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Una strana storia italiana

Caterina Zadra

Scrivo per raccontare una strana storia che può succedere solo in Italia. Di quelle che non capisci ma che al contempo sono chiare come il sole.

Mio padre, trentino, ha lasciato molto giovane il suo paese natale per portare il meglio del lavoro italiano all’estero: era direttore amministrativo di cantiere per grandi imprese che costruivano porti, strade, centrali idroelettriche. Nelle zone più aride, intricate o sperdute: Algeria, Ecuador, Peru, Cile, ecc. Il nostro paese si è da sempre distinto per opere di questo tipo. Inoltre, quando era un giovane italiano presso la centrale idroelettrica di Machu Picchu (Peru), fu uno degli scopritori di interi tratti di Caminos Inca. Correva l’anno 1959 (Vedi http://www.nonsolotrekking.com/dedica-1.html).

Successivamente sposò mia madre, peruviana di origine italo francese, dai capelli rossi. Lei è una artista, ha appena presentato una mostra personale ad Arco di Trento e un editore di Trento sta per pubblicare una sua opera di racconti fantastici.

Questo è il contesto, veniamo al punto: nel 2012 mia madre, ormai vedova, si stabilisce definitivamente a Riva del Garda, dopo anni in cui si sono divisi fra il Sudamerica e l’Italia. Iscrizione anagrafica presso il Comune di Riva del Garda in data 31 gennaio 2012. Il Patronato INCA di Lima (Perù) presenta all’Inps di Riva del Garda regolare dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2010. Mia madre si affida per le pratiche successive al Patronato Inas di Riva (35 volte circa fra il 2012 e il 2016). Risultato: dall’agosto 2016 a mia madre vengono detratti 160 euro ogni mese su una pensione di reversibilità di circa 800 euro per non aver presentato nei termini la dichiarazione relativa ai redditi 2011 che doveva presentare il Patronato e non ha fatto, dicendo sempre che non era necessario. Inoltre personalmente mi sono recata negli ultimi mesi due volte all’Inps (il quale ente senza un documento che certifichi non può fare nulla), e un paio di volte al Patronato di Riva. Ho anche parlato personalmente col responsabile degli uffici del Patronato Inas di Trento che si era detto pronto a prendersi in carico il problema e attivare una qualche soluzione. Ma anche dopo mail, telefonate e sms il Patronato non si è fatto più sentire.

Ora: fermo restando che i patronati li paghiamo tutti noi attraverso le ritenute sui redditi e sulle pensioni, cosa si può fare? Di chi è la colpa? A chi può rivolgersi il cittadino per avere una soluzione? Credo davvero che ci sia un problema di sistema e delle precise responsabilità, che non possono essere di chi, anziano, si affida ai Patronati che sono nati per risolvere i problemi e non per crearne di nuovi. I miei genitori sono stati un grande esempio. Hanno fatto tanti sacrifici. Ma dopo questi comportamenti di chi dovrebbe tutelare il cittadino, in questo caso mia madre (e non lo fa, sbagliando ed eludendo comunque ogni responsabilità), mi creda, a volte mi stufo di essere una cittadina per bene.

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