Ciao cara...
Siamo seduti su una panchina in piazza Duomo. Vicino a noi c’è una signora di una certa età. Sta un po’ in disparte e si gode un timido sole come cerchiamo di fare anche noi. È una domenica mattina, il cielo è un po’ velato, ma la giornata sembra bella. Dalla strada contigua arriva a passo elastico un uomo molto elegante che parla con altri. Quando il suo sguardo ci accarezza distrattamente la signora accanto a noi fa un cenno educato di saluto. Lui si illumina di botto, e sfodera un sorriso ineguagliabile al quale aggiunge, in perfetta sincronia, un sonoro “Ciao cara!”. La signora aspetta un po’, seguendone la marcia decisa, poi si gira verso di noi e, stringendosi nelle spalle come imbarazzata, si giustifica: “Cara? L’ho salutato solo perché l’ho visto sul giornale...”. Era un candidato. È sempre così. Pensi che questo brutto gioco di ipocrita familiarità sia stato oramai smascherato, debellato dall’evoluzione della specie, invece persiste e gli illusi siamo noi. Gente che non ti ha mai considerato, che per strada mai ti ha degnato, se sono candidati riscoprono i muscoli del sorriso come se glieli avessero appiccicati il giorno prima. Come se non capissero che comportarsi come hanno sempre fatto sarebbe senz’altro più credibile e più coerente. No. Si sbracciano dall’altro marciapiede, se sono in bicicletta rischiano pur di mollare il manubrio, festosi, e farti un cenno amichevole, ma di un amichevole che se sei con qualcuno ignaro delle scadenze elettorali, pensa che è passato tuo fratello. Come se non sapessero che ormai l’abbiamo capito, che quando siamo con gli amici ne ridiamo, lo raccontiamo come si può raccontare una barzelletta. Amara.
Naturalmente il gioco peloso dura fino a scrutinio ultimato. Dopo, comunque siano andate le cose, torni ad essere il nulla di prima. Per essere obiettivi dobbiamo dire che non lo fanno tutti, naturalmente, ma tanti sì. Troppi. E quando si entra nel chiuso della cabina elettorale, se non ci fosse una coscienza, verrebbe voglia di votare non “per” qualcuno, bensì “contro” qualcun altro, come da tanti, troppi anni, succede. Voti Tizio per paura che vinca Caio. Ma raramente sei convinto di Tizio... anzi.