La nuova stazione delle corriere
Da anni Italia Nostra chiede che si elabori e si discuta l'assetto urbanistico che seguirà l'interramento della ferrovia nel suo tratto centrale, perché senza un quadro d'insieme, i singoli frammenti che man manosi realizzeranno rischiano di rimanere episodi sconnessi, incapaci di formare un vero pezzo di città. La nuova stazione delle autocorriere si annuncia come il primo caso.
La nuova stazione delle autocorriere sorgerà nel punto di massima vicinanza tra la città storica e il fiume: meno di 120 metri separano il tracciato delle vecchie mura dall'argine. Un luogo davvero strategico dove, con l'interramento della ferrovia, vecchie e nuove infrastrutture urbane si troveranno affiancate. È anche il luogo dove la città storica, nel tratto tra Torre Vanga e la Facoltà di Lettere, si presenta con i suoi tessuti più slabbrati e incoerenti. Sono i luoghi che la ferrovia aveva ridotto a "retri" secondari, e che tra qualche anno si troveranno in prima fila, affacciati sul viale che dovrebbe sostituire il fascio dei binari: uno spazio pubblico primario di cui, in questi anni, nessuno ha progettato la forma, il carattere, il rapporto con la città e le relazioni con gli edifici ai suoi lati.
La variante al piano regolatore del 2021 ha riconfermato il boulevard disegnato da Busquets nel 2001; oggi si apprende, invece, che dietro la nuova stazione, al posto dell'attuale ferrovia, non ci sarà nessun viale, ma un "parco lineare": chi ha approvato una modifica urbanistica così radicale, stravolgendo vent'anni di pianificazione per una stazione delle autocorriere?
Mobilità
Che ruolo avrà la stazione delle autocorriere nel sistema della mobilità? Sappiamo che non sarà un punto di scambio tra automobile e trasporto pubblico, dato che il modesto parcheggio interrato sarà riservato ai residenti. Il progetto prevede entrate e uscite per le autocorriere e per i passeggeri sul lato ovest, verso il fiume, ma la città è sul lato opposto. Che interscambio è previsto tra autocorriere e autobus, dato che la sostituzione del boulevard con un "parco lineare" preclude un'efficace interconnessione con le linee urbane? Come si connetterà con il Nordus (o come si chiamerà) la cosiddetta "linea forte" che dovrebbe costituire la dorsale del sistema della mobilità collettiva, di cui il progetto non tiene conto? Quali percorsi pedonali condurranno alla città storica?
Inoltre: in che senso questa stazione sarebbe un hub (termine inglese che denota un aeroporto di primaria importanza, abusato per indicare qualsiasi struttura d'interscambio)? Per la "funicolare" [sic!] che dovrebbe collegarlo alla partenza della funivia per Vason, di là dell'Adige? Quanti interscambi deve sopportare il malcapitato turista o escursionista prima di giungere alla meta? O, invece, la stazione sarebbe un hub per l'improbabile parcheggio per biciclette inserito in una torre di 10 piani?
Dov'è la città?
La mobilità è il sistema che consente a ognuno di raggiungere la sua meta. Le stazioni dovrebbero trovarsi nel centro delle principali destinazioni, perché scendendo dal mezzo collettivo l'utente dovrebbe trovare lo scopo del suo viaggio: la città e i suoi servizi. A Bolzano sopra la nuova stazione interrata ci saranno 4 piani di servizi (più 4 piani residenziali), e al suo esterno piazza Walther e la città storica; chi scenderà dalla nuova stazione a Trento troverà il vuoto. Chi pensi che basteranno quattro passi per essere in città non ha idea di come una città funzioni, trascura la fondamentale integrazione delle attività che richiede la continuità di spazi e servizi. Separare le stazioni (a maggior ragione quelle terminali) dai servizi primari vanifica lo scopo del trasporto collettivo, ne disincentiva l'uso, ne sperpera le potenzialità.
Il giardino pensile
È stupefacente la perseveranza con cui architetti e pianificatori insistono nel ripetere gli stessi errori: la pretesa di condurre i cittadini a passeggio sulle coperture degli edifici ha alle spalle un secolo di fallimenti. Per chi non li conosca, può bastare una visita alla copertura panoramica della ex Manifattura Tabacchi di Rovereto, progettata da un archistar giapponese di passaggio: in quel luogo desolante e inospitale non troverà traccia delle gaudenti comparse che animavano i rendering di Kengo Kuma. Coperture praticabili realizzate in contesti ben più promettenti sono state chiuse o smantellate perché inutilizzate o problematiche: non c'è alcuna plausibile ragione per ipotizzare che qui, invece, qualche aiuola e un bacino per l'acqua piovana garantiranno alla copertura una sorte migliore. Inoltre, data la scarsità e la preziosità del suolo urbano, edificare a un solo piano nel centro della città è uno spreco che non possiamo permetterci. Sarebbe opportuno usare lo spazio soprastante la stazione per qualche attività. Per esempio, un servizio pubblico di livello sovracomunale che possa trarre vantaggio dal trasporto extraurbano.
Progetto iconico o corale?
La torre di legno che dovrebbe contenere uno stravagante parcheggio verticale per biciclette ha indubbiamente un suo fascino, ma è un oggetto del tutto spaesato. Non solo per la presenza della vicina Torre Vanga, che certamente ha qualche motivo in più per occupare il luogo in cui si trova e per pretendere un ruolo di primo piano nel paesaggio cittadino, ma anche per le connotazioni di una struttura lignea (per nulla ecologica) che appare incongrua in ambito urbano.
Tra i pochi punti della città dove quella bizzarra struttura potrebbe essere collocata viene in mente il parco delle Albere: per le facciate di larice progettate da Renzo Piano, per gli studenti che si recano in bici alla biblioteca, per la possibilità di salire a 30 metri d'altezza e da lassù finalmente capire perché si chiama parco fluviale.
Italia Nostra ha sempre auspicato che le opere pubbliche possano rendere orgogliosi i loro committenti – cioè i cittadini – per il loro contributo alla bellezza della città.
Vorremmo, quindi, che anche la nuova stazione delle autocorriere, senza la pretesa di diventare l'emblema di Trento, s'inserisse armoniosamente nella scena cittadina. Questa aspirazione si scontra con una grave lacuna: qui il paesaggio urbano è tutto da ridefinire.
Più che un progetto iconico, è urgente un progetto corale, dove la nuova stazione possa trovare la sua giusta collocazione e offrire un apporto coerente alla forma della città. A quando?