In nome del turismo
I veri tifosi, assuefatti come sono ad un contatto più che settimanale con i propri eroi (se la fede è autentica, oltre che in trasferta si va agli allenamenti), a campionato concluso alleviano le crisi di astinenza seguendo le squadre del cuore nei cosiddetti ritiri, per lo più organizzati in amene località montane; il Napoli, ad esempio, da 6 anni si ritrova in val di Sole, spesato dalla Provincia, che ritiene questo contributo conveniente per la promozione turistica. E poi, siccome anche in prossimità delle festività natalizie il campionato fa una sosta, è stato creato un nuovo evento: il “Natale azzurro”, organizzato dall’APT della val di Sole per attirare sulle nevi i tifosi napoletani, che oltre a facilitazioni per il soggiorno e lo skipass, avranno in dono un pallone autografato da tutta la squadra. E magari interverrà anche qualche giocatore. È appunto annunciando questa iniziativa che il presidente del Napoli, Aurelio de Laurentiis, ha pesantemente criticato il nostro assessore al Turismo Michele Dallapiccola.
Recentemente, coi problemi di bilancio che anche la ricca PAT deve affrontare, i contributi per le sponsorizzazioni sono stati ridotti. Al che De Laurentiis si ribella: i trentini “hanno il braccino sempre più corto”, a Dallapiccola, “roba da manicomio, io nemmeno l’usciere gli farei fare a casa mia”, e via insultando, con la velata minaccia di rivolgersi a località anche estere “stracazzute”.
Al bullismo del presidente cinematografaro le autorità trentine replicano signorilmente e ricevono la solidarietà anche da avversari politici; i quali però - per bocca del consigliere Cia - lamentano la scarsa trasparenza e la dubbia convenienza di questi investimenti. L’assessore ribatte: quest’anno, per le sponsorizzazioni sportive, sono stati spesi 742.000 euro (contro i 4/5 milioni ipotizzati da Cia) che hanno prodotto “solo di presenze di tifosi al seguito... un ritorno per il territorio di 10 milioni di euro”, oltre a “1.200 passaggi Tv con un’audience di 200 milioni di telespettatori e 1.800 articoli in giornali”.
Gli oppositori controbattono che, oltre ai soldi provinciali, vanno calcolati i contributi erogati da altri enti (Apt, Bim, ecc.), sicché la faccenda si aggroviglia ulteriormente.
La questione insomma ruota intorno alla domanda: è conveniente questo tipo di investimento promozionale o è uno spreco poco produttivo? Una domanda, oltre tutto, alla quale il breve dibattito prodotto dalla sfuriata di De Laurentiis non ha dato una risposta condivisa.
A nessuno - ci pare - è venuto in mente di chiedersi quale debba essere il turismo del futuro e dunque come vadano spesi i denari pubblici. Per capirci, citiamo da un intervento di Francesco Borzaga (già presidente del WWF trentino) pubblicato in questo numero: “Puntualmente risultano privilegiati i cosiddetti ‘eventi’, segnatamente sportivi, e il chiasso che puntualmente questi portano con sé. Manca invece lo sforzo per dare, e in qualche caso creare, un’immagine del Trentino meno effimera, contribuendo a formare un paese consapevole del proprio passato e capace di mantenere anche in futuro un proprio volto e una propria identità”. E gli esempi delle tante cose da fare difendendo e valorizzando il territorio - dai paesaggi ai centri storici - è lo stesso Borzaga che ce li propone, con le sue lettere a cadenza quasi mensile che volentieri pubblichiamo.
Se i politici evitano di interrogarsi sul tipo di turismo al quale puntare, figurarsi i commenti sui social, dove, a parte qualche generica protesta (“Finitela di dare soldi pubblici a club miliardari, per poi aumentare i ticket sui farmaci e le visite mediche”), si evidenzia una singolare contrapposizione.. Da una parte i “patrioti”, non privi di qualche stereotipo anti-meridionale (“Poter associare al nome del Napoli il marchio Trentino dovrebbe essere un onore per il Napoli. La Terra dei Fuochi e la pulizia del Trentino, l’aria di Napoli e l’aria del Trentino, la correttezza del Trentino e le furberie di Napoli”. “Fare affari con gente di Napoli? Questo è l’errore!”); dall’altro i catastrofisti, che, sorvolando sui toni poco urbani del presidente del Napoli, gli danno sostanzialmente ragione; o per astio nei confronti di Dallapiccola (“Ci voleva un napoletano per dire apertamente quel che pensa credo il 90% dei trentini: un assessorato inesistente”), o per uno spirito autodenigratorio oggi di gran moda: “Ha detto quello che tutti sanno in Italia: trentini incapaci e mantenuti dall’ autonomia”. “Solo in Trentino gli incapaci fanno fortuna”. “Siamo brutta gente noi trentini”.
Ma forse, c’è anche qualche antico immigrato napoletano che ha lasciato il cuore laggiù: “Napoli è mille volte migliore di Trento, in tutti i sensi. Climatico, culturale, mondano, gastronomico, per bellezze muliebri...”.