Itas cambia: il meno possibile
Eletto presidente Fabrizio Lorenz, riteniamo che questo non tranquillizzi sul futuro della Mutua
Il 24 aprile l’assemblea di Itas ha sancito la vittoria di Fabrizio Lorenz: passato da presidente “traghettatore” - dopo lo scandalo Grassi/Di Benedetto - a presidente a pieno titolo. Ha ottenuto 116 voti contro i 62 dello sfidante Andrea Girardi.
Lorenz è una brava persona, e per di più ottimo conoscitore della macchina Itas (era direttore generale prima di essere sostituito proprio da Ermanno Grassi). Dopo la nostra intervista nel numero scorso (“Due presidenti, pochi cambiamenti”) in cui sottolineavamo la necessità di modifiche statutarie per evitare l’assurdo di una società di fatto in mano agli agenti cioè al settore commerciale, ha in un paio di occasioni espresso la volontà di effettuare quanto prima i cambiamenti opportuni. Nonostante tutto questo, riteniamo che la sua vittoria non tranquillizzi sul futuro della Mutua.
Per due motivi: i suoi compagni di cordata, e l’andamento dell’assemblea.
Sui compagni di cordata è presto detto: sono gli stessi di Di Benedetto. Gli uomini forti sono infatti il vice Giuseppe Consoli, vicepresidente anche con Di Benedetto, da cui ha cercato ultimamente di prendere le distanze con argomentazioni puerili (inchiodato da una fotografia che lo ritraeva alla firma di un malandrino contratto di 12,5 milioni, nascosto al cda e scorrettamente contabilizzato, così si difendeva “ero presente, ma non sapevo bene…”); e il direttore generale Raffaele Agrusti, personaggio molto discusso e fortissimamente voluto in Itas sempre da Di Benedetto a sostituire Grassi, e che nella “nuova” Itas sarà l’amministratore delegato. Insomma, continuità assoluta.
Poi c’è stata l’assemblea. Molto tesa, segnata dal vizio capitale della Mutua: i delegati di fatto nominati dagli agenti, a loro volta condizionati sia dai propri interessi di bottega, sia dalle pressioni del management. E qui il vero artefice del consenso appariva proprio Consoli, segnato peraltro da un proprio vistoso conflitto di interessi, dal momento che attraverso la partecipazione in due società controlla con la moglie le potenti agenzie di Trento e Riva. “La carica di vicepresidente non è operativa”, lo difendeva Agrusti. Un bel niente: Consoli (amministratore anche in Itas Vita) riceve compensi per oltre 400.000 euro, e la proposta di parificare agli altri consiglieri gli emolumenti del vice “non operativo” è stata prontamente rigettata.
In questo clima, in cui continuavano a rincorrersi voci di poco eleganti pressioni, o addirittura intimidazioni, agli agenti, giungeva, da parte della lista Girardi, la proposta del voto segreto. Veniva rigettata 92 voti contro 90, ma grazie al voto di 7 soci sovventori, che non potevano votare per il presidente e quindi non avrebbero dovuto farlo nemmeno sulle modalità di elezione: ma Lorenz si affrettava a dichiarare corretta la votazione, esponendo tutto il risultato al rischio di contestazioni e ricorsi. Perché lo ha fatto? Un evidente sintomo di debolezza, a nostro avviso: temere il voto segreto, e quindi libero da pressioni, non è un bel segnale.
Alla fine comunque Lorenz, come dicevamo, fugava i dubbi vincendo alla grande.
Conclusioni? Non è stata una bella pagina. Forse ha influito anche il fatto che la lista “del rinnovamento” fosse capeggiata proprio da Girardi, uomo di Ugo Rossi (alla Cantina LaVis, all’Autobrennero nonché nelle liste elettorali): ci mancava anche l’ingresso della politica nella Mutua. D’altra parte è pur vero che contemporaneamente si sbracciava per Lorenz, e gli portava una decina di voti da Fiemme e Fassa, il consigliere provinciale Ual (Unione Autonomista Ladina) Giuseppe Detomas, politico a tutto tondo e sempre contiguo alla nomenklatura trentina (a suo tempo cooptato nel cda di Federcoop da Diego Schelfi).
Qualche segnale positivo però c’è. Finalmente i delegati hanno cominciato a prendere coscienza dell’importanza del proprio ruolo e molto probabilmente è finito il tempo delle assemblee pletoriche e plaudenti. Un paio di interventi – tra cui Marina Mattarei e Marcello Poli - hanno sottolineato proprio questa necessità di un salto di qualità: “i delegati devono rappresentare gli assicurati, non gli agenti; e devono dibattere, non essere partigiani di una fazione”.
A Lorenz spetterà il compito non solo di controllare i suoi, di cui farà bene a non fidarsi ciecamente; ma anche di far crescere in Itas mutualità e democrazia.