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QT n. 10, ottobre 2018 Servizi

I numeri della nostra ricchezza

Il Documento di Economia e Finanza Provinciale: cosa ci dice il confronto con le realtà vicine?

Sul sito della Provincia, chi vuole può reperire il Documento di Economia e Finanza Provinciale (DEFP) approvato dalla Giunta provinciale il 29 giugno di quest’anno. Leggerlo può servire a farsi un’idea di come sono andate le cose in Trentino negli anni passati. I dati statistici riportati sono i più attendibili, elaborati dall’Istat quelli nazionali, dal FMI quelli internazionali.

Il DEFP fa riferimento per il futuro al triennio 2019 – 2021 ed il tono è ottimistico e celebrativo - non meno di quanto ci sia da aspettarsi - della legislatura testé conclusa.

Di particolare interesse la prima parte del Documento, che sintetizza il contesto economico e sociale internazionale, nazionale e provinciale, con uno specifico capitolo dedicato al benessere. D’interesse ancor maggiore l’Allegato Sistema Informativo degli Indicatori statistici del PSP, opera dell’Istituto di statistica della Provincia, dal quale si possono trarre confronti tra i più significativi per la curiosità degli elettori.

Le entrate medie annue della Provincia Autonoma di Trento per il quadriennio 2012/2016 sono calcolate in 4,76 miliardi di euro, rispetto al prodotto interno lordo provinciale a prezzi correnti di 16,6 miliardi nel 2011, e di 19,467 miliardi nel 2017. La spesa media annua corrente della PAT per il medesimo periodo assomma a 3,14 miliardi di euro.

Mentre il DEFP 2017 usava 4 indicatori per misurare il benessere equo e sostenibile, quello del 2018 ne addotta ben 12, raggruppati in diversi settori: Contesto generale provinciale, Capitale umano, Lavoro, Economia, Società, Identità territoriale e ambientale, Autonomia e Istituzioni.

I dati investono, in linea di massima, il Trentino, l’Alto Adige, il Veneto, il Nord-est italiano, la Lombardia, l’Italia, il Tirolo, il Vorarlberg, Salisburgo, la Baviera, l’Unione Europea e l’Area Euro. L’epoca considerata va dal 2005, o addirittura dal 2000, al 2017, quindi da prima della grande recessione ad oggi, e comprende tutto il secondo periodo delle presidenze Dellai e l’intera XV legislatura Rossi.

Ognuno può percorrere le letture più vicine ai suoi interessi; qui di seguito alcune sottolineature secondo la sensibilità, da ignorante della materia, di chi scrive. Il rilievo dato agli anni 2005, 2013 e 2015 rispecchia il loro significato per il raffronto Dellai/Rossi, a patto di non dimenticare che il 15 settembre 2008 il fallimento Lehman Brothers ufficializzò l’inizio della grande recessione.

Il PIL pro capite – prodotto interno lordo medio per persona – indica la ricchezza prodotta in un anno per abitante nel territorio considerato. Col noto e superabile limite del mezzo pollo per due, di cui uno mangia tutto e l’altro niente, più prossimo alla realtà quotidiana sembra l’indice del PIL pro capite in Parità di Potere d’Acquisto (PPA). Da segnalare tuttavia, per prudenza, che quest’ultimo indice non tiene conto del costo della casa.

Per quest’aspetto, il confronto tra le legislature Dellai e Rossi si può fare ragionevolmente solo rispetto ai dati del PIL pro capite a prezzi correnti, perché mancano i dati del PIL in PPA anteriori al 2010. Il corrispondente incremento complessivo durante la legislatura Rossi assomma a 1.613 euro, mentre nel periodo Dellai, dal 2000 al 2013 era stato di 6.234 euro, di cui 2.792 tra il 2005 e il 2013.

Il PIL procapite a prezzi correnti

registra per il Trentino 28.254 euro nel 2000, 34.300 nel 2013, 35.600 nel 2016, con un progresso reale costante (vedi tab. 1).

Tab. 1. PIL procapite a prezzi correnti
AnnoTrentinoAlto AdigeVenetoNord-EstLombardiaItaliaTiroloVorarlbergSali-sburgoBavieraUnione EuropeaArea Euro
200028.25429.50624.98125.84328.36921.45526.80927.24429.30029.42319.82022.171
200531.69633.37528.93729.69932.94425.41932.01131.71534.33131.86423.41125.984
201033.44637.12629.45230.64935.07026.52836.04036.56441.11436.17025.49928.773
201334.48840.42530.03831.53435.02326.63940.09140.23944.42240.52426.83029.762
201434.59740.61630.43131.89835.44226.68040.94941.31444.90841.76527.66830.320
201534.89541.44831.08832.56036.12027.20541.94242.30646.05543.11329.06231.281
201635.31042.46131.73033.31336.80827.719
201736.101

PIL a prezzi correnti in milioni di euro su popolazione residente media per 1.000.000

In PPA, tra il 2010 e il 2012 (fine legislatura Dellai) l’aumento del PIL pro capite fu di 900 euro – più o meno uno stipendio basso -, mentre tra il 2012 ed il 2016 (4 anni di giunta Rossi) segnò 1.400 euro – più o meno uno stipendio medio. (vedi tab. 2).

Tab. 2. PIL procapite in PPA per abitante
AnnoTrentinoAlto AdigeVenetoNord-EstLombardiaItaliaTiroloVorarlbergSalisburgoBavieraUnione Europea
201033.30037.60029.40030.60035.20026.50033.00033.10037.70034.60025.500
201234.20040.60030.20031.60035.60027.00036.70036.40041.80038.00026.600
201334.30040.30029.80031.30034.50026.40037.10037.30041.40038.40026.800
201434.40040.60030.20031.70035.10026.60038.00038.80042.20040.10027.600
201535.20042.30031.50033.10036.50027.70040.50042.40044.90041.80029.000
201635.60043.40032.30033.90037.30028.20040.20041.10044.80041.70029.200

PIL in Parità di Potere d’Acquisto in milioni di euro su popolazione residente media * 1000000

Confronto con l’Alto Adige.

Nel 2000 il PIL pro capite a prezzi correnti toccò 29.506 euro, 1.252 più che in Trentino, mentre nel 2013 crebbe a 40.425 euro - più 5.937 rispetto al Trentino, pari a tre stipendi medio alti -, e nel 2016 (ultimo dato disponibile) fu di 42.461 euro - 7.151 più di Trento euro all’anno, quattro buone retribuzioni mensili.

Le differenze Trento/Bolzano mutano se si paragonano i PIL pro capite in PPA: 4.300 euro in più in Alto Adige nel 2010 (tre stipendi medi), 6.000 nel 2013 (quattro stipendi medi), 7.800 nel 2016 (cinque stipendi medi).

Sempre guardando al PIL pro capite in PPA, nel 2010 erano in vantaggio sul Trentino la Lombardia per 1.900 euro (uno stipendio medio alto), la Baviera per 1.300 (uno stipendio medio basso), e Salisburgo per 4.400 euro (due stipendi medio alti), mentre stavano dietro il Veneto di 3.900 euro (due stipendi medio alti), il Vorarlberg di 200, l’Italia di 6.800 (quattro stipendi medi e mezzo) e l’Unione Europea di 7.800 euro (oltre cinque stipendi medi).

Nel 2016 questa la situazione: Trentino 35.600; Alto Adige + 7.700 (cinque stipendi medi); Lombardia + 1.700, in leggera diminuzione; Baviera + 6.100 (tre stipendi medio alti); Salisburgo + 9.200 (sei stipendi medi); Veneto – 3.300 (oltre due stipendi medi); Italia – 7.400 (cinque stipendi medi); Unione Europea – 6.400 (oltre quattro stipendi medi).

Due elementari osservazioni: la ricchezza è aumentata quasi costantemente tra il 2000 e il 2016 in tutti i territori considerati, ma l’incremento è stato maggiore nelle aree della Baviera, Austria e Tirolo-Alto Adige e assai minore in Italia; gli indici, per un tentativo di comprensione nel quadro dell’economia globalizzata, dovrebbero essere confrontati con quelli degli altri continenti, specie Asia e Nord America.

Dopo la ricchezza, la povertà.

Tab. 3. Indice di rischio di povertà relativa
AnnoTrentinoAlto AdigeVenetoNord-EstLombardiaItaliaUnione EuropeaArea Euro
20056,16,310,89,910,619,315,5
201010,38,511,19,99,519,816,816,8
201112,29,112,010,69,119,516,916,9
20129,59,010,310,48,419,316,716,7
201310,05,411,610,49,019,417,217,1
201410,26,410,99,911,119,917,317,2
201515,76,012,210,513,320,617,317,4

L’indice in esame segna negli anni 2005, 2013 e 2015: Trentino 6,1 – 10 – 15,7; Alto Adige 6,3 – 5,4 – 6,0; Veneto 10,8 – 11,6 – 12,2; Lombardia 10,6 – 9,0 – 13,3; Italia 19,3 – 19,4 – 20,6; UE manca il dato 2005 – 17,2 – 17,3; Area Euro 15,5 -17,1 – 17,4. Impressiona per la Provincia di Trento il dato 2015.

Tab. 4. Indice di grave deprivazione materiale
AnnoTrentinoAlto AdigeVenetoNord-EstLombardiaItaliaUnione EuropeaArea Euro
20051,60,93,03,12,36,86,3
20103,11,44,13,63,27,48,46,1
20126,24,04,25,710,514,59,97,8
20134,82,23,86,09,212,39,67,5
20142,83,34,75,88,511,68,97,4
20155,15,33,64,86,411,58,16,9
20169,95,06,112,17,86,8

Persone con almeno 4 problemi dei 9 considerati su totale residenti * 100

L’indice di grave deprivazione materiale per il 2005, 2013, 2015, marca questi valori: Trentino 1,6 – 4,8 – 5,1 (ma 9,9 nel 2016); Alto Adige 0,9 – 2,2 – 5,3; Veneto 3,0 – 3,8 – 3,6; Lombardia 2,3 – 9,2 – 6,4; Italia 6,8 – 12,3 – 11,5; UE manca il primo dato – 8,9 – 7,8; Area Euro 6,3 – 7,4 – 6,8. L’ultimo dato – 2016 – per il Trentino conferma quello già evidenziato per il rischio di povertà relativa nell’anno precedente e pare discostarsi, di primo acchito, dagli indici sia della ricchezza media, sia della distribuzione della ricchezza.

Rimandando per i dati alle tabelle 3 e 4, aggiungiamo che sarebbe utile accostare a questi il cosiddetto coefficiente di Gini, elaborato attorno al 1914 dallo statistico italiano che gli ha dato il nome per individuare il livello di concentrazione nella distribuzione del reddito, tuttora considerato l’indice più attendibile delle uguaglianze e disuguaglianze. Più il valore è elevato, maggiore è la disuguaglianza.

Diversi eminenti economisti vedono oggi nella sempre maggiore concentrazione della ricchezza, tanto reddituale quanto patrimoniale e finanziaria, il più grave problema delle economie avanzate, e molte persone la deprecano come la peggiore delle ingiustizie.

I dati riportati su questo punto nel DEFP riguardano solo il Trentino e l’Italia. Per il primo segnano lo 0,29 nel 2005, lo 0,28 nel 2013, lo 0,27 nel 2015, in progressiva, costante diminuzione. Per l’Italia il dato è stabilmente fissato a 0,33. Il Trentino è il territorio nazionale con le minori disuguaglianze.

Per farsi un’idea più vasta, questi gli indici di Gini di alcuni Paesi reperibili sulla rete, riferiti al 2015: UE 0,308 – Slovacchia 0,247 – Finlandia 0,26 – Svezia 0,274 – Germania 0,289 – Francia 0,297– Svizzera 0,297 - Polonia 0,298 – Giappone 0,33 - Spagna 0,344 – Regno Unito 0,36 – Stati Uniti 0,39 – Turchia 0,398 – Messico 0,459.

Di decisiva importanza pure il tasso di disoccupazione, corrispondente al numero di persone in cerca di lavoro su 100 dai 15 anni in su.

In Provincia di Trento nel 2000 il tasso corrispondeva al 3,7%, nel 2013 era salito al 6,5%, nel 2017 era ridisceso al 5,7% (v. Tab. 5).

Tab. 5. Tasso di disoccupazione - Totale
AnnoTrentinoAlto AdigeVenetoNord-EstLombardiaItaliaTiroloVorarlbergSalisburgoBavieraTicinoUnione EuropeaArea Euro
20003,72,44,14,14,410,83,02,83,34,09,4
20053,62,84,24,04,17,73,95,53,67,16,19,09,0
20104,32,75,75,45,58,43,24,63,24,35,79,610,1
20136,54,47,67,78,012,13,13,63,23,07,510,912,0
20146,94,47,57,78,212,73,23,33,52,97,010,211,6
20156,83,87,17,37,911,93,03,53,52,96,99,410,8
20166,83,76,86,87,411,73,53,43,42,56,98,510,0
20175,73,16,36,36,911,23,33,73,12,36,07,69,0

Persone in cerca di occupazione di 15 anni e più su forze di lavoro di 15 anni e più * 100

Nei medesimi anni, in Alto Adige si è passati dal 2,4% nel 2000 al 4,4% nel 2013, al 3,1% nel 2017. In Veneto dal 4,1% nel 2000 al 7,6% nel 2013, al 6,3% nel 2017. I corrispondenti dati sono per la Lombardia 4,4%, 8,0%, 6,9%; per la Baviera 4,0%, 3,0%, 2,3%; per l’Italia 10,8%, 12,1%, 11,2%; per l’Unione Europea, infine, mentre manca la prima percentuale si riscontra il 7,5% nel 2013 e il 6% nel 2017.

Non casuale che l’area dell’Euro segni il 9,4% di disoccupati nel 2000, il 12% nel 2013 ed il 9% nel 2017, numeri sempre superiori a quelli dell’UE nel suo complesso.

Troppi numeri?

Forse sì, ma i noiosi, noiosissimi numeri possono aiutare a formare delle opinioni personali che non siano quelle di qualcun altro, lette su un giornale, sentite alla televisione o raccolte al bar. Possono anche portare consiglio, come la notte, per votare a ragion veduta.

Meglio comunque fermarsi qui, con l’invito a consultare, secondo i bisogni e le curiosità di ciascuno, i numerosi altri dati che fanno dell’Allegato al DEFP un documento prezioso, dall’economia alla sanità, dall’istruzione alla ricerca e alla cultura, dai rifiuti ai trasporti, dagli asili alle case di riposo, alla spesa pubblica infine. Né é del tutto improbabile che la riflessione porti a ridimensionare la percezione degli effetti della politica istituzionale sul movimento della società e dell’economia, e faccia emergere in primo piano i rapporti reali, le capacità delle persone e le corrispondenti libertà e responsabilità.