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2017: un anno di cambiamenti

...per lo più in peggio

L’anno che sta finendo è stato per il Sudtirolo un anno di passaggio con molti cambiamenti negli storici punti di riferimento della politica, e in un quadro di grande benessere, soprattutto per quanto riguarda le entrate nel settore turistico. La questione dei migranti, provenienti da sud e da nord, si è risolta lasciandoli quasi tutti a Bolzano, affidati ai volontari delle associazioni sociali o a se stessi. Anche qui, come nel resto d’Italia, non ci sono progetti istituzionali per istruirli e inserirli. Gli altri comuni ne accettano numeri piccoli o semplicemente li rifiutano.

I cambiamenti politici in Italia, Austria, Germania, la (tentata) secessione della Catalogna, le minacce di chiusura del Brennero da parte austriaca, hanno condizionato il dibattito pubblico locale e influenzato la politica. Il segretario della Svp coltiva il suo rapporto di amicizia personale con il cancelliere incaricato austriaco, Sebastian Kurz, mentre la destra secessionista fa pressioni su Vienna per ottenere il doppio passaporto e preparare altri passi, in vista dell’entrata in maggioranza di Heinz-Christian Strache, che appartiene all’unico partito che nel 1992 ha votato nel Nationalrat contro la chiusura della vertenza sudtirolese davanti all’ONU. Merkel, coccolata turista speciale nelle Dolomiti, non è più il simbolo della stabilità che viene in genere contrapposta al “caos italiano”. E troppi gongolano per l’elezione nel parlamento di Berlino di un sudtirolese nelle file dell’Alternative für Deutschland.

A Roma, dopo la sonora sconfitta del tentativo del Partito Democratico di fare a pezzi la Costituzione italiana, cui la Svp ha dato il suo appoggio in cambio di alcuni commi “speciali”, i parlamentari Svp hanno usato il tradizionale metodo del ricatto, vendendo a peso d’oro i voti di sostegno al Senato.

Qui dicono: è una riforma antidemocratica, è una vera porcheria, ma noi ne siamo fuori. La Svp ha ottenuto modifiche della legge elettorale a proprio beneficio e nuove materie da gestire in autonomia. Se quest’ultima cosa è spesso positiva, per ciò che riguarda la legge elettorale non si è fatto certo un favore alla democrazia. Escludere, più di quanto non sia già ora, tutti gli altri, partiti e gruppi etnici, dalla gestione del potere, non è certo una buona cosa in una realtà plurietnica. È il bis della vicenda della Convenzione per la riforma dello Statuto, iniziata male e proseguita peggio, fino a un risultato disastroso, che speriamo rimanga circoscritto alle teste malate di chi l’ha voluta.

Il partito di maggioranza etnica agisce a tutto campo: in due comuni della Bassa Atesina ha contribuito in misura determinante all’elezione di due sindaci di Forza Italia. Veramente, per ciò che riguarda l’ultimo caso, Bronzolo, sembra che il cambio di maggioranza sia dovuto al fatto che il sindaco precedente rifiutava di finanziare la ristrutturazione di una scuola per l’infanzia privata con denaro pubblico, essendoci oltretutto nel paese una scuola elementare pubblica mezza vuota disponibile. Vedremo che cosa farà la nuova sindaca. Intanto si dà un segnale di liberi tutti.

La dichiarazione di indipendenza della Catalogna ha riscaldato gli animi delle destre. Ora si attende Natale, quando insieme al Bambin Gesù nascerà forse anche il nuovo Stato catalano. Per molti è già un esempio.

I cambiamenti di quest’anno non sono solo sul fronte politico. C’è stato lo scontro durissimo sull’uso del glifosato con l’assessore provinciale e la maggioranza del Bauernbund (lega dei contadini) che hanno denunciato l’Istituto per l’Ambiente di Monaco di Baviera perché si è schierato contro l’uso dei pesticidi, e con gli ambientalisti e diversi amministratori locali. Una decisione che porterà gravi conseguenze quando si arriverà al processo: davanti all’opinione pubblica internazionale, il Sudtirolo ufficiale sarà lì a difendere l’uso di sostanze dichiarate potenzialmente cancerogene e darà l’impressione che le mele sudtirolesi siano avvelenate.

Mass media: siamo al monopolio

In quest’ultimo scorcio dell’anno, infine, si è compiuto il monopolio quasi assoluto dell’Editrice Athesia sui mass media del Sudtirolo, in barba a tutte le norme contrarie agli accentramenti in questo campo esistenti in Europa.

È stato svelato che l’Editrice Athesia ha acquistato il 50 per cento delle due maggiori emittenti radiofoniche sudtirolesi, Südtirol 1, (che produce il Südtirol Journal, un notiziario che viene distribuito da numerose emittenti minori) e Radio Tirol, finora di proprietà di una fiduciaria di Innsbruck dietro la quale non si sapeva chi ci fosse. Le due radio hanno ricevuto negli ultimi tre anni più di un milione di finanziamenti pubblici dal fondo provinciale per i mass-media, cui si aggiungono lucrosi proventi pubblicitari. Nel rispondere a un’interrogazione del consigliere provinciale Paul Köllensperger (M5S), che si era detto incredulo che si finanziassero emittenti di cui non si conosce la proprietà, il presidente della giunta aveva risposto nel luglio scorso che la legge non prevede limitazioni, ma che in futuro si potrebbe modificare questo aspetto della normativa. Probabilmente è stato il rischio di perdere questi ricchi introiti - sostiene Christoph Franceschini su salto.bz - che ha spinto i proprietari a dichiarare chi, già da molto tempo, sta dietro le radio. I fratelli Ebner, di cui uno è stato parlamentare europeo ed è presidente della Camera di Commercio, ora possiedono quasi tutta la stampa scritta (i quotidiani Dolomiten e Alto Adige, quasi tutte le pubblicazioni di carattere locale e decine di periodici), le radio principali, siti Internet.

Il responsabile del Comitato provinciale per le comunicazioni, che in Provincia di Bolzano non è un organo indipendente come i Co.Re.Com, ma una commissione consultiva della Giunta provinciale (!), in un’intervista si è augurato l’intervento delle autorità nazionali. Giusto il 18 ottobre scorso il Comitato aveva organizzato nella sala riunioni della giunta provinciale un convegno dal titolo che oggi suona ironico: “La pluralità dei media in Alto Adige. Un esempio per le altre regioni?”.

Proprio un bell’esempio. Magari non per le democrazie, ma per Putin, se ha intenzione di dare una stretta al panorama mediatico russo.