L'eterno presidente
“Non avrai altro Presidente all'infuori di me”. Così il bell'Antonio Stompanato, al quinto mandato su sette da quando c’è l’Azienda per il Turismo San Martino di Castrozza Primiero e Vanoi - società cooperativa, ottiene dall’assemblea straordinaria dei soci lo stralcio dallo Statuto di ogni limite alla rieleggibilità degli amministratori.
Un “putinata” senza vergogna, a suo dire suggerita dalla Federazione Trentina della Cooperazione, perché di questi tempi persone con le sue capacità, la sua esperienza, le sue relazioni, davvero non si trovano più da nessuna parte, figuriamoci tra Primierotti, Canalini o Sanmartinotti. “No, non morirò Presidente” rassicura agli astanti dal maxischermo: “Quando ho proposto al CdA, i cui membri sono per 10/13 al terzo mandato, di togliere il vincolo, nessuno, ma proprio nessuno ha pensato a sé stesso, bensì tutti a regalare all’assemblea una straordinaria nuova occasione di libertà!”
E giù di retorica sulla sovranità dell’assemblea, cui però per l’occasione viene tolta ogni possibilità di emendare la proposta o di votare per articoli; sì, quel consesso che viene riunito due volte l’anno, spesso preso per sfinimento da bulimiche autocelebrazioni e garganteschi buffet (avanza sempre metà della roba).
Abbozzo il mio dissenso, azzardando a dire che “il povero don Guetti si rivolta nella tomba”: il limite ai mandati degli amministratori, quantunque non più obbligatorio ai sensi del modificato art. 2542 del Codice Civile, è un baluardo di igiene democratica, che previene le incrostazioni lasciando solo pulito ed un fresco profumo. Come avrebbero sentenziato i nostri nonni trentini: “Na volta per un la ciave del volt”.
Arriva la risposta dello Xi Jinping de noantri: “I tempi sono cambiati, dobbiamo puntare su formazione e professionalizzazione della classe dirigente… aborro quest’ansia di cambiamento per il cambiamento e rivendico i risultati di questi due decenni!”
Viene fatto notare che l’ApT investe sulla formazione degli amministratori presenti, ma non di quelli futuri: la perpetuazione delle élite potrebbe risultare perniciosa in un ambito, quale è quello turistico, a dinamicità accelerata. Se questa compagine parapubblica non è solo un’azienda ma anche una comunità, chiamata a gestire beni comuni, allora dovrebbe essere considerata “come una nave, dove chiunque dovrebbe essere preparato a prendere il timone” (Ibsen dixit).
Niente, sotto le Pale di San Martino permane una cronica incapacità di rigenerazione sociale, culturale e politica: se i sindaci dei Comuni sono al quinto o al sesto incarico, se di quelli degli amministratori della Cassa Rurale si è perso il conto, non vorrai mica che il vanitoso maestro di sceneggiata sia da meno?
Nessuno nega meriti e successi, oneri e onori, ma santa di quella pazienza, come è possibile oggi sopportare che questo attaccamento morboso al potere e annesse pretese di insostituibilità, questo continuo indietreggiare sulle conquiste di civiltà vengano avallati col naso turato, rinunciando ad elaborare ed esprimere una prospettiva più ampia, collettiva e innovativa di esercizio della responsabilità?
Alla fine siamo in 21 a non riuscire proprio a vedere i vestiti nuovi dell'imperatore… in gran parte qualificati ex qualchecosa, e decliniamo le nostre generalità di fronte al notaio come pericolosi imputati di lesa maestà.
Forse è proprio così: i tempi sono cambiati, i prepotenti son tornati (sì, piacciono), la cooperazione trentina è morta, e neanche io mi sento tanto bene.