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Cannibali

“Michaela Biancofiore contro Elisabetta Gardini: veleni e insulti, se le danno di brutto” - titola Libero il 24 aprile con la consueta veemenza. Ma in effetti lo scontro è stato duro, l’ennesimo di una lunga serie che ha coinvolto i vari coordinatori e commissari regionali di FI succedutisi in un decennio, a dimostrazione della incapacità di questo partito di creare una classe dirigente decorosa.

Partiamo dal 2009, quando la gestione del partito passa da Malossini, nuovamente invischiato in un’inchiesta giudiziaria, a Maurizio Del Tenno, spedito da Roma come commissario. Ma costui è già pieno di impegni: imprenditore, deputato, assessore provinciale a Sondrio e coordinatore anche in Valtellina, a Trento lo si vede poco, tanto che anche il mite Giacomo Santini si arrabbia; al che Del Tenno ribatte che l’attacco è dovuto “alla delusione per la sua mancata nomina a coordinatore “.

Due anni dopo la gestione torna a esponenti locali, Cristano De Eccher e Walter Viola. Ma la pace dura poco: nell’imminenza del voto provinciale, da Roma nominano Michaela Biancofiore commissaria per le elezioni. Mentre Viola, lasciato l’incarico, si candida con Progetto Trentino, De Eccher non apprezza, imputando alla Biancofiore i disastri di FI in Alto Adige: “Avevamo 13 consiglieri comunali e 7/8 sono andati via. Avevamo 3 consiglieri provinciali e ne è rimasto uno”; rifiuta di consegnarle le chiavi della sede di Trento e poi esce anche lui dal partito, candidandosi con Fratelli d’Italia. Esito elettorale dello sforzo congiunto: Giacomo Bezzi, candidato di FI, 4,27%, De Eccher 1,54%.

Altro risultato: le sedi di Trento e di Bolzano, in crisi di liquidità, chiudono i battenti e un dirigente lamenta: “Ormai siamo un partito da marciapiede... Bezzi e Biancofiore, visto che prendono i soldi, devono sostenere le spese delle due sedi, versare 815 euro al mese. Invece Bezzi ha preso la sede per farsi nominare consigliere e dopo le elezioni ha chiuso l’ufficio”.

Col 2014 ecco un nuovo coordinatore regionale, Enrico Lillo; ma neanche lui va d’accordo con la Biancofiore, imputandole a sua volta il crollo del PDL in Alto Adige, passato dal 30% del 2010 al 2,5 delle ultime provinciali e definendola una “mantide religiosa... che ha fatto dell’arroganza, dell’altezzosità, della bella vita ben pagata dalla comunità uno stile di vita”. Replica della Biancofiore: Lillo se ne vada. E Lillo nel 2015 se ne va, lasciando il campo a Elisabetta Gardini, antica conduttrice televisiva e già portavoce nazionale del partito.

E che fa la Gardini? Litiga con la Biancofiore sulle candidature alle elezioni comunali di Bolzano, per le quali sponsorizzano due diversi candidati. Prevale la scelta della Gardini, e l’altra si infuria, e profetizza: “Abbiamo buttato via una vittoria al primo turno. Janes non è stato voluto dalla Gardini perché il suo nome era stato proposto dall’unica legale rappresentante dei cittadini altoatesini, la sottoscritta”. E minaccia addirittura di lasciare il partito, lei che ebbe a dichiarare ancora di recente: “A Macherio conobbi Berlusconi. Fu un’esplosione nel cuore, un marchio a fuoco nella pelle”.

Il 22 maggio 2016 si va al ballottaggio. Manca ovviamente la controprova di come sarebbe andata con l’altro candidato, ma è un fatto che le cose vanno male per la destra, e il “Te l’avevo detto” della Biancofiore non si fa attendere: “Mai si è visto un fallimento politico di tale portata. La Gardini è riuscita in pochi mesi a cancellare una vittoria già scritta del centrodestra. Mi auguro che chieda scusa alla città”.

Trascorre un anno di apparente tranquillità ed ecco il putiferio odierno. Tranquillità apparente, perché in realtà devono esserci stati sotterranee baruffe fra le due, finché la Gardini sembra gettare la spugna: “Sono profondamente amareggiata. Non avrei mai immaginato che questo partito potesse esprimere personaggi come la signora Biancofiore, che continua a cercare in me il suo bersaglio con ineleganti attacchi personali”.

La reazione dell’altra è immediata: “Gardini è estranea a storia e conoscenza del territorio, inesistente nella vita politica del movimento. Dove vuole arrivare prima di avere un sussulto di dignità e rendersi conto che dal suo arrivo i sondaggi del movimento sono scesi vertiginosamente toccando una china quasi irrevocabile?”. Il suo è “un delirio di onnipotenza che sta cancellando FI dal Trentino-Alto Adige, dopo essere stata, sotto la mia passata regia, il primo partito italiano”.

Stavolta sono tutti d’accordo con lei: da un moderato quale Ettore Zampiccoli: “Elisabetta Gardini? Ma chi l’ha vista? Grazie alla sua miracolosa presenza i tesserati di FI sono passati da quasi 1000 di qualche anno fa a poche decine di quest’anno”; fino a un pasdaran come Simone Furlan, albergatore padovano fondatore dell’Esercito di Silvio, che approfitta dell’occasione per rievocare vecchie ruggini: “Lei (Gardini), quegli stessi atteggiamenti che contesta agli altri, è usa praticarli di nascosto. Il sabotaggio che la Gardini mise in atto nei miei confronti durante il mio compito di Commissario a Padova costrinse il presidente Berlusconi a fare un comunicato di chiarezza”.

Avanti il prossimo!.