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QT n. 4, aprile 2016 Servizi

Dai conigli all’omofobia

L’ultima crociata del consigliere Claudio Cia

Claudio Cia è salito alla cronache negli anni in cui, da consigliere comunale, ha ingaggiato una dura battaglia per eliminare i conigli dal Cimitero di Trento. Conquistato il seggio in Consiglio Provinciale, sì è distinto in un altro campo di battaglia: quello a difesa dei valori sacri della famiglia tradizionale, contro ogni forma di convivenza, specie se fra persone dello stesso sesso, per non parlare della possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali. Ovviamente il Cia specifica di non avere nulla contro gli omosessuali. Vediamo di approfondire.

Era il 15 settembre quando nell’aula provinciale si discuteva della legge contro l’omofobia e il centro destra non si è fatto sfuggire l’occasione per dare il meglio di sé su una legge di iniziativa popolare finalizzata a contrastare le discriminazioni determinate dall’identità di genere attraverso campagne informative nelle scuole e nei luoghi di lavoro.

Apriti cielo. Tutto il centro destra (e pure il vescovo Bressan, con un intervento strampalato ma pesante: “Il Trentino ha ben altri problemi”) ha intrapreso una pesante battaglia ostruzionistica, all’interno della quale Cia si è preoccupato, tra l’altro, per il fatto che “i nostri figli sapranno di essere uomini solo a cinquant’anni, quando avranno i problemi alla prostata”, o disperato per il fatto che possano esistere ragazzi che non si sentiranno né uomini né donne, riconoscendosi in un “ornitorinco”. Insomma, per Cia, combattere l’omofobia sarebbe stata un’inutile perdita di tempo, tanto da far sapere ai giornali che l’indennità a lui dovuta per quei tre giorni di inutile dibattito sarebbe stata destinata in beneficenza.

Purtroppo però in quello stesso 15 settembre i giornali riportavano la tragica notizia del suicidio di Samuelle, una transgender di Arco, laureata in Giurisprudenza, che, dopo aver passato una vita contro le discriminazioni si era tolta la vita nel giorno del suo 41° compleanno.

Insomma, nello stesso giorno in cui il Cia bollava come un inutile dibattito quello sulla legge voluta da Arcigay contro le discriminazioni sessuali, quelle stesse discriminazioni ottenevano il drammatico effetto di spegnere una vita.

Era a quel punto che Alessandro Giacomini, segretario dei Laici Trentini, non tratteneva la rabbia e postava sul sito di Arcigay un pensiero decisamente forte: “Ora dobbiamo usare armi non convenzionali. Ad ogni suicidio legato all’omofobia va corrisposto un politico di turno, ad esempio Claudio Cia è un assassino perché ha ucciso Samuelle”.

Come risposta, il consigliere Cia depositava in Tribunale due querele contro Giacomini: per istigazione alla violenza e per ingiuria. Ma prima il Pubblico Ministero e poi il Giudice del Tribunale di Trento, con provvedimento del 10 marzo, hanno ritenuto che quelle di Giacomini altro non fossero se non un legittimo diritto di critica nei confronti di un avversario politico e così le querele di Cia sono state archiviate.

Sono susseguite lamentele di Cia e anche rimbrotti di alcuni opinionisti alle decisioni della magistratura.

Per noi la realtà è un’altra. Pur ritenendo la frase di Giacomini inaccettabile (e difatti era stata dallo stesso cancellata dopo alcune ore), è evidente che il Giudice l’ha inscritta all’interno di una serie di comportamenti semplicemente deplorevoli. Infatti svariati documenti depositati in Tribunale hanno messo in luce come Cia in Consiglio Provinciale, a proposito della legge sulla omofobia, abbia paragonato le persone che cambiano sesso agli “ornitorinchi”, abbia ospitato sulla sua pagina Facebook, gli interventi di suoi amici e fans per i quali il Giacomini doveva essere “bastonato” ed “eliminato” ed infine ha devoluto la sua indennità per i giorni del dibattito sulla legge contro l’omofobia ad una associazione (ProVita) che si riferisce alle comunità gay chiamandole: “Gaystapo”. Un oltraggio alla memoria di inaudita gravità, non potendo non sapere il consigliere Cia che la Gestapo ricercava e catturava i gay per mandarli nei campi di sterminio contrassegnati con un triangolo rosa e poi eliminarli.

Stando così le cose, tra gli eccessi di Giacomini che pur ci sono stati, e quelli di Cia, noi, a differenza di altri opinionisti, non riusciamo ad essere neutrali.