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Qualche domanda sul Bondone

Francesco Borzaga

Ho partecipato recentemente all’incontro sul rilancio del Bondone promosso dal consigliere Dario Maestranzi, che ha visto la presenza del sindaco Andreatta. L’iniziativa proponeva un momento di confronto con tutti gli interessati, e la presenza di un foltissimo pubblico ne ha confermato la validità.

Sul merito della serata devo però dichiarare la mia delusione.

Già il termine “rilancio”, che contiene in sé l’ammissione di una stasi se non di un fallimento, avrebbe dovuto suggerire qualche approfondimento e una riflessione sulle ragioni della situazione attuale. Questo è mancato, e ho solo potuto udire le ragioni portate a sostegno del noto progetto di una grande e costosa funivia di collegamento fra la città e la montagna, nonché avveniristici progetti tesi ad affiancare alla monocoltura sciistica una assai simile monocoltura ciclistica, completa di piste di downhill, volta a surrogare la prima nei lunghi periodi purtroppo privi di neve. Della montagna Bondone, dei suoi pregi, dei suoi limiti e delle sue difficoltà non si è parlato. In considerazione di ciò, cercherò qui di illustrare il mio punto di vista.

Per quanto riguarda l’aspetto naturalistico, il Bondone, pur abbondantemente rovinato sul versante affacciato sulla città, rimane una presenza con caratteristiche straordinarie. La posizione isolata ne fa un centro panoramico unico, e la collocazione in bilico fra Prealpi e vero territorio alpino lo ha dotato di una ricchezza botanica ed anche faunistica non facilmente riscontrabile altrove.

Il Bondone conserva una quantità di memorie geologiche, in particolare tracce glaciali. Esso ospita una foresta demaniale, una riserva integrale e uno splendido giardino alpino. Le potenzialità agricolo-forestali della montagna, partendo dal fondovalle fino in alto, meriterebbero di essere promosse e valorizzate. A tutela di questa ricchezza, il Bondone è stato dichiarato parco naturale. Peccato che di una vera tutela si veda ben poco.

Tutt’altro: in Bondone i segni di degrado non mancano e da tempo vengono segnalati. Non volendo ripetermi, mi limiterò a qualche domanda.

Cosa si pensa di fare, ad esempio, per dare una parvenza di vita a Vaneze? Questo squallido gruppo di ex alberghi, circondato in ogni direzione da una folla di seconde case quasi sempre vuote, è testimonianza di passate ambizioni e di un fallimento.

Esiste ancora qualche progetto concreto, applicabile e non limitato a vani auspici, per la riapertura dell’ex hotel Panorama a Sardagna, accompagnato da misure per abbellire e valorizzare quella frazione?

Si intende salvaguardare nei suoi valori ambientali e architettonici il prezioso complesso delle ex caserme austriache alle Viote? Il fatto che le stesse siano affidate alla premurosa tutela di Trentino Sviluppo spesso mi accompagna nei miei incubi.

E ancora, quanto è costato il grande progetto delle Terme di Garniga e a che punto si trova?

Quanti soldi pubblici sono stati erogati per i “patti territoriali” voluti da Lorenzo Dellai, secondo quali criteri e con quali risultati?

Perché si è voluto distruggere il Centro di Ecologia Alpina, fondamentale strumento di valorizzazione del patrimonio naturale della montagna?

Un progetto coerente di valorizzazione delle potenzialità del Bondone, da impostare in collaborazione con l’Azienda Forestale e con le molte comunità interessate sarebbe un valido compito per il parco naturale. Ricordo che nel gruppo del Bondone gravita pure la val di Gresta. Di questi problemi e di questi aspetti si dovrebbe discutere! Di “valorizzazioni sportive” in Trentino se ne sono viste già fin troppe.

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