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Operazione “Perfido”: troppe parole di circostanza

La cosa si sapeva già da anni eppure si è fatta molta fatica a togliere le mele marce e hanno ridotto le comunità ad un mercato delle vacche

Graziano Ferrari, Giorgio Negri
Conferenza stampa sull'"Operazione perfido"

Quasi tutti plaudono alle forze dell’ordine che hanno diretto e partecipato all’operazione “Perfido”. Diciannove arresti, sequestro di beni per sei milioni e un’accusa pesantissima pende su tutti: “Associazione a delinquere di stampo mafioso”.

Molte frasi e parole di circostanza si spendono in questi giorni sui giornali e telegiornali locali.

Ma la sostanza è tutt’altra storia. Nei nostri generosi e volenterosi paeselli si continua a praticare l’indifferenza se non proprio un atteggiamento omertoso, solo in piccola parte dovuto alla paura.

Quanto successo in questi giorni, indipendentemente dall’esito dei percorsi giudiziari, non demarca una linea netta fra “buoni” e “cattivi”. O, per dirla come alcune dichiarazioni apparse sulla stampa,”Fare piazza pulita... una volta per tutte”, o “Separare le mele marce da quelle buone”. Queste sono ricette semplicistiche, che scaricano su magistratura e forze dell’ordine compiti e responsabilità che sono in primo luogo di chi amministra le nostre comunità, di chi rappresenta l’economia del porfido e di tutti i cittadini.

Da tempo pubblicamente si sono svolte iniziative ed incontri che si basavano su atti processuali e sull’inchiesta condotta dal giornale Questotrentino riportata su più numeri. Dove si denunciavano comportamenti ed atti inaccettabili sotto ogni profilo. Situazioni rispetto alle quali si è preferito far prevalere l’interesse economico immediato di una parte del settore del porfido scaltra e poco rispettosa. Nemmeno davanti al sequestro e al pestaggio di Xupai, lavoratore del porfido, si sono preoccupati di togliere le mele marce dalla cassa. Era il 2014, forse allora le mele marce si potevano togliere. Oggi si rischia di dover buttare anche la cassa. E neppure gli amministratori dei nostri comuni del porfido, sia passati che attuali, sembrano dei fulmini di guerra.

Davanti a una situazione di questo tipo se non trovi il coraggio di prendere posizione, non solo a chiacchiere, rischi di essere complice di un sistema violento e disonesto.

Certo, sarebbe necessario superare quel conflitto d’interesse ed una certa sudditanza, come fino ad ora è stato su qualsiasi fatto relativo al mondo del porfido.

Non sembrerebbe un atto rivoluzionario la convocazione urgente dei consigli comunali della zona del porfido per tentare di fare chiarezza su quali basi sociali ed economiche si intende sviluppare le nostre comunità. Mettendo magari al centro del dibattito politico quel senso etico che passa attraverso il diritto ed il dovere collettivo in contrapposizione alle clientele e ai favori alle lobby economiche che hanno ridotto le comunità ad un mercato delle vacche.

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