Ex CTE: un altro passo verso la salvezza
Nell’intento di realizzare la Nuova Biblioteca Universitaria alle Albere, anziché a piazzale Sanseverino secondo il progetto Botta, nel novembre del 2016 la Giunta provinciale approvò un ulteriore testo dell’accordo da concludere tra Provincia, Università, Patrimonio del Trentino spa e Trento Fiere spa. Sostituì così il protocollo risalente al dicembre 2015 perché il Comune di Trento, che ne era parte, ci aveva ripensato e si era ritirato (sarebbe bello sapere come e per quali motivi). Assente il Comune, per il resto i termini dell’intesa proposta rimasero immutati. Due le operazioni previste: dislocazione della Nuova Biblioteca Universitaria alle Albere, e acquisizione da parte dell’Università del complesso “ex CTE”, da destinare a mensa e ad altre attività complementari alla didattica e alla ricerca.
La nuova biblioteca è aperta dal dicembre del 2016, l’acquisto del CTE a favore dell’Università invece aspetta e, secondo la deliberazione della Giunta provinciale, dovrebbe essere attuato mediante una permuta. Trento Fiere spa, controllata da Patrimonio del Trentino spa (socio unico la Provincia) dovrebbe cedere all’Università il complesso in questione, del quale è proprietaria, valutato 10.325.000 euro, mentre l’Università dovrebbe in cambio trasferire a Trento Fiere piazzale Sanseverino, valutato 5.667.000 euro, ed un immobile a Povo (p.m.2 p.ed.503 CC Povo per chi volesse controllare), stimato 4.300.000 euro, il tutto oltre agli oneri fiscali; il saldo a mezzo trasferimenti finanziari, vale a dire denaro.
Non risultano al momento altri provvedimenti.
Se non che è notizia di pochi giorni or sono che il Consiglio di amministrazione dell’Università ha predisposto l’acquisizione dell’ex CTE al prezzo di 11.820.000 euro da pagare con risorse proprie, senza contributi provinciali diretti.
Una compravendita, dunque, in luogo della permuta: l’Università si tiene piazzale Sanseverino e l’edificio di Povo e sborsa a Trento Fiere quasi 12 milioni di euro.
Si tratta sempre di denaro pubblico che la Provincia ha versato in precedenza.
Sentito dal direttore di Questotrentino, il Rettore dell’Università prof. Collini conferma che il corrispettivo sarà pagato in denaro.
Manca un passaggio, che resta da cercare e trovare, tra la delibera di Giunta del novembre 2016 e la previsione dell’imminente compravendita col prezzo in denaro, in sostituzione della prevista permuta.
Inutile rifare qui dei conti che alla fine sembra non interessino granché, forse perché i cittadini si vedono poco nella veste di contribuenti e preferiscono approvare o indignarsi.
Dal punto di vista dell’affare generale le cose non mutano in nulla.
Il disegno di soccorso finale alla società Il Castello, proprietaria in difficoltà delle Albere, sta prendendo definitivo corpo.
Manovra a tenaglia: a sud del quartiere, non più “nuovo”, la Nuova Biblioteca Universitaria; a nord la mensa e gli altri spazi dell’Università; in mezzo le suggestive proposte di destinazione degli edifici invenduti a campus universitario. In questa direzione qualche timida sonda è già stata lanciata.
Società il Castello significa ISA, Mittel, Fondazione Caritro, ITAS. Destinazione a campus significa acquisto delle Albere con denaro pubblico, che, chissà perché, si stenta a considerare seriamente denaro del contribuente.
Non è prevedibile, se la faccenda si concluderà, che la società il Castello sarà rinunciataria e generosa, perché non lo è stata in passato, né che chi pagherà - Provincia o Università o chi per loro – baderà a spese, perché non vi ha badato fino ad oggi.
Si modifica invece sin d’ora la prospettiva interna all’Università: la somma ingente di quasi 12 milioni di euro è destinata conclusivamente all’affare ex Michelin, anziché alla soddisfazione di altri servizi di cui, si dice, l’ateneo avrebbe bisogno. In cambio l’Università conserva la proprietà di piazzale Sanseverino e dell’edificio di Povo. A qual fine e con quale vantaggio?