Appello per un Trentino libero dai pesticidi
Il Trentino secondo nella classifica italiana per quantità di principi attivi per ettaro di superficie agricola utilizzata
Gli ultimi quarant’anni hanno visto il Trentino abbracciare perlopiù acriticamente il paradigma dell’agricoltura industriale: monocolture intensive, sfruttamento massiccio del terreno, selezione di poche varietà “commerciali” , sistematico ricorso alla chimica di sintesi, elevati volumi di produzione, orientamento alle logiche della grande. Un vero e proprio pensiero unico centrato sulla quantità ha posto l’agricoltura trentina in competizione con quella di pianura, espropriando i contadini del ruolo storico di custodi del delicato equilibrio ambientale delle nostre vallate.
L’ultimo decennio ha visto segnali incoraggianti di nuove sensibilità fra produttori e consumatori: dalla crescita generale della domanda di prodotti bio all’affermazione del movimento di consumo consapevole e solidale, dalla conversione al biologico di una qualificata quota del comparto vitivinicolo alla nascita di alcuni biodistretti grazie all’iniziativa di piccole, coraggiose imprese agricole che riforniscono i mercati contadini biologici, punti di vendita specializzati e i gruppi di acquisto solidale. Tuttavia molto rimane ancora da fare.
Dal punto di vista ambientale, secondo il recente “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2018” dell’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale il Trentino viene subito dopo il Veneto, maglia nera in Italia per quantità di principi attivi per ettaro di superficie agricola utilizzata: ben 9,3 kg/ha, un valore lontanissimo non solo dalla media nazionale di 4,9, ma ancor più da quella della vicina provincia di Bolzano che non arriva neppure alla metà (4,4).
I limiti vigenti all’utilizzo di pesticidi sintetici hanno forse tutelato la salute del consumatore dei paesi in cui viene esportata la produzione, ma non quella degli abitanti del Trentino, perché non hanno impedito che nei decenni si accumulassero concentrazioni deleterie sui terreni e nelle acque. Residui di pesticidi sono stati rinvenuti nei ghiacciai, nelle feci degli orsi, negli alveari selvatici.
Dal punto di vista della salute, la ricerca scientifica ha accertato le gravi conseguenze legate all’esposizione a pesticidi; tra gli studi disponibili, vogliamo citare almeno quello pubblicato nel 2016 che ha preso in oggetto un campione di 34 cittadini - non agricoltori per professione né per passione - residenti in Val di Non. Lo studio ha accertato come i pesticidi, disperdendosi nell’ambiente, penetrino nelle abitazioni, dove si accumulano e creano condizioni di esposizione cronica con gravi conseguenze: danni diretti al DNA e rallentamento dei meccanismi biologici di riparazione del DNA stesso. Inoltre lo studio ha accertato, in occasione dei periodo più intensi di trattamenti, l’accumulo nel corpo dei cittadini nonesi esaminati del pesticida Chlorpyrifos (CPF), di cui sono accertate correlazioni significative con danni al sistema nervoso nonché problemi comportamentali e rischio di riduzione del quoziente intellettivo nei bambini le cui madri siano state esposte durante la gravidanza.
Dal punto di vista economico, la rincorsa alla quantità ha portato i consorzi a omologare le produzioni e a puntare a mercati di massa, oggi esposti alla concorrenza di prodotti di bassa qualità e alla tagliola dei prezzi imposti dalla grande distribuzione.
Il capitale, culturale prima ancora che economico, immolato sull’altare di questo moloch è tale che, con alcune eccezioni, molti addetti ai lavori fino a tempi recenti hanno ignorato perfino l’evidenza dei numeri: ossia che alla diminuzione di prezzi e volumi dell’agricoltura industriale ha fatto da contraltare nell’ultimo decennio - nonostante la crisi - un aumento costante del biologico.
Alla luce di questa situazione e in comunione di intenti con i movimenti della società civile che in Veneto, Alto Adige e Svizzera stanno promuovendo l’abolizione dei pesticidi sintetici, rivendichiamo il diritto alla salute della nostra comunità; chiediamo che, rispetto all’utilizzo dei pesticidi di sintesi in agricoltura, sia applicato anche sul nostro territorio il principio di precauzione; invitiamo gli agricoltori trentini a seguire la scia di alcune avanguardie nel percorso di riappropriazione del loro storico ruolo di custodi dell’ambiente, orientandosi ad un’agricoltura biologica fondata sulla tutela della salute e della biodiversità, abbandonando i dogmi dell’agricoltura industriale e puntando alla diversificazione delle colture in una logica di produzione e consumo; proponiamo alle candidate e candidati alle prossime elezioni provinciali di aderire a questo appello, impegnandosi - qualora eletti ed eventualmente chiamati nella compagine di Giunta - a sostenere l’avvio di un percorso per la progressiva eliminazione dell’uso dei pesticidi di sintesi e l’istituzione di un biodistretto sull’intero territorio provinciale.
Con la sottoscrizione di questo appello, qualora elette/i si impegnano a mettere in atto in questo senso tutte le iniziative utili allo scopo, tra le quali citiamo senza pretesa di esaustività :
- la revisione della normativa provinciale in materia secondo il diritto alla salute e il principio di precauzione, concertando con rappresentanze di produttori, associazioni di cittadini e consorzi una roadmap per l’azzeramento dell’uso di pesticidi di sintesi;
- l’utilizzo della leva fiscale locale per supportare lo sforzo delle imprese agricole nella transizione al biologico;
- lo stimolo della domanda, attraverso l’inserimento del biologico a km 0 (per i prodotti che è possibile trovare sul mercato trentino) come requisiti in tutti gli appalti di ristorazione collettiva pubblica (mense scolastiche e non, buoni pasto dipendenti pubblici, ecc);
- l’orientamento all’agricoltura biologica di tutte le attività di formazione, supporto tecnico e ricerca in seno alla Fondazione Mach, potenziando la sua Unità Agricoltura Biologica;
- l’avvio di un gruppo di lavoro stabile (comprendente anche associazioni di agricoltori, amministrazioni locali, associazioni ambientaliste, rappresentanti dei consumatori) per mettere in rete i distretti biologici esistenti, condividerne le buone pratiche e favorirne la nascita, nella prospettiva dell’estensione all’intera provincia;
- l’indirizzo delle politiche di marketing territoriale (e quindi delle attività di Trentino Marketing) alla promozione dell’agricoltura biologica in abbinamento al turismo di qualità, veicolando l’identità del Trentino come biodistretto alpino libero da pesticidi e subordinando l’utilizzo del marchio “prodotto trentino” alla provenienza biologica;
- l’istituzione di una commissione indipendente, composta da esperti in possesso di solide credenziali scientifiche e scevri da conflitti di interessi, che conduca un’indagine mirata ad approfondire nel contesto trentino le correlazioni tra l’esposizione a pesticidi e l’insorgere di patologie;
- la promozione dell’agricoltura biologica come scelta strategica per i territori alpini presso i partner che aderiscono alla Comunità di Lavoro delle Regioni Alpine (Arge Alp) e all’Euregio.
Associazioni Agricoltura Trentino e Trento Consumo Consapevole