Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire
Anche nell’ultima seduta del Consiglio provinciale, pochi giorni fa, il muro di gomma della politica trentina non ha mostrato alcuna crepa. Imperterrita questa maggioranza (ma ci sarebbe molto da dire anche sui silenzi dell’opposizione!) fa orecchie da mercante rispetto alla grave questione delle infiltrazioni (meglio sarebbe dire radicamento) da parte delle organizzazioni criminali. Ancora una volta il tentativo di porre la questione, con grande senso di responsabilità, da parte del consigliere Marini (mediante la proposta di istituzione di un Osservatorio), si è scontrata con un muro di gomma.
Le risultanze scaturite dal processo “Perfido”, pur se ancora provvisorie, non lasciano dubbi sul fatto che le cosche di ‘ndrangheta siano attive da anni in regione (vedasi anche l’operazione “Freeland” e relativo processo a Bolzano). A conferma che quanto sosteneva ben dieci anni fa il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura (ospite a Trento qualche mese fa in due iniziative pubbliche), a proposito della presenza ‘ndranghetista, non erano fandonie. Da allora abbiamo assistito a continui tentativi di negare o minimizzare ed ora, purtroppo, quei messaggi tranquillizzanti provenienti dalla politica (ma anche da una certa magistratura) sono sedimentati nella coscienza collettiva a tal punto da risultare difficilmente scalfibili, nonostante le recenti risultanze processuali. Mentre però oggi la magistratura ha superato l’inerzia durata decenni, la politica si mostra del tutto insensibile e in particolare l’attuale maggioranza (nonostante nelle sue fila candidi quell’Andrea Gottardi che, da presidente della sezione Autotrasporto di Confindustria, per primo aveva segnalato la presenza mafiosa in regione) assume un atteggiamento di arrogante sufficienza di fronte alla questione.
Ci si deve chiedere come mai tanta sicumera nel negare il problema in sede di confronto politico proprio nel momento in cui, tra grandi opere e Pnrr, enormi affari e connesse masse di denaro si accingono ad interessare il territorio provinciale.
Non mi si risponda che il nuovo gruppo di lavoro sul tema criminalità (che ha sostituito quello guidato dall’ex procuratore Stefano Dragone) e guidato dall’ex questore Alberto Francini, è sufficiente a far fronte alla situazione. Essendo il dott. Francini anche commissario straordinario a Lona-Lases, possiamo valutare la sua adeguatezza in base alle azioni fin qui intraprese proprio nel comune epicentro dell’operazione “Perfido”. Ebbene, tutti ricorderanno l’infelice (fortunatamente fallito) tentativo di far eleggere una lista che negava sistematicamente il problema; forse però nessuno sa che di fronte alla richiesta del Clp di avviare un percorso di informazione/formazione sulla questione, rivolto alla cittadinanza, nulla egli ha fatto in tal senso. Eppure, a mio avviso, l’unica reale risposta a questi problemi sta nel rafforzamento della partecipazione democratica, nella massima trasparenza amministrativa (da qui la richiesta di una Commissione d’accesso che faccia luce sulle troppe opacità di questi decenni) e nella ricostruzione di quel tessuto comunitario distrutto in questi anni.
Partecipazione democratica, trasparenza e ricostruzione del tessuto comunitario (facendo prevalere l’interesse collettivo sugli appetiti e la voracità privati) hanno però bisogno di strumenti di conoscenza, non di metodi polizieschi, e in questo senso era volta la proposta dell’Osservatorio, alla quale il Consiglio provinciale ha sbattuto la porta in faccia (ma si sa, non c’è peggior sordo...). Quella porta che, temo, rischia di rimanere invece aperta per appetiti di lobby e consorterie più o meno criminali!