Sfrattati per un pasticcio legislativo
Paradossale e priva di ogni senso logico la vicenda che interessa circa quaranta nuclei familiari di ex appartenenti alle forze dell’ordine, tra cui 25 famiglie di poliziotti in pensione. È quanto sta accadendo a danno di colleghi, che hanno sempre regolarmente pagato la locazione ed ora sono a rischio sfratto. La legge 52/76 prevedeva una spesa, in ambito nazionale, per la costruzione di alloggi da assegnare con contratto di locazione semplice al personale civile e militare della P.S. Solo nelle province di Trento e Bolzano veniva invece prevista l’assegnazione di questi alloggi, poi edificati negli anni ‘80 in località Ravina, in regime di concessione amministrativa, cioè come alloggi di servizio. In realtà gli occupanti degli alloggi da oltre quarant’anni versano al Demanio un regolare canone mensile a fronte di un contratto di locazione semplice, come avviene per le medesime abitazioni nel resto d’Italia, e non di un atto di concessione amministrativa; inoltre, in molti casi hanno anche sostenuto le spese per interventi di ammodernamento e ripristino. Ignorando quanto disposto dalla legge 560 del 1993, che prevede la possibilità di vendita per tutti gli alloggi di edilizia residenziale pubblica ivi compresi quelli edificati in ottemperanza alla legge 52/76, oggi il Demanio, per motivi non noti, sfruttando quello che la Corte d’Appello ha definito un “difetto normativo”, continua a interpretare sfavorevolmente la norma e a considerare tali appartamenti come alloggi di servizio e non già abitazioni di edilizia residenziale pubblica, e pertanto non soggetti a possibilità di alienazione e riscatto in favore degli occupanti; a questi, o alle loro vedove, viene quindi “gentilmente” richiesto di lasciare gli alloggi, senza considerare che essi sono stati fedeli servitori di questa comunità, oggi ormai anziani, e versano nell’impossibilità di reperire altra sistemazione abitativa. In questo contesto, apprezziamo l’operato del Questore di Trento dott. Maurizio Improta, che, sebbene costretto ad emettere gli avvisi di liberazione spontanea di detti alloggi, non ha mai smesso, a differenza dei rappresentanti di altre amministrazioni, di profondere il suo impegno nell’individuazione di soluzioni alternative che possano condurre a un favorevole epilogo di questa assurda vicenda e che anche noi, come sigla sindacale, auspichiamo, anche per non discriminare i “nostri” in pensione e le loro famiglie da quelli del resto d’Italia.