai sabotatori delle riforme. Ricordo come fosse ieri che, proprio nei giorni nei quali il Patt doveva decidere sulla riforma elettorale, sull'Alto Adige uscì un corsivo nel quale si faceva intendere che Paladin (il costituzionalista consulente della Giunta, che aveva dato il via libera giuridico alla riforma Chiodi, n.d.r.) è un venduto, che il modello maggioritario è antidemocratico..." ecc ecc.
"Lungi da me serbare rancore - prosegue Chiodi - Ma ora per favore, ci si risparmi almeno lo spettacolo di vedere il direttore di questo giornale impartire lezioni di riformismo."
Parole sante. E Barbieri, cosa risponde?
Il nostro, si sa, ambisce ad essere il Vittorio Feltri trentino, propugnatore di un giornalismo duro, che non guarda in faccia a nessuno, che si fa dei nemici e poi li prende a sberle. E quindi decide di rimanere fedele al suo cliché, e continua a menare fendenti, anche quando non è proprio nelle condizioni, non può colpire nessuno e solo scompostamente agita le braccia in aria. Ed ecco quindi la fine risposta: io non saboto le riforme, "saboto le puttanate... reagisco alle idiozie"', e la riforma della Chiodi "è un mostro giuridico". Perché? Perché da "Il premio di maggioranza a chi la maggioranza non ce l'ha: mai visto al mondo".
Notiamo l'evoluzione (si fa per dire): la campagna-stampa di Barbieri era tutta imperniata sull'inutilità della riforma elettorale, perché "altri sono i problemi che interessano la gente " e per di più il maggioritario è antidemocratico. Adesso l'obiettivo è cambiato: la riforma va bene, il maggioritario anche, è la riforma della Chiodi che è un'anomalia mondiale, "una puttanata ", perché "da il premio di maggioranza a chi la maggioranza non ce l'ha".
La giustificazione non sta evidentemente in piedi: il maggioritario è fatto proprio con questo presupposto, favorire la governabilità, creare le premesse per il bipolarismo, attribuendo la maggioranza assoluta a chi ha solo quella relativa. Dovrebbe essere ovvio. E difatti in una controreplica (16 gennaio) Wanda Chiodi ha buon gioco a proporre millanta esempi (dai comuni e regioni italiani al Portogallo) di leggi elettorali in cui "si affida il governo alla minoranza più grossa... nelle democrazie occidentali, questa è la regola, non l'eccezione!".
Ma Barbieri non si arrende. E continuando a fare il gradasso ( "non ho trovato il nome della mia amica Wanda Chiodi nell annuario dei titolari di cattedra di scienze politiche o di diritto costituzionale... barbarie propagandistica infarcita di falsità tecniche...") obietta che gli esempi portati non vanno bene, e si impegna nell'evidenziare le diversità tra i sistemi elettorali dei casi proposti e quello della riforma Chiodi. Insomma, se la Chiodi gli dimostra che il suo principio - affidare il governo alla minoranza più grossa - è pressoché universale, Barbieri le risponde: sì, ma gli altri lo applicano con una legge elettorale diversa dalla tua; che rimane "una vaccata".
Si ritorna quindi al punto di partenza: per l'Alto Adige la riforma elettorale in Trentino non s'ha da fare.
Conclusioni? Avevamo già detto che fare il Feltri di provincia non è semplice. Adesso ci sembra di poter aggiungere che ci vuole anche della stoffa. Che non tutti hanno.