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QT n. 4, aprile 2019 Monitor: Danza

“R.osa-10 esercizi per nuovi virtuosismi”

L’insostenibile leggerezza dell’essere… virtuoso

“R.osa”

Il suo corpo dalle fattezze boteriane ha campeggiato per più di una settimana sul manifesto affisso all’esterno dell’Auditorium Melotti, ma chissà se il pubblico che ha assistito alla rappresentazione di “R.osa” era davvero preparato all’entrata in scena di Claudia Marsicano: una “cicciona” (come lei stessa si è autoironicamente definita a fine spettacolo), il cui aspetto contrasta con il canone dell’esile ed eterea ballerina di teatro-danza contemporaneo.

Per affinità il pensiero corre piuttosto alla Rosalina di Fabio Concato, icona del “grasso è bello” nel senso più allegro e smaliziato del termine.

Lo stupore e il disagio iniziali, misti a una nota di vouyerismo, cedono presto il passo alla fascinazione per la fisicità dirompente e il carisma sprigionato dalle movenze di questa straordinaria interprete, vincitrice del Premio UBU 2017 come miglior attrice under 35 proprio grazie all’esibizione ideata dalla coreografa torinese Silvia Gribaudi.

R.osa. 10 esercizi per nuovi virtuosismi” è uno spettacolo allo stesso tempo leggero e profondissimo, capace di riflettere con ironia e semplicità su alcuni stereotipi della condizione femminile attuale, costantemente tesa alla ricerca di un corpo esteriormente perfetto ma psicologicamente fragile, incapace di godere appieno delle gioie della vita e vittima dell’inesorabile senso di colpa alimentare e sociale.

L’unicità di questa preziosa performance inizia già dall’annuncio di presentazione, in cui si augura agli spettatori di essere felici e, superata una leggera diffidenza iniziale, anche il severo pubblico roveretano si è lasciato rapidamente coinvolgere dai dieci esercizi di virtuosismo e... felicità. La riflessione sul corpo e sulla relazione senza veli con gli spettatori è divenuta nel tempo una delle cifre stilistiche di Silvia Gribaudi, danzatrice che ha vissuto direttamente su se stessa i cambiamenti dovuti all’avanzare dell’età e delle forme, scegliendo di trasformarli in un originale punto di forza delle sue coreografie, in cui si mette in gioco direttamente (come nell’intensa performance “A corpo libero”) o affida ad altri corpi il compito di dare una dimostrazione concreta della loro autenticità fisica (oltre a quello di Claudia Marsicano rimane memorabile anche l’assolo a corpo nudo “What age are you acting?” del danzatore sessantottenne Domenico Santonicola). In “R.osa” il titolo stesso sottolinea la volontà di osare, di scardinare pregiudizi e stereotipi del buon senso comune; solo al suo apparire il corpo dell’interprete sembra incapace di danzare in un certo modo, ma appena inizia a muoversi dimostra una leggerezza e una pregnanza scenica ineguagliabile. Fin dalle prime battute la comicità travolgente della Marsicano conquista tutti in un crescendo di simpatia ed eccitazione e non si tratta di uno sforzo quasi per nessuno - a parte qualche isolato caso - alzarsi in piedi e seguirla nelle sue mosse sfrenate, in un potente rito collettivo che è allo stesso tempo divertente e liberatorio.

In una sorta di training disinibitorio gli spettatori seguono con precisione ogni indicazione dell’interprete/allenatrice, che li guida alla scoperta del virtuosismo insito in ognuno di loro.

Al di là dell’efficace dimensione ironica, il senso più profondo della rappresentazione sembra voler sottolineare che, al di là dell’aspetto e delle limitazioni fisiche, chiunque possa aspirare a una propria eccezionalità e che il virtuosismo non sia solo sinonimo di prestanza ma anche di originalità e provocazione. Un messaggio importante ma veicolato in forma leggera, particolarmente adatto a convincere anche le nuove generazioni che, per uscire dall’impasse mediatica di un corpo perfetto e innaturale, necessitano urgentemente di modelli alternativi di riferimento. E a quelle ragazze che negli incontri scolastici le chiedono come faccia a sentirsi davvero a suo agio in un corpo così, Claudia risponde che il problema non è il corpo ma la mente, dimostrando con gioia e concretezza che un altro corpo è possibile.

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