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Casermette delle Viote: un degrado programmato?

Affidato al "patrimonio del Trentino" il complesso, di straordinario valore architettonico ed ambientale, sembra lasciato all'abbandono

Francesco Borzaga

Il brutto spettacolo delle casermette austriache delle Viote del Bondone, crollate e ridotte a rovine quale ci presenta il servizio pubblicato sul Trentino del 16 febbraio, mi provoca grande tristezza e tanta rabbia. Voglio bene alle casermette. Da anni, in ogni occasione possibile, insisto per il mantenimento e la valorizzazione di questo complesso di straordinario valore architettonico e ambientale. A suo tempo avevo salutato con gioia l’iniziativa di Walter Micheli che collocò alle caserme il nuovo istituto del Centro di ecologia alpina. In questo modo si arricchiva il Bondone di una presenza potenzialmente di grande prestigio scientifico e culturale, ribadendo nel contempo la necessità di tutelare un territorio di straordinaria ricchezza naturalistica.

Credo anche per ostilità e gelosia nei confronti di Micheli ci si è affrettati a cancellare, non appena è stato possibile, la sua opera. Con significativo contrasto, subito si è dato spazio ad un grottesco maxiprogetto speculativo, per il quale, come leggo, si sono profusi ben 190.000 euro di “consulenze”. Abortito il mostro, le casermette sono rimaste affidate, salvo errori, a “Patrimonio del Trentino”. Con quale cura e con quale diligenza il complesso sia stato gestito, lo si vede dai risultati.

Non ho motivo di credere che il risultato sia involontario e dovuto a disattenzione. Penso invece che l’abbandono sia programmato e voluto, frutto della precisa volontà di liberarsi di una presenza sentita come incomoda. Una volontà politica, per essere chiari.

Al riguardo, ho altre esperienze. Diversi anni fa il sindaco di Trento Adriano Goio, dando seguito a molte mie sollecitazioni ma anche a un voto della circoscrizione dell’Oltrefersina, mi assicurava l’intervento del Comune per salvaguardare e utilizzare il maso Tasin di Gocciadoro. Si trattava di un bellissimo esempio di architettura rurale trentina, collocato in posizione dominante sul parco e di grande interesse per la valorizzazione dello stesso. Ne seguì un deprimente palleggio di competenze fra il Comune e il Villaggio SOS. Oggi il fu maso Tasin è un mucchio di sassi contornato da filo spinato.

Casi simili, di una proprietà pubblica lasciata in balia dei cani e dei vandali sono numerosi. In quel di Pergine c’è l’ex Villa Rosa, mentre a Candriai l’ex Colonia Degasperi, edificio assai capiente, sta andando a pezzi, In piazza della Mostra l’ex Questura, dove già furono collocate le scuderie del Buonconsiglio, attende una decisione sul suo destino. E potrei continuare.

Che valore avevano le casermette, che valore aveva l’ex maso Tasin?

Parlando dell’adempimento delle obbligazioni, l’articolo 1176 del Codice Civile stabilisce l’obbligo, per il debitore, di usare la diligenza del buon padre di famiglia. Qui si tratta di proprietà pubbliche facenti parte del patrimonio del Trentino.

L’articolo 635 del Codice Penale dice che “chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende inservibili edifici pubblici è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni, con procedimento d’ufficio”.

Mi sembra proprio questo il caso delle casermette del Bondone.

Ci sarà qualcuno a risponderne?

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