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La morte dà spettacolo

La trama è nota. Lui e lei stanno insieme. Ad un certo punto lei decide di lasciarlo, ma lui non si dà per vinto. Fino al punto di cercare di recuperare il rapporto a costo di morire. E così avviene: un omicidio e un suicidio.

Non è il soggetto di un giallo psicotico-sentimentale, ma quello che a grandi linee è accaduto nella notte tra il 22 e il 23 novembre a Trento. Protagonisti: Carlos Ignacio Carrasco e Ilenia Graziola. Uno dei tanti drammi che periodicamente funestano le nostre città e che dovrebbero essere motivo di riflessione sulla difficoltà delle relazioni interpersonali e della gestione delle emozioni. Argomenti degni di una seria inchiesta giornalistica. Eppure i quotidiani locali hanno preferito seguire la solita linea editoriale della cronaca nera: spettacolo e morbosità.

Osserviamo i dati. In due giorni il Trentino ha dedicato all’omicidio-suicidio di via Zanella due titoli principali in prima pagina, 8 pagine interne e 38 fotografie. Ancora meglio ha fatto l’Adige, che già due anni fa per il delitto di Canova aveva fatto scuola con il titolo a tutta pagina “Te copo!”. Il quotidiano di Giovanetti se n’è uscito con un titolo a sei colonne, una fotonotizia in taglio centrale, ben 12 pagine interne e 42 fotografie. Il Corriere del Trentino non era in edicola il lunedì successivo al fatto (avvenuto nella notte tra sabato e domenica) e così si è limitato a riportare martedì una fotonotizia in prima pagina e 2 pagine interne con 4 fotografie.

Una copertura giornalistica, dunque, degna di un evento assolutamente eccezionale.

Ma qual è stato il taglio degli articoli presenti nelle monografie? Sia il Trentino che l’Adige hanno deciso di dedicare ciascuna pagina interna ad un aspetto della vicenda (Il presagio, La tragedia, La serata, Ilenia, Carlos, I vicini...), come se si trattasse dei capitoli di un romanzo o delle sequenze di un film. Non a caso l’Adige ha perfino realizzato una striscia illustrata con la quale descrivere il delitto, dal titolo inequivocabile “Il film della serata”. I contenuti degli articoli, inoltre, hanno riguardato tre temi: la cronaca dell’omicidio, la descrizione dei personaggi, l’analisi del dramma. Quest’ultimo aspetto, cruciale per una società attonita di fronte a casi simili, è stato però relegato ai margini della monografia. Tutto il resto è cronaca della serata e, soprattutto, descrizione dei personaggi.

Se si parlasse di un romanzo o di un film non ci sarebbe nulla da eccepire. Ma i quotidiani dovrebbero fare informazione, non fiction. Eppure i due principali giornali locali hanno fatto a gara per costruire la storia più avvincente, più truculenta, più straziante. I giornalisti sono diventati segugi del gossip nero e hanno costruito piano piano i personaggi di un melodramma da dare in pasto ai lettori, felici di entrare nelle vite private dei due protagonisti e farne scempio, con il loro voyeurismo e la loro insopportabile pietà da rotocalco. 

Il Trentino è andato a spulciare pure su Facebook i profili dei due, scaricando e pubblicando le loro foto con le rispettive didascalie. L’Adige è andato oltre e ha fornito anche i dettagli precisi dell’esame autoptico (è fare informazione scrivere che la ragazza in agonia ha appannato il vetro dell’automobile esalando gli ultimi respiri?). E poi si è dedicato alle ipotesi del delitto. E’ a questo punto che il giornalista si è trasformato in mediocre scrittore noir: “Immaginiamo Carlos osservare la sua donna ballare il tango allo Sporting, guidata in quella danza sensuale da altri uomini, mentre lui a bordo pista accarezzava la lama affilata del coltello da cucina portato per uccidere”.

Le due persone, Ilenia e Carlos, sono sparite. Hanno lasciato spazio ai personaggi che i quotidiani e i lettori volevano. Lettori abituati a disinteressarsi della vera vita di quell’uomo e di quella donna e del perché il dramma si è consumato. A loro è bastata la storiaccia da film di seconda serata. E i giornali li hanno accontentati.

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