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Il tema del lavoro in Trentino

Paolo Farinati

Il Trentino è spesso visto come una terra fortunata, con un tasso fisiologico di disoccupazione sotto il 3,5%. Ma negli ultimi anni le cose sono peggiorate, perché il benessere di una comunità si calcola in base a come il sistema sanitario, quello scolastico, il lavoro, l’ambiente rispondono ai cittadini.

Il Trentino ha conosciuto in passato la povertà, e a causa di ciò molte donne e molti uomini delle nostre valli, borghi e città hanno vissuto l’emigrazione. Questa è una premessa fondamentale per capire e per fare oggi ciò che può essere importante anche sul tema del lavoro. Ben sappiamo come da un posto di lavoro nascano la dignità e la necessaria serenità all’interno di ogni famiglia.

Anche in Trentino qualche segnale di rallentamento dell’economia è giunto, confermato dal recente incremento delle ore di cassa integrazione. Il problema va quindi affrontato con responsabilità e fermezza. Gli strumenti ci sono, si tratta di usarli bene.

Sul rallentamento dell’economia mondiale, europea e italiana incidono variabili esogene e endogene: possiamo intervenire su queste? Non su tutte, ma in parte sì.

Il Trentino negli ultimi decenni si è dotato di specifiche Agenzie preposte al tema del Lavoro, al suo sviluppo e incremento in termini di ubicazione qui da noi di nuove aziende, preferibilmente rivolte all'innovazione. Penso alla Trentino Sviluppo e all’Agenzia del Lavoro. Quest’ultima ha il compito di facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro; un processo che dovrebbe essere semplice, almeno in una piccola realtà come il Trentino. Ma non è sempre così.

Trentino Sviluppo, inoltre, dovrebbe per statuto promuovere il Trentino come territorio favorevole all’insediamento di nuove aziende: un mandato preciso.

Ma negli ultimi anni esso ha operato più come un’agenzia immobiliare, trascurando il ruolo di porre il Trentino innanzi all’attenzione delle aziende italiane e internazionali per avvicinarle al nostro territorio. Qui la politica provinciale è mancata, stanti gli evidenti scarsi risultati raggiunti negli ultimi tempi.

Per quanto riguarda, invece, l’Agenzia del Lavoro, essa va rivitalizzata, modernizzata la sua missione, deve essere il motore che fa incontrare i nostri neo diplomati e neo laureati con le aspettative delle aziende del nostro territorio. Facciamone il soggetto interposto tra scuola e impresa.

Sul tema del lavoro ci aiutano anche i Fondi Sociali Europei, ad esempio con sostanziosi contributi verso l’Apprendistato professionalizzante, sulla base di precisi piani finanziari quinquennali. La Provincia di Trento li usa? E bene? Mi risulta non proprio del tutto.

Pensiamo ad un nuovo Patto per il Lavoro in Trentino, che coinvolga le parti sociali e abbia nella politica provinciale il necessario regista, autorevole quanto rispettoso dei diversi ruoli. Le intelligenze e le risorse le abbiamo, non sprechiamo questa occasione. Del resto, è nei momenti di crisi che vanno colte le nuove opportunità, avendo sempre uno sguardo rivolto al medio-lungo termine. Come ci hanno insegnato i nostri vecchi, la semina nei campi richiede pazienza, fiducia, perseveranza e tempo. Rimaniamo loro fedeli.

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