Rifiuti: col porta a porta si vince
L'esempio della Val di Fiemme
Il tema dei rifiuti è da sempre difficile da affrontare, anche nel Nord Italia dove non si registrano le emergenze delle regioni del Sud e dove la raccolta differenziata è consuetudine da tempo. Gestire correttamente il rifiuto domestico, artigianale o industriale, comporta un investimento culturale nella popolazione, un’assunzione di responsabilità diretta del cittadino e dell’imprenditore. Anche in Trentino, solo fino a quarant’anni fa (escludendo gli ambiti cittadini), erano ancora attive prima le discariche di frazione (nei boschi, possibilmente pubblici), poi quelle comunali, infine quelle di ambito vasto che sono state progettate e imposte dalla Provincia nei siti naturalistici più delicati, lungo i corsi d’acqua.
Passata questa fase con l’epoca dei governi Dellai, la Provincia ha provato a imporre il grande inceneritore in una delle aree più improbabili e rischiose (località Ischia Podetti) ottenendo perfino l’appoggio degli allora verdi boatiani (assessora Oliva Berasi). Un incisivo movimento di opposizione provinciale, guidato dal compianto Adriano Rizzoli, costrinse la Provincia a rivedere la scelta, passando in pochi anni dalla proposta del grande inceneritore capace di bruciare oltre 300.000 tonnellate annue a un più elegante “termovalorizzatore” di circa 150.000 tonnellate di capacità annua, per poi fermare tutto.
A quel punto anche un Comune come Trento, bloccato dal dellaismo e dal suo successore Pacher (la raccolta differenziata viaggiava dal 25 al 30% del totale dello smaltimento) ha dovuto costruire una campagna informativa più incisiva e oggi le percentuali del differenziato sono discrete, si avvicinano al 70%. Ma in provincia c’è chi da tempo fa molto meglio: presentiamo l’esperienza della valle di Fiemme perché possa essere presa come esempio.
Dal mese di maggio Fiemme Servizi, la società municipalizzata che gestisce la raccolta dei rifiuti dell’intera valle, ha tolto da tutti i comuni le campane della raccolta differenziata e ha progressivamente iniziato la raccolta con il porta a porta. Questa modifica del sistema avviene nonostante i risultati della differenziata in Fiemme siano i migliori del Trentino, nonostante la società venga premiata annualmente a Roma come una delle più virtuose d’Italia (la raccolta differenziata da anni si è stabilizzata attorno all’84%).
Come per ogni innovazione in una comunità, vi è stata una sotterranea ribellione dei cittadini che si sentono ostaggio delle decisioni dei loro sindaci e vedono nel nuovo sistema ulteriori complicazioni. Infatti la differenziata porta a porta impone a tutti un maggiore impegno: non solo il prodotto, ma anche il rifiuto deve essere conosciuto nel dettaglio per sapere con certezza dove sistemarlo. Anche perché così facendo il controllo del comportamento individuale è facilitato e non ci si può più confondere nella massa.
Altro problema ben presente è quello degli spazi: le abitazioni periferiche, generalmente dotate di giardini o magazzini, riescono a sistemare i 5 bidoncini. Ma nei condomini o nei centri storici tutto è più difficile: c’è comunque la possibilità di scegliere il bidoncino condominiale invece che quello singolo, famiglia per famiglia. In questo caso anche il problema dello spazio viene molto ridimensionato.
Dal mugugno alla consapevolezza
Abbiamo parlato dell’esperienza innovativa col direttore di Fiemme Servizi, il dott. Andrea Ventura.
Cosa ha spinto Fiemme Servizi a questo ulteriore passo nel potenziamento della raccolta differenziata dei rifiuti nonostante i già ottimi risultati della valle?
“Abbiamo da anni riscontrato ottimi valori nella raccolta differenziata, ma il trend qualitativo di vetro e plastica era sempre più preoccupante. Non ci potevamo accontentare di percentuali eccezionali nel lordo. Con le campane la qualità del rifiuto conferito non era un parametro di riferimento e volevamo invece recuperarlo. Per diverso tempo ci siamo chiesti quale fosse la scelta migliore discutendone con tutti i sindaci. Ci siamo affidati a ragionamenti pratici, molto operativi. Il problema da affrontare era più che altro psicologico verso i cittadini, che si sarebbero trovati imposti in casa 5 bidoncini (organico, secco non recuperabile, plastica, carta, vetro). Ma dovevamo anche ammettere che le campane distribuite nelle isole avevano ormai un impatto negativo ovunque: si notava trascuratezza e deturpamento dei paesaggi urbani”.
Quali sono state le opzioni che avete valutato con maggiore attenzione?
“Il primo modello è stato quello infrastrutturato. Le campane interrate sono meno impattanti in quanto i volumi vengono nascosti. Ma con un aspetto debole: l’utente non viene responsabilizzato e non si mantiene una coerenza certa fra raccolta e qualità: in proposito ci sono esempi a noi vicinissimi. Il secondo era l’estensione della raccolta differenziata con il porta a porta, abolendo qualunque infrastrutturazione negli abitati e abbiamo scelto questa proposta. Non è stato semplice: tre anni di dubbi, approfondimenti, i politici che dovevano assumersi dei rischi nei confronti dei cittadini in quanto si andava ad incidere sulle loro abitudini... C’è stata quindi una maturazione della classe politica della valle. Siamo partiti da Ziano di Fiemme a maggio, in quanto il sindaco del paese da sempre era il più convinto sostenitore di questo metodo e poi ci si è allargati nella valle. Il percorso si chiuderà a gennaio col comune di Predazzo”.
Un mormorio diffuso vi accusa di aver esasperato i costi futuri. Tanto, si dice, pagano sempre i cittadini.
“Abbiamo dovuto cambiare diverse cose. Intanto assumere altri nove dipendenti, cinque nuovi automezzi, e altri 500.000 euro li abbiamo spesi nei nuovi contenitori e investito in un immobile abbandonato e recuperato come magazzino. Il totale dell’investimento a operazione conclusa si aggirerà sui 2 milioni, che comprendono anche le spese sostenute per le 5 squadre di distributori dei cassonetti e dei formatori: tutti gli assunti vantano alta scolarizzazione, è stata la nostra forza ci dice Renata Tavernar, membro del Consiglio di Amministrazione.
Sul 2018 i costi industriali complessivi scenderanno di 180.000 euro; avevamo previsto un pareggio e invece i cittadini rispondono bene. Nella frazione della plastica, il segmento di rifiuto più difficile da gestire sul piano qualitativo, l’impurità si aggira ad oggi attorno al 13%, il che significa che dobbiamo buttare nel secco indifferenziato solo questa parte: un risultato inatteso, noi ci aspettavamo dati attorno al 22%. Con le campane su 2500 tonnellate di vetro, plastica, lattine ben il 40% finiva in discarica causa le impurità, abbiamo così risparmiato. Il vetro che ci viene consegnato oggi è pulito al 100%, il residuo, come previsto, lo troviamo solo nella plastica.
Ora si tratta di lavorare nel mantenere prima e poi ancora ridurre questi dati. Noi crediamo nella formazione, non possiamo cedere di un millimetro. Questi sono i numeri che ci hanno portato a risparmiare i 180.000 euro nella tariffa dei cittadini”.
Assunzione di responsabilità diretta, condivisione delle emergenze ambientali. La valle di Fiemme su questi temi sta maturando. Ma come verrà controllato il singolo utente?
“Il nostro obiettivo consisteva appunto nella assunzione di responsabilità dei nostri cittadini e siamo convinti che grazie a queste scelte riusciremo a fare ancora meglio. Ma ci sono situazioni che non dipendono solo da noi. È difficile esportare questo modello perché gli amministratori vengono chiamati a un impegno diretto, gravoso. Anche gli amministratori più sensibili non vengono aiutati dai conferitori di rifiuti (i grandi colossi del riciclaggio), perché invece di investire e pretendere qualità allargano le maglie della superficialità sdoganando troppo verso il riciclabile. Un po’ ovunque, ci siano le campane o i moloch interrati, è presente il problema della qualità. Un altro aspetto riguarda l’imballaggio, un problema nazionale. Troppi imballaggi sono composti da materiali misti e quindi non si sa se gettare nella plastica, nell’alluminio, o nella carta. Si crea confusione: noi al momento abbiamo imposto di gettare nel secco indifferenziato. È necessario un passo politico che porti le industrie e il commercio a specificare meglio la qualità dei materiali dell’imballaggio, se questi siano realmente almeno in parte riciclabili e specialmente riducendo il superfluo. Lo si legge ormai ovunque: la diffusione della plastica, nei mari come nelle aree protette, nelle situazioni di marginalità sociale, è uno dei grandi problemi che l’umanità deve affrontare. L’altro aspetto riguarda l’incentivazione dei vuoti a rendere, come avviene da tempo nei paesi del Nord Europa. Nel piccolo di Fiemme, comunque, coinvolgendo oltre 24.000 abitanti, 11 comuni e una realtà turistica di alto profilo qualitativo, noi ci stiamo provando con successo.
Per quanto riguarda i controlli, oggi sono abbastanza generalizzati, ma fra qualche mese interverremo anche sul singolo utente. Se si supera il quantitativo previsto di impurità si addebiterà il peso sul secco e non sul riciclabile. Inoltre abbiamo ordinato sacchi trasparenti che aiuteranno ogni utenza a mantenere pulito il bidoncino, a proteggerlo meglio e specialmente a permettere un controllo diretto, visivo e veloce dell’operatore, riducendo così anche i tempi di lavoro dello svuotamento. Con l’esperienza dei primi mesi valuteremo se saranno necessari altri passi”.