I questuanti
Questotrentino sta chiedendo il sostegno dei lettori per salvare il giornale. Non è la prima volta...
... ma non è che siamo degli spreconi. Quando fondammo la cooperativa editrice del giornale, nel 1980, ci ritrovammo dal notaio - in nove - non a Trento, ma a Cavalese, perché qualcuno ci aveva assicurato che lì avremmo speso di meno.
Il primo numero di Questotrentino, uscito nel settembre di quell’anno, ebbe un ottimo riscontro di vendite, ma esaurito l’effetto curiosità e con pochissima pubblicità, anche se tutti - dai redattori all’amministratore - lavoravano gratuitamente, si creò rapidamente un debito preoccupante. Eravamo da troppo poco tempo sul mercato per poter già chiedere aiuto ai lettori, così dovemmo metter mano ai nostri portafogli; fra gli altri, un redattore offrì alla bisogna una bella collezione di francobolli italiani, da cui ricavammo un milione di lire.
Ne venimmo fuori. “Il giornale - ricordavamo anni dopo - iniziò progressivamente ad avere una sua base di abbonati decorosa e a raccogliere in modo più determinato la pubblicità. Grazie alla sopraggiunta tranquillità finanziaria, poterono crescere anche le pagine, passate da 12 a 16 e poi a 20, con punte di 24 o addirittura 28”.
Un consigliere provinciale (di sinistra) aveva pronosticato che saremmo durati non più di sei mesi. Fu smentito dai fatti, ma non aveva torto a pensarla così, se anche un amico come il mass-mediologo Renato Porro riteneva che “Questotrentino è come il sangue di San Gennaro: un fenomeno che non dovrebbe esistere, eppure c’è. Secondo le leggi dei media, il vostro foglio non dovrebbe uscire; eppure ogni 15 giorni (allora eravamo quindicinali), il miracolo si ripete e Questotrentino arriva in edicola”.
Un miracolo, va precisato, che riguardava sia la sostenibilità economica, sia la gestione dei rapporti; perché quando si lavora su base volontaria può sempre succedere - e succede - che un collaboratore che ha promesso un articolo, all’ultimo momento dia buca (si è dimenticato, è subentrato un impegno, gli è passata la voglia...) e mica si può minacciargli il licenziamento e neppure arrabbiarsi troppo, altrimenti quello se ne va. O che l’amministratore ti abbandoni all’improvviso, lasciandoti in balia di una marea di incombenze burocratiche per le quali non hai alcuna competenza.
Comunque, per tutti gli anni Ottanta campammo decorosamente e nei primi anni ‘90 raggiungemmo quasi la floridezza economica, grazie ad una serie di campagne-stampa che denunciavano il malaffare nella nostra Provincia: quella Tangentopoli trentina, in cui Questotrentino ebbe un ruolo importante.
Il giornale poté rafforzarsi anche grazie al pre-pensionamento di alcuni redattori, che da allora lavorarono al giornale a tempo pieno e ai quali si decise di corrispondere un rimborso-spese che coprisse la differenza fra lo stipendio fin lì percepito e la pensione.
Ma la tranquillità economica (e la concessione dei rimborsi-spese) durarono poco, forse un paio d’anni. Poi “proprio il terremoto causato da Tangentopoli portò paradossalmente una serie di problemi al giornale. La magistratura iniziò a svolgere per davvero il suo ruolo, e la stampa quotidiana ad assumere un atteggiamento sempre meno riverente nei confronti dei poteri forti. Questotrentino perse così il monopolio della denuncia. Parallelamente, molti redattori compirono altre scelte di vita, allontanandosi dal giornale. Quando anche l’allora direttore Michele Zacchi abbandonò dopo un decennio la guida del giornale, nel 1995, divenne chiara la necessità di una svolta”.
Cercammo allora di modernizzarci, e da tabloid passammo al formato magazine, rinnovammo la grafica e passammo a 48 pagine. Ma le cose non migliorarono: “La scommessa - commentavamo sconsolati - è in gran parte persa. Probabilmente non c’è questa nuova diffusa richiesta d’informazione; e in ogni caso non la intercetta QT, che cambia aspetto grafico ma non i contenuti né il modo di presentarli. Il nuovo formato si traduce solo in un aggravio dei costi”.
A salvarci interviene, nel 1997, l’iniziativa di due amici del giornale, la prof.ssa Rosanna Carrozzini e il dott. Mario Del Dot, che creano l’associazione “Sostenitori di QT”, avviando una raccolta fondi che grazie a una quarantina di milioni raccolti nel corso di un anno ci ridà un po’ di respiro.
Ma la crisi è stata tamponata, non risolta. Appena due anni dopo, infatti, celebrando mestamente il compleanno del giornale, titolavamo: “Questotrentino: vent’anni e poi più?”, ripetendo il nostro appello ai lettori.
La sottoscrizione si chiudeva nel maggio del 2000 con discreti risultati “Dal punto di vista economico la sottoscrizione ha fruttato quasi 10 milioni. Risultato incoraggiante, ma pur sempre la metà dell’obiettivo che ci eravamo prefissati. Fortunatamente la chiusura del bilancio del 1999 è stata più positiva del previsto”.
Seguivano alcune considerazioni politiche che intendevano spiegare, al di là delle vendite insoddisfacenti e della sempre carente raccolta pubblicitaria, le nostre difficoltà, ma anche possibili nuove prospettive: “Il fatto che QT eserciti il diritto di critica anche sulle amministrazioni di sinistra non viene accettato facilmente. Ma d’altra parte attorno al giornale abbiamo registrato un rinnovato interesse: nuovi redattori, nuovi collaboratori, nuovi lettori. Chi viene in sede trova facce nuove, di gente interessata e motivata”.
Nel 2004, celebrando il 25° compleanno di Questotrentino (“Perché festeggiarlo? ‘Perché il 50° non riusciremo a festeggiarlo’ - spiega, con un sorriso un po’ furbo, un po’ mesto, il caporedattore”), sembra che l’emergenza economica non sia più di attualità; ma la tranquillità svanisce presto.
Nel dicembre 2006 un articolo lamentava “la progressiva riduzione del numero di persone responsabili del giornale. Dall’iniziale collettivo di una dozzina di persone, oggi siamo a un nucleo duro di una persona e mezza, attorno a cui ruota una galassia di collaboratori, di persone che in varie maniere danno una mano. Così tutta la notevole attività connessa al giornale, dal dibattito culturale agli aspetti tecnici, alle pratiche burocratiche, finisce per convergere in un punto solo (una persona e mezza), che tutto coordina e dirige. Il che porta a seri limiti nell’operatività aziendale, che si riflette sulla salute dei bilanci, negli ultimi due anni pesantemente in rosso. Su questo si innesta un’altra non positiva dinamica: QT individuato come giornale di parte, di sinistra, quindi partigiano. Ma siccome QT non lesina critiche anche alla sinistra, il risultato è un giornale della sinistra, ma da questa (o almeno, da larga parte dei suoi vertici) detestato. Della serie: cornuti e mazziati”.
Seguiva l’appello di 14 amici di QT (da Emanuele Curzel a Giovanni Kessler, da Franco Ianeselli a Bruno Sanguanini, a Paolo Endrici...) che dava il via a una nuova richiesta di sostegno per un giornale che si preparava nuovamente a cambiare: “Il debito è di 15.000 euro. Poca cosa per i giornali che godono di svariate forme di sostegno e di pubblicità: molto per Questotrentino, che vive quasi completamente di abbonamenti e acquirenti in edicola. Ad ogni lettore QT chiede uno sforzo. Per rinnovarsi il giornale necessita di almeno 15.000 euro, per ripianare il debito e lanciare il nuovo corso. Cento sottoscrittori di una quota di 100 euro, 200 di una quota di cinquanta, tante adesioni con quote popolari: chiediamo un sostegno che consenta al giornale di continuare ad esistere, rinnovato e qualificato, per interpretare ancora il Trentino di oggi”.
La grande illusione
Anche stavolta l’obiettivo fu raggiunto, anzi brillantemente superato e partì la svolta di un QT mensile, tutto a colori, che puntava a sfondare, grazie all’inserimento in redazione di un folto gruppo di giovani (modestamente retribuiti), i suoi eterni limiti di diffusione: “Al 2008 QT è arrivato anche col fiato corto e con prospettive che potevano farsi concrete solo a patto di cambiare, non solo la grafica, ma anche la sostanza: modo di farlo, contenuti, modo di presentarli, redazione. Elemento chiave della riuscita del progetto era soprattutto la possibilità di affiancare alle vecchie “querce” ormai sessantenni che finora hanno fatto il giornale quei 5/6 giovani laureati e laureandi - di formazione giornalisti, storici, sociologi, filosofi - che da qualche anno collaborano validamente col giornale”.
QT divenne effettivamente più bello, più accurato, ma aspettammo invano che il numero dei lettori e degli inserzionisti pubblicitari aumentasse in maniera significativa. E non erano ipotizzabili ulteriori investimenti come qualcuno chiedeva. Ne risultò una delusione che, insieme al loro progressivo inserimento nel mondo del lavoro, indusse i giovani redattori a diradare e infine a cessare il loro impegno al giornale.
Da quel momento non molto è cambiato, se non un continuo turn-over di giovani; così come non sono cambiate le periodiche difficoltà finanziarie. Ciò nonostante, per un decennio e fino al gennaio scorso, abbiamo evitato nuove richieste di sostegno, sostituite, negli ultimi anni, da feste organizzate in redazione, dove una cena, delle letture e un intrattenimento musicale sono l’elegante occasione per battere cassa presso i numerosi amici sempre intervenuti.
Stavolta festa e sottoscrizione dovevano viaggiare insieme. Mentre la prima, ottimisticamente prevista per il 24 marzo, è stata ovviamente rinviata sine die, la seconda è ancora lontana dal raggiungimento dell’obiettivo; e speriamo non rallenti più di tanto a causa dell’epidemia, alla quale naturalmente deve guardare anzitutto la generosità dei cittadini.