Ancora sul Bondone
Arrivano a proposito le dichiarazioni rese al Consiglio comunale da Alberto Pattini, relative al destino del monte Bondone. Il consigliere chiede un immediato confronto sul futuro turistico della montagna, poiché oggi più che mai appare urgente una riflessione sul modello di sviluppo fin qui adottato e sulla necessità di un cambiamento.
In verità il problema del Bondone supera assai l’ambito locale del Comune di Trento e chiama direttamente in causa le scelte della Provincia. Questa infatti, molto sollecita nel finanziare e rilevare impianti funiviari e stazioni sciistiche decotti, si mostra viceversa assolutamente incapace di avviare e sostenere un qualche progetto innovativo che trascenda l’asfittico ambito dei piccoli interessi immediati. A tale proposito la vicenda del Bondone appare esemplare.
A quanto si legge, sarebbe in gestazione una “ipotesi” di riapertura dell’albergo Panorama in quel di Sardagna. Si tratta di un provvedimento da molto tempo richiesto a gran voce dai locali e non solo da questi. Il recupero del Panorama appare una misura sacrosanta, fondamentale per il recupero turistico di Sardagna e di tutto il Bondone. Dopo anni o decenni di ritardo, rimane però l’incertezza.
In un altro caso la nostra Provincia sembra dare una assai più decisa immagine delle proprie scelte e dei propri indirizzi. Infatti un ritaglio del 3 dicembre scorso mi informa dell’avvenuto parto di un “book immobiliare”, denominato, nel prediletto inglese, “Working Trentino”, con il quale la Provincia di Trento, tramite Patrimonio del Trentino e TrentinoSviluppo, nonché in collaborazione con Ance Trento, Asat e Unat (?), offre in vendita il meglio degli investimenti pubblici e privati del territorio. Tale book, narra il giornale, fu già molto apprezzato a livello internazionale, così a Cannes, in occasione di Mipim, come ad Expo Real a Monaco.
In presenza di tanto fulgore, mi chiarisce le idee una fotografia che accompagna il pezzo: si tratta proprio delle casermette delle Viote e quindi di quell’indegno progetto speculativo che tanto spazio ha occupato sulla nostra stampa nei mesi scorsi. Il caso conferma e rafforza il mio giudizio sui politici provinciali.
La stagione sciistica del Bondone non sembra essere iniziata nel migliore dei modi. L’inverno 2014-2015 non sarebbe stata favorevole e Trento Funivie denuncia un “rosso tecnico” di 7 milioni. In questo momento i prsti sono desolatamente privi di neve e il bacino di Mezzavia è già praticamente vuoto.
Non sono notizie che fanno piacere. La situazione dovrebbe però far riflettere, se non altro ricordando i progetti targati Bertoli che solo qualche anno fa ci promettevano una grande stazione sciistica di livello internazionale. Con tutto questo, il monte Bondone rimane una realtà importante, a livello locale e provinciale. Immediatamente contiguo alla città, esso offre molte attrattive una flora splendida, un ricco patrimonio faunistico, una forseta demaniale e una riserva integrale, l’orto botanico, gli straordinari panorami. Aggiungo il bel complesso edilizio delle ex caserme, che la Provincia si appresta a svendere. Inoltre il Bondone è collocato proprio alla testata della valle dei Laghi, con la quale forma praticamente un tutto unico. Anche qui, fenomeni geologici unici, laghi, castelli, antichi e caratteristici borghi si affollano. Che cosa si è fatto per conservare e valorizzare queste ricchezze?
Oggi il “parco naturale” del Bondone è una pietosa foglia di fico. Manca qualsiasi progetto che rompa decisamente con un modello sempre più chiaramente fallimentare. Occorre invece costruire un turismo diffuso e attento al territorio, per il quale gli esempi non mancano. Occorronoidee e coraggio. Tali doti non mi sembra però che fioriscano all’ombra della Provincia Autonoma...