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QT n. 7, luglio 2023 L’editoriale

Messi fuorilegge i giovani impegnati

Fate parte dei giovani assai preoccupati per le conseguenze dei cambiamenti climatici e quindi ritenete di dover agire per interrompere la marcia verso il disastro? Vi siete convinti che quello che si sta facendo è assolutamente insufficiente e siete stanchi di dichiarazioni ricche di impegni a cui seguono comportamenti opposti ? Ritenete quindi di non potervi fidare di chi è al potere e non vuole proprio capire che è scaduto il tempo delle scelte che non disturbano qualcuno?

Bene, allora preparatevi a scelte difficili. L’opzione della disobbedienza civile, come arma per scuotere le coscienze, magari anche con azioni dimostrative forti, sta portando ad altrettanto forti reazioni. Anzi, più forti. Repressive.

Tira una brutta aria in Europa, i segnali che i governi stanno reagendo con durezza si stanno moltiplicando.

Non ci meraviglia che nella Russia di Putin si siano messe al bando associazioni come Greenpeace e WWF, accusate di minacciare la sicurezza economica del paese e si sia addirittura arrivati ad assimilarle alle organizzazioni terroristiche. Gli interessi delle industrie dell’energia, del petrolio e del gas naturale dell’Artico vanno difesi ad ogni costo, in Russia la conversione ecologica può attendere.

Inaccettabile però che azioni di contrasto pesante avvengano nei paesi dell’Unione Europea, la stessa che con la Next Generation EU ha investito grandi risorse sulla conversione ecologica. Eppure lo scorso gennaio in Germania, oltre diecimila manifestanti, contrari all’ampliamento della miniera di carbone a cielo aperto di Lutzerath, sono stati dispersi con la forza; a maggio, sempre in Germania, una strutturata operazione di polizia si è scatenata contro i giovani di Ultima Generazione, operando 15 perquisizioni, la disattivazione della loro homepage, il sequestro di donazioni di liberi cittadini per un totale di 1,4 milioni di euro, il tutto con l’accusa di “formazione oppure supporto a un’organizzazione criminale”; in giugno in Francia Macron ha messo fuorilegge le centinaia di associazioni, comitati e sindaci, confluiti in Les Soulèvements de la Terre.

In Italia per ora la deriva anti-ecologisti non sembra essere partita, forse più per l’assenza di azioni/occupazioni contro cui scatenarla che per apertura mentale dei decisori. Difficile pensare che l’attuale governo non aspetti che l’occasione giusta per adeguarsi. Basti pensare a quanto sia stato ingigantito ad arte il problema rave party pur di arrivare a promulgare una legge che li proibisca.

Da questo punto di vista un esempio concreto lo abbiamo avuto di recente proprio nel nostro piccolo Trentino. Ne sanno qualcosa i ragazzi di Fridays for Future. E’ bastato che il 22 ottobre 2021, in occasione della giornata mondiale per il clima, entrassero negli spazi del Liceo Artistico Vittoria nel tentativo di convincere i colleghi studenti ad aderire allo sciopero e partecipare alla manifestazione, per dare il via ad una sequenza spropositata di reazioni, a partire dalla richiesta d’intervento delle forze dell’ordine da parte della dirigente scolastica (quando una sua mediazione avrebbe portato a ben diversi esiti), per finire con il Pm che ha chiesto per quattro di loro cinque mesi di reclusione, commutati in 12.500 euro di multa a testa. Il 23 giugno il tribunale di Trento doveva pronunciarsi sul ricorso a favore dei ragazzi, sostenuto dall’avvocato Nicola Canestrini, ma l’udienza è stata rinviata al 31 ottobre.

Difficile non vedere in tutto ciò un segnale fortemente punitivo che, colpendo in modo durissimo pochi, fa capire a tutti gli altri come ci si deve comportare.

Anche la scuola ne esce male: nel giorno simbolo della lotta per il clima di cosa si sarebbe dovuta occupare l’istituzione scolastica se non di quello?

In ogni caso, pessime scelte.

Leggiamo ogni giorno pensosi editoriali sulla deriva di “questi giovani”, preda di Internet, dei social, delle fake news, degli influencer, del Covid e del post Covid... Quando poi si impegnano, per cause meritorie, che gli adulti non hanno il coraggio di portare avanti, vengono repressi, e duramente.

Se c’era un modo per convincere i giovani che i “grandi” (scanso equivoci, grandi in termini anagrafici) non hanno capito niente e con le buone non si va da nessuna parte, lo abbiamo trovato. Del resto già don Milani, fin dagli anni ‘60, ci ricordava che in determinate situazioni ed emergenze “L’obbedienza non è più una virtù”.