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QT n. 11, novembre 2016 Trentagiorni

Ciao, Pino!

Pino Melchionna aveva vissuto due vite, una durata 22 anni, molto ordinaria per un ragazzo a quell’età: studi, morose, servizio militare, lavoro; e una seconda di 37, segnata da una paralisi traumatica completa, piombatagli addosso fatalmente una notte, sulla retta di San Cristoforo al lago.

Una vita altra, questa, fatta di funzioni muscolari, sensoriali e respiratorie quasi azzerate, di difficoltà di reinserimento sociale e lavorativo, di barriere mentali, fisiche e architettoniche, di alterazione dell’identità e dei rapporti affettivi.

Pino passa alcuni anni isolato in casa ad elaborare il lutto per la perdita del proprio corpo e del proprio percepirsi tra gli altri e ad accettare l’inevitabile necessità di inventarsi un’altra vita calibrata sulla quella attuale. Era solito ammonire: gli handicappati non devono diventare handicapponi!

In modo molto soft, però: se Natale Marzari era l’uomo del martello, lui era quello della diplomazia, dell’incontro, della mediazione, della convinzione. Così, passo dopo passo, trova ascolto e finanziamenti per attivare nel 1989 la cooperativa “La Ruota” con un obiettivo preciso: restituire autonomia di spostamento a chi vedeva il proprio spazio di vita ridotto alla spola tra camera e salotto. Fonda poi il bimestrale “Pro.di.Gio” (Progetto di giornale) e promuove incontri nelle scuole con centinaia di studenti: lui, la sua storia e la carrozzina a testimoniare come una serata svalvolata possa stravolgere la vita di ognuno: “Ragazzi, non sprecate la cosa più preziosa che avete: la vostra esistenza!”

Nel 2003, in via Gramsci, la concretizzazione del suo sogno più impossibile: la casa domotica, pensata e imposta all’Ente pubblico per restituire una vita privata e autonoma a disabili non autosufficienti, una vera contraddizione in termini!

Effetto collaterale molto desiderato, la possibilità di affrancare le famiglie dalla corvé dell’assistenza quotidiana.

Handicap improvvisi di questa gravità (tetraplegia, ictus, traumi cranici, mieliti) si traducono infatti in una condanna non soltanto per chi li subisce, ma anche per i familiari tenuti a garantire al figlio, al fratello, al padre un sostegno continuo. Forse il successo di questa iniziativa non fu pari alle attese, ma il proposito testimonia della sua lungimiranza.

Nel ’13, un blando tentativo di entrare in politica non ha successo, ma lui si consola in fretta: “Tanto non sarei mai salito tra i banchi dell’emiciclo: lì è tutto barrierato!

Ciao Pino!

Pino Melchionna (al centro) nella sede di “Pr.di.gio”. In alto si riconoscono Alberto Pacher e Francesco Rutelli in visita agli appartamenti domòtici.