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QT n. 10, ottobre 2021 L’editoriale

L’odio non è ineluttabile

La misera storia del tracotante, fragile ideatore della Bestia di Salvini. E la necessità di sviluppare una cultura della gestione delle pulsioni al tempo del web.

Lavicenda di Luca Morisi e la sua Bestia costringono, a nostro avviso, a fare i conti con la versione moderna del male. Può sembrare una parola grossa, il male, magari con la M maiuscola. D’accordo, non siamo di fronte ai forni crematori, ma solo (solo?) alla coltivazione dell’odio. Attraverso un meccanismo ormai noto e collaudato: individuazione dell’obiettivo, e poi via con il linciaggio, a base di falsità, derisioni, insulti – mediatici, ma moltiplicati per mille, diecimila, centomila.

Un odio che si approfondisce e dilaga, fino a diventare, per molti, senso comune e fuoriuscire dal web nella vita reale.

Il bersaglio ne esce distrutto. Al contrario, il padrone della Bestia incrementa il proprio potere e popolarità; al servizio, anzi innervato, nella politica. E’ la versione contemporanea di tante esperienze storiche: l’odio che genera potere. E in un circolo vizioso, il potere viene poi condizionato dall’odio.

La perversa dinamica, già depotenziata dal Covid e relative problematiche, dalla Bestia malamente gestite, è stata messa a nudo e ridicolizzata dalla perquisizione dei Carabinieri in un casale di campagna. L’odio scientemente aizzato contro spacciatori, immigrati, omosessuali si è rovesciato sul suo artefice, sorpreso ad organizzare festini gay a base di droga e sesso con giovani rumeni. La legge del contrappasso.

Il tema però non è la coerenza di Luca Morisi; e nemmeno le penose giravolte di Salvini, della Bestia utilizzatore finale e sovvenzionatore. Il tema è l’odio.

Come mai tanta gente è così disponibile ad odiare? A insultare, a perseguitare?

D’accordo, il fenomeno è antico: si sono perseguitati i cristiani, gli ebrei, gli sciiti, gli Hutu, le streghe, i negri... Ogni epoca ha dovuto fare i conti con le irrazionali ondate di odio, con il corredo di vittime, di conflitti, e spesso di vittorie di chi ci ha speculato sopra. Questo non esime, anzi rafforza l’esigenza di fare oggi i conti con lesue modalità di propagazione 4.0.

Da un qualchetempo sosteniamo che la nostra società non ha ancora elaborato modalità adeguate di gestione, e soprattutto una cultura diffusa, sull’uso intelligente e civile della medialità. Siamo tutti dei ragazzini con in mano una macchina da 300 all’ora, senza scuola guida né codice della strada.

Sull’odio in rete dovremo sviluppare una cultura diffusa che lo smascheri e lo contrasti. Non dovrebbe essere difficile iniziare: mettendo a confronto la bestiale virulenza delle campagne di Luca Morisi con la sua immagine di fragile ragazzo cresciuto male, che ora chiede comprensione per vizi da persona sola e smarrita.

Come si fa a farsi trasportare nella truculenza, da uno così? E in fin dei conti, tutti gli odiatori come pure i loro profittatori, non sono dei poveretti? Ci dobbiamo sbranare tra noi perchè ce lo dice un Morisi o un Salvini?

Questa, riteniamo, la lezione da imparare.